
Aggiornata la classifica dei film più belli. In testa un film diretto da una donna
Un sondaggio di Sight & Sound ha restituito un risultato impronosticabile, facendo finire Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles in testa alla prestigiosa graduatoria. Il giudizio, chiaramente opinabile, è emerso dopo aver raccolto le preferenze di 1600 critici. Diretto dalla regista belga Chantal Akerman nel 1975, Jeanne Dielman è considerato un capolavoro del cinema europeo

Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles è stato dichiarato dai critici interpellati da Sight & Sound il film più bello della storia, nonostante sulla carta la sua trama non sia delle più coinvolgenti. Il film di Chantal Akerman segue infatti in duecentoventicinque minuti l’ordinaria vita della casalinga Jeanne, senza risparmiare allo spettatore nulla dei tre giorni della sua esistenza che vengono raccontati nel film
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Scelta decisamente meno sorprendente e più mainstream è stata quella della seconda posizione. Qui per i critici troviamo La donna che visse due volte, film del 1959 di Alfred Hitchcock in cui è difficile tracciare i confini tra immaginazione e realtà. Come il protagonista anche noi siamo presi da un disorientamento simile al senso di vertigine durante la visione
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Terzo gradino del podio per Quarto potere di Orson Welles, un capolavoro che indagava prima del tempo sul nostro rapporto con i media rivoluzionando al contempo le basi della grammatica cinematografica
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Quarto posto per Viaggio a Tokyo, opera maestra del leggendario (e prolifico) cineasta giapponese Yasujirō Ozu. Questo film, già in testa alla classifica nel sondaggio del 2012, usa la storia del disfacimento di una famiglia per raccontare il crollo di un’intera società, “inquinata” dalla fascinazione per una modernità di stampo capitalista
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In The Mood for Love di Wong Kar Wai è il film più recente presente nella top-5. Il grande regista di Hong Kong qui racconta una storia d’amore in cui il sentimento finisce per rimanere alla fine abortito, in un melò dove il tempo è tra i protagonisti della vicenda
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2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick è probabilmente una presenza inevitabile in questo tipo di classifiche. Questa complessa epopea, entrata nell’immaginario comune anche grazie a scene criptiche come quella del monolite, rimane salda ai piedi della top 5
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Claire Denis prende un romanzo di Melville uscito postumo per raccontare una storia che trasporta in un ex-colonia francese, riprendendo così il filo con quell’Africa dove è in buona parte cresciuta. Beau Travail del 1999 è il secondo film di una regista donna nella Top 10

Fa sorridere pensare che Mulholland Drive sia nato come prodotto per la televisione, salvo poi venire rifiutato. La storia di un incidente per le vie di Los Angeles che fa perdere la memoria alla protagonista non è che un pretesto per l’ennesimo sogno allucinato diretto da David Lynch

L'uomo con la macchina da presa è un ostico film muto del 1929, diretto da Dziga Vertov, regista sovietico convinto della superiorità del documentario sul cinema di finzione (che per lui andava abolito)

Cantando sotto la pioggia del 1952 è “il” musical. Non sorprende vedere questa pellicola ambientata negli anni Venti (e nobilitata dalla straordinaria performance di Gene Kelly) in chiusura della top 10 dei critici

La classifica fatta dai registi interrogati da Sight & Sound regala tutto sommato meno sorprese. Con Il padrino di Francis Ford Coppola che si inserisce sul podio, subito dopo i già citati 2001: Odissea nello spazio e Quarto Potere. All’epopea mafiosa della famiglia Corleone non si può resistere

Otto e mezzo di Federico Fellini resta uno dei film più amati dai registi, forse perché per loro stessi è facile rivedersi in quello che è il film più autobiografico e personale del maestro italiano. La pellicola si piazza al quinto posto, ex-equo con La donna che visse due volte

Anche in questa graduatoria trova posto un grande nome del cinema sovietico. Andrej Tarkovskij nel suo Lo specchio racconta la vita di un uomo in fin di vita, impegnato a ricordare i punti salienti (e pure più dolorosi) dell’esistenza che sta abbandonando. Il film è al sesto posto

Persona di Ingmar Bergman resta ancora oggi, a più di cinquanta’anni dalla sua uscita, uno dei più affascinanti e complicati viaggi nell’inconscio umano che si sia mai visto su pellicola

All’ottavo posto per i registi, ex equo con In the Mood for Love, c’è Close-up del maestro iraniano Abbas Kiarostami. Il film è un particolare esperimento di meta-cinema, tratto da un fatto di cronaca fatto interpretare agli stessi effettivi protagonisti