Queer, intervista al protagonista Daniel Craig e al regista Luca Guadagnino. VIDEO
Cinema
Dopo essere stato presentato in Concorso all'ultima Mostra del Cinema di Venezia arriva in sala il 17 aprile la nuova pellicola del cineasta italiano,. tratta dall'omonino romanzo di Willima Burroughs. Quasi interamente girata a Cinecittà, protagonista magnetico e camaleontico è un insolito Daniel Craig.
Ossessioni, solitudine, amore che è cercare una connessione intima con un'altra persona anche se può non bastare a placare i nostri demoni. Luca Guadagnino firma "Queer" pellicola viscerale presentata in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e basata sull'omonimo romanzo di William S. Burroughs (edito in Italia da Adelphi). Daniel Craig è William Lee un americano espatriato a Città del Messico che vive tra sbronze e locali malfamati fino a quando incontra un giovane studente di nome Eugene, interpretato da Drew Starkey.
Con la sceneggiatura di Justin Kuritzkes e quasi interamente girato negli studi di Cinecittà a Roma, il film arriva in sala dal 17 aprile ed è valso a Daniel Craig una candidatura come miglior attore protagonista ai Golden Globe.
Ecco che cosa ci hanno raccontato i protagonisti.
LUCA GUADAGNINO
“Quando faccio un film sono investito principalmente da ragioni di natura pratica, logistica, strategica, che mi permettono di far sì che il processo realizzativo sposti via da me l'autoconsapevolezza di un percorso intellettuale, perché altrimenti rischi che il film diventi una proiezione non reale, non pragmatica di qualcosa.
Di solito mi muovo molto sulla pratica, insomma, quindi se poi arriva un racconto di intimità e una riflessione su come si comportano gli esseri umani tra di loro e nella loro solitudine, questo è forse perché qualche cosa muove dentro di me a livello inconscio. Io, ripeto, di solito però mi muovo molto sulla pratica.”
“Il personaggio di William Lee è mosso dal desiderio dell'amore, a prescindere. Sicuramente Lee è in qualche modo come un adolescente che non ha un’idea dello spazio nel quale il suo corpo si muove, ad esempio non capisce mai quando sia il momento giusto per fare una cosa verso Eugene Allerton, nonostante il ragazzo gli mandi costantemente dei segnali.
Questa ovviamente è la bellezza impacciata dell’amore e anche del modo in cui Lee ama. Certamente Lee vuole vivere l’esperienza dell’amore”.
“Mi ricordo perfettamente il momento epifanico in cui vidi un film di Robert Zemeckis, credo fosse Roger Rabbit, in cui capii che il cinema è tutto fisico, è tutto nel clash dei corpi e quindi da quel momento ho deciso che la mia missione sarebbe sempre stata quella di mostrare questo aspetto”.

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DANIEL CRAIG
“Credo che Lee sia un uomo esternamente complicato ma non direi che lo sia in maniera insolita. L'ho visto in molte persone che conosco e che ho incontrato nella mia vita. Il modo in cui lui desidera, i suoi sentimenti, i suoi bisogni non sono così straordinari e insoliti.
Sono io che ho cercato di renderlo in quel modo perché ho pensato che fosse più interessante.”
“Luca (Guadagnino) è uno dei più grandi registi di sempre, punto e basta!
Ho sempre desiderato girare a Roma a Cinecittà perché avevo già girato nella capitale ma mai negli studi. Questa atmosfera si sente molto nel film.
È come se Luca (Guadagnino) mi avesse sbloccato, quasi liberato.
Probabilmente io ero pronto per questo tipo di ruolo e Luca mi ha dato la possibilità di farlo e anche la libertà di esprimere me stesso attraverso un personaggio che ho pensato non mi sarebbe più capitato di interpretare a questo punto della mia carriera”.
"È stata un'esperienza straordinaria. Abbiamo lavorato duramente e ci siamo stancati ma penso che fossimo così energici tutto il tempo, ogni giorno, solo perché ci siamo resi conto che ci stavamo divertendo. Voglio dire, è quello che abbiamo fatto.
Ci siamo davvero divertiti molto”.
