Laggiù qualcuno mi ama, La recensione del docufilm su Massimo Troisi in prima tv su Sky

Cinema
Paolo Nizza

Paolo Nizza

Nell’anno del 70esimo anniversario della nascita del grande regista e attore napoletano,  uno straordinario documentario diretto da Mario Martone restituisce tutto il genio e l'originalità di un autore unico e amatissimo. In prima tv mercoledì 19 luglio alle 21.15 su Sky Cinema Due, in contemporanea anche su Sky Documentaries, in streaming su NOW e disponibile on demand

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Laggiù qualcuno mi ama, con ogni probabilità, sarebbe piaciuto molto a Massimo Troisi. Dopo la splendida  e calorosa accoglienza alla Berlinale 2023, in occasione del 70mo anniversario della nascita dell’attore e regista napoletano, arriva in prima tv mercoledì 19 luglio alle 21.15 su Sky Cinema Due, in contemporanea anche su Sky Documentaries, in streaming su NOW e disponibile on demand. documentario firmato  da Mario Martone. Ed è la cartina di tornasole che  forse solo un artista può celebrare davvero un altro artista, come accadde con Baudelaire che, attraverso tre meravigliosi saggi, tributò un omaggio inobliabile a Edgar Allan Poe

Massimo Troisi, tra Pasolini e Maradona

Con grazia, autorevolezza, sensibilità inusitate, il regista di Nostalgia firma un’opera che risulta impossibile non amare. In un paio d’ore Martone compie una missione impossibile, restituisce tutta l’irraggiungibile grandezza di Troisi in un unico documentario. Nel guardare il lungometraggo, si ride, si piange si riflette e pare che Massimo sia seduto al fianco  dello spettatore. E con la consapevolezza di chi frequenta con successo la decima musa, ovvero quella del cinema, il regista dribbla, parimenti a Diego Armando Maradona, l’agiografia, la pornografia dei sentimenti, l’iperbole e soprattutto quella trita Napoli da cartolina che Massimo ha sbertucciato per tutta la sua carriera. Basti  pensare in questo senso  al soggetto di No grazie il Caffe mi rende nervoso, scritto dallo stesso Troisi e al tormentone Napule nun adda cagnà. Martone riesce a fare tutto questo senza mai alzare la voce, senza grida e strepiti, ma con la forza dell’intelligenza e non solo con quella dei sentimenti,  Un evento che avviene molto di rado  nel nostro Paese,  al cinema e pure nella vita di tutti i giorni.  Sicché  vengono in mente i versi di Pierpaolo Pasolini, un modello per Troisi come ci svela il documentario: “L'intelligenza non avrà mai peso, mai/nel giudizio di questa pubblica opinione./Neppure sul sangue dei lager, tu otterrai/da uno dei milioni d'anime della nostra nazione,/ un giudizio netto, interamente indignato:/irreale è ogni idea, irreale ogni passione, / di questo popolo ormai dissociato/da secoli, la cui soave saggezza /gli serve a vivere, non l'ha mai liberato".

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Troisi come Truffaut, da Ricomincio da tre a Il Postino

La scelta felice di Laggiù qualcuno mi ama è quella di considerare la filmografia di Massimo Troisi, come un solo, straordinario film suddiviso in capitoli. Per cui il paragone con il cinema di François Truffaut  risulta un’ illuminazione potente e abbacinante quanto una poesia di Arthur Rimbaud. In fondo Massimo Troisi è una sorte di Antoine Doinel nato a San Giorgio a Cremano. Quindi,  film dopo film, Martone ricostruisce con ricchezza frugale il percorso artistico di Massimo come regista e come attore, Si parte con la passeggiata notturna tra Marina Vlady e Troisi in Splendor, di Ettore Scolache Martone associa al primo incontro avuto con Troisi  e si arriva a Il Postino  e alla poesia che non è di chi la scrive, ma di chi gli serve.” In mezzo, si manifestano sequenze che parimenti alla Nottola di Atena, dimostrano tutto il genio di un autore unico nella cinematografia italiana. Nonostante si conoscano a menadito, si ride come fosse la prima volta quando Massimo Troisi in Ricomincio da tre apostrofa lo sventurato Robertino (il grande compianto Renato Scarpa con) l’epocale battuta: “E Fuss' 'o Ddio! Quali complessi! Tu tieni 'n'orchestra intera 'ncap, Robbe'.” Oppure il celebre confronto a letto con Giuliano De Sio in Scusate in ritardo con la voce di Enrico Ameri a Tutto il calcio minuto per minuto che annuncia il nuovo vantaggio del Cesena contro il Napoli allo Stadio Sanpaolo grazie a un gol di Carlini. E ancora la mitica Raulla, la moglie di Roberto il pellicciaio che Troisi evoca in Pensavo fosse  amore e invece era un calesse, per giustificarsi di fronte a un’attonita Francesca Neri. Come se non bastasse, oltre alle inarrivabili gag della "Smorfia". Martone ha il pregio di attingere a quel capolavoro, in parte dimenticato, che è  Morto Troisi, viva Troisi,! il finto reportage, datato 1983 disponibile su Raiplay, è un concentrato di travolgente vis comica, che anticipa di svariati anni la moda del mokumentary. La testimonia di come Massimo, nella sua infinito talento, sapesse scherzare persino su quei problemi cardiaci che lo porteranno a lasciarci a soli 41 anni il 4 giugno del 1994. 

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Laggiù qualcuno mi ama, da Paolo Sorrentino a Ficarra e Picone

Come in un prestigioso palazzo napoletano Laggiù qualcuno mi ama è abitato dai tanti artisti e intellettuali che hanno amato Troisi e che ne sono stati influenzati. A partire da Paolo Sorrentino che da ragazzo aveva scritto una lettera a Massimo sperando di poter lavorare con lui. E il regista Premio Oscar conferma che in È stata la mano di Dio gli ha reso omaggio soprattutto nel finale del film. E poi ci sono Ficarra e Picone che celebrano l’inarrivabile sequenza con il doganiere di Non ci resta che piangere e azzardano un paragone assolutamente centrato fra l’anima di di Troisi e quella di Charlie Chaplin. E tra l’intervento di Goffredo Fofi che associa i duetti con Lello Arena alle pellicole degli anni Trenta  interpretate da Eduardo e Peppino De Filippo, alle acute  riflessioni di Francesco Piccolo, si stagliano come stelle in cielo, le frasi che il regista e attore era solito appuntare su alcuni fogliettini volanti e che nel film di Martone, vengono recitate da Pierfrancesco Favino, Massimiliano Gallo, Valerio Mastandrea, Lino Musella, Silvio Orlando, Luisa Ranieri, Teresa Saponangelo , Toni Servillo

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 Anna Pavignano e le donne nel cinema di Troisi

Laggiù qualcuno mi ama non esisterebbe senza la presenza costante di Anna Pavignano. Torinese di nascita, la scrittrice è stata la compagna di Massimo per dieci anni, ma soprattutto ha scritto insieme a Troisi le sceneggiature d Ricomincio da tre (1981), Scusate il ritardo (1983), Le vie del Signore sono finite (1987), Pensavo fosse amore... invece era un calesse e Il postino (1994). E grazie alla sua generosità e al suo talento, Martone ha potuto attingere a preziosissimi materiali inediti. Comprendiamo quindi meglio perché i personaggi femminile della filmografia del regista napoletano risultano così profondi, forti, dettagliati, lontani anni luce dalle donne solitamente rappresentate dalla commedia all’italiana. E sulle note di Quando dell’immenso Pino Daniele, è una festa per gli occhi e per le orecchie perdersi nel cinema non omologato di un artista che ha fatto del frammento, dell’incompiutezza, dell’imperfezione la propria cifra stilistica, Quella recitazione che si nutre di esitazioni, mormori, disagi, in cui i gesti reiterati hanno la stessa valenza della parole, è in fondo la sintesi della perpetua e straordinaria precarietà della condizione umana. Perché ha ragione Martone: “Il cinema di Troisi era bello perché aveva la forma della vita".

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