Fuori il trailer di Battle Royale, il cult giapponese amato da Tarantino arriva in Italia

Cinema

Manuel Santangelo

Dopo ventidue anni arriva finalmente anche nei nostri cinema il  capolavoro di Kinji Fukasaku. Un film duro e violento, che ci trasporta in un futuro distopico dove i giovani vanno spronati a farsi fuori a vicenda. Non sorprende sapere che il regista di "Pulp Fiction” abbia confessato quanto gli sarebbe piaciuto dirigere una pellicola del genere

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Possiamo tranquillamente affermare che Battle Royale sia il progenitore diretto di una serie come Squid Game. In questa sorta di Hunger Games estremamente più violento, una quarantina di studenti vengono mandati a massacrarsi tra loro senza pietà. Ne resterà solo uno in quest’isola abbandonata dove gli amici di una vita possono diventare in un attimo carnefici. A metà tra un videogioco e un sadico reality show senza telecamere, questa pellicola poteva diventare un mero sfoggio di violenza. Se si trasformò in un cult è anche grazie alla qualità dei nomi coinvolti. In Italia il film non venne mai proiettato, forse per la sua indubbia crudezza o per la difficoltà a individuare nel nostro Paese un potenziale pubblico target. A più di un ventennio di distanza siamo però finalmente pronti ad accogliere nelle nostre sale cinematografiche uno dei più grandi successi del cinema giapponese. Un film che sembra sempre di più un’ inquietante allegoria del nostro presente.

Ne resterà solo uno

Se vi siete sempre chiesti da dove Quentin Tarantino avesse pescato l’interprete di Gogo in Kill Bill eccovi la risposta. Il regista di Pulp Fiction aveva visto Chiaki Kuriyama per la prima volta in questa opera cinematografica di inizio millennio, destinata a diventare presto uno dei suoi film preferiti. L’amore di Tarantino per questa pellicola è sconfinato, al punto da avergli fatto confessare: “Mi sarebbe piaciuto girare un film così”.

A questo punto viene spontaneo chiedersi cosa renda questo truculento gioco al massacro tra adolescenti così interessante. Un motivo è sicuramente la cornice in cui i fatti accadono: il Giappone qui raccontato è un luogo dove la disoccupazione schizzata al 15% (come da noi oggi) toglie la speranza di un futuro migliore soprattutto ai giovani. Sono proprio questi ultimi a ribellarsi e protestare contro i padri, in manifestazioni che spesso tracimano in vandalismo e portano scompiglio. Per garantire l’ordine, si decide quindi di eliminare un “pezzo” di questa generazione. Ogni anno una classe pronta a iniziare l’università viene quindi sorteggiata a sorte e mandata su un’isola deserta. Qui ognuno dovrà difendersi dall’altro perché la sopravvivenza è il premio finale: ne resterà solo uno, il più furbo o quello cui la sorte avrà garantito le armi migliori. A supervisionare il tutto, un folle professore che in passato ha subito egli stesso un tentativo di omicidio da parte degli studenti.

LOS ANGELES, CA - JANUARY 14:  (L-R) Producer Steven Spielberg and director Quentin Tarantino attend the 16th Annual Critics' Choice Movie Awards at the Hollywood Palladium on January 14, 2011 in Los Angeles, California.  (Photo by Jeff Kravitz/FilmMagic)

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Battle Royale vede alla regia il maestro del cinema nipponico Kinji Fukasaku, già autore di opere come Tora! Tora! Tora!. Parte del merito del successo è da attribuire tuttavia anche a suo figlio Kenta (che terminerà di dirigere il sequel dopo la morte del padre) e a Takeshi Kitano. Sono loro gli autori della sceneggiatura, con Kitano che interpreta pure il professore suo omonimo. Quest’ultimo è a sua volta riconosciuto come un grande del cinema nipponico grazie al suo multiforme talento: negli anni è stato attore drammatico, regista, comico e persino autore di format televisivi (come Takeshi’s Castle, show a eliminazione arrivato pure da noi e decisamente meno sadico di Battle Royale). Tutta la sua capacità di saltare da un registro all’altro emerge in questo cinico capolavoro di inizio millennio. Un grande film in cui tuttavia i veri protagonisti sono i ragazzi, cresciuti in una società dove “mors tua, vita mea” diventa un monito da prendere alla lettera. In un mondo dove si può passare da migliore amici a incubo dell’altro in un amen, tutto finisce per trasformarsi in una corsa alla sopravvivenza. Vivere, non importa come, è diventato il premio cui per giunta in pochi possono ambire. Il futuro distopico annunciato in Battle Royale forse non è poi così lontano. Si salvi chi può.

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