Da "Psyco" a "Il silenzio degli Innocenti", da "Noi" a "Scream" fino a "Il signor Diavolo", ecco una selezione di pellicole che hanno fatto la storia del cinema horror
Halloween è da sempre un momento perfetto per chi ama il cinema dell'orrore. Eccovi, quindi, un aiutino per scegliere, suggerendovi alcuni film horror imperdibili, che spaziano dai successi più recenti ai classici immortali del cinema di paura, che è sempre un piacere rivisitare e rivedere a casa.
PSYCO
Cominciamo proprio dagli immortali, con "Psyco" di Alfred Hitchcock (TUTTE LE CURIOSITA'), il primo horror del maestro del brivido, che apre proprio con questo mirabile film il decennio degli anni Sessanta. Tratto dal romanzo omonimo di Robert Bloch, liberamente ispirato al vero caso dell'assassino necrofilo e imbalsamatore Ed Gein, non importa quante volte lo si sia visto: la tensione, il senso di angoscia e di terrore si ripetono intatti come la prima volta. È un film magistrale, con cui Hitchcock prefigura la figura del serial killer moderno, protagonista del cinema horror a venire, che incarna il pericolo inatteso, insospettabile e terrificante. Desiderio sessuale e repressione, tenerezza e follia sono gli elementi vincenti della magistrale interpretazione di Anthony Hopkins nel ruolo di Norman Bates, a cui si legherà al punto da incarnarlo di nuovo in "Psycho II" e "Psycho III", da lui anche diretto. "Psyco" ha anche dato vita di recente a una bellissima serie prequel come "Bates Motel" e la lugubre casa motel, vera coprotagonista della storia, è da sempre una delle attrazioni più visitate degli Universal Studios. Tra i record del film, oltre a questi, c'è la scelta all'epoca inimmaginabile di far morire una star nei primi minuti e la celeberrima scena della doccia, 45 secondi al montaggio che hanno richiesto una settimana di riprese per una delle sequenze più terrificanti di sempre, nonostante non si veda mai la lama toccare la pelle della vittima.
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LA COSA
Due decenni dopo Psyco, nel 1982, arrivava nei cinema un film che all'epoca della sua uscita sconvolse la critica e il pubblico con gli impressionanti effetti speciali di Rob Bottin, su cui si concentrò l'attenzione a discapito del suo valore. "La cosa", diretto da John Carpenter e interpretato dal suo attore feticcio Kurt Russell, è un vero capolavoro del genere ed è la rilettura del racconto di John W. Campbell "Who Goes There?" già portato sul grande schermo col titolo "La cosa da un altro mondo", nel 1951, da Christian Nyby e Howard Hawks. La storia del ritrovamento di un organismo alieno sotto i ghiacci del Polo, che si scopre dotato di capacità metamorfiche che gli consentono di riprodurre gli organismi organici in cui si trasforma, è un' agghiacciante illustrazione della paranoia, valida per tutti i tempi e le stagioni. Rivisto oggi funziona ancora benissimo e offre momenti di autentico terrore. Non sapremmo se consigliarlo al pubblico più impressionabile, ma di sicuro è meglio dimenticare il recente remake e vedere questo autentico classico dell'horror, uno tra i tanti che ci ha regalato John Carpenter.
SCREAM
Nel 1996 un altro maestro del cinema dell'orrore, Wes Craven, decise di affrontare a modo suo, con la complicità dello sceneggiatore Kevin Williamson, la deriva di un genere che sul finire degli anni Ottanta e nei primi anni Novanta aveva finito per diventare un lungo elenco di luoghi comuni. Con "Scream", Craven firmò una divertente opera meta-filmica, i cui protagonisti cioè parlavano proprio dei cliché del cinema dell'orrore, ma al tempo stesso realizzò uno degli slasher più paurosi del periodo, creando, dopo Freddy Krueger, un altro maniaco mascherato, Ghostface, la cui maschera era ispirata all'Urlo di Munch. Qualcuno, più legato al cinema dell'orrore che si prende sul serio, si risentì per questa decostruzione del genere, ma grazie all'umorismo della storia, ai colpi di scena e ad un cast giovane e affiatato - che affiancava alla prima storica vittima Drew Barrymore, Neve Campbell, David Arquette e Courteney Cox - che su quel set si innamorarono -, Skeet Ulrich, Rose McGowan e Matthew Lillard - "Scream" ebbe un successo clamoroso che dette origine a tre altri capitoli, tutti firmati da Wes Craven. Del film sta per essere realizzato un nuovo episodio, affidato ai due talentuosi registi di "Finché morte non ci separi", che è il prossimo film che vi consigliamo.
FINCHÉ MORTE NON CI SEPARI
Perfettamente in linea con la filosofia craveniana sono i due registi di una delle belle sorprese del 2019: Tyler Gillett e Matt Bettinelli-Olpin rendono omaggio al cinema dell'orrore degli anni Ottanta, aggiornandolo ai nostri tempi, con una variante molto divertente e sanguinaria del genere murder-mystery, tornato recentemente di moda. "Finché morte non ci separi" inizia con un matrimonio che vede la Cenerentola di turno (la bravissima Samara Weaving, nipote del noto attore australiano Hugo Weaving) andare in sposa al rampollo di una ricca famiglia produttrice di giochi. Se il neomarito sembra nervoso è perché la tradizione di famiglia vuole che, per appartenerle di fatto, la sposina partecipi a un gioco da lei stessa pescato a caso. La povera ragazza non sa che si troverà a combattere per la propria vita sola contro tutti, in un crescendo di sorprese e di splatter di cui non vi sveliamo l'esito ma che è assolutamente godibile e soddisfacente. Non è un caso che ai due registi, dopo questo bell'esordio, sia stato affidato il compito di rivisitare il mondo creato da Craven e Williamson per un nuovo "Scream".
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NOI
Cambiando rotta e passando al versante politico dell'horror e non solo a quello satirico e autoreferenziale, non possiamo non consigliarvi "Noi", secondo molti, e non solo... noi, l'horror più complesso, incisivo e inquietante del 2019, che ha ottenuto anche una candidatura all'Oscar per la miglior sceneggiatura originale. L'opera seconda di Jordan Peele, attore comico rivelatosi come regista con l'ottimo "Scappa - Get Out", alza l'asticella delle ambizioni per raccontarci una storia di doppi che diventa il ritratto di quello che siamo diventati. Non è certo un film consolatorio e di facile e univoca lettura, ma è una di quelle visioni che, dopo esser stata consumata, spinge a discutere e riflettere, una capacità che solo i migliori horror hanno. Il tema del doppio ci affascina e ci spaventa da sempre: è un vero e proprio archetipo della letteratura e del cinema di paura che fa appello ai nostri timori più ancestrali. La materializzazione di questi cloni malvagi vestiti di rosso, che altro non sono che gli invisibili, i reietti, i dimenticati e gli esclusi dal sogno del benessere e del privilegio, ci perseguiterà a lungo. Straordinarie le doppie performance degli attori impegnati nel doppio ruolo, a partire da quella della protagonista, il premio Oscar Lupita Nyong'o, davvero difficile da dimenticare.
IL SIGNOR DIAVOLO
Dal momento che è sempre più difficile trovare nel nostro Paese - che pure ne è stato maestro – del cinema horror d'autore e di qualità, vale la pena di ripescare "Il signor diavolo", l'ultimo film di Pupi Avati che torna sul luogo del delitto, o meglio, dei suoi primi delitti, con una storia tratta da un suo romanzo (ma con un diverso finale), ambientata nel 1952 in un paesino della laguna veneziana. Pur senza raggiungere le vette del suo capolavoro riconosciuto e amatissimo dai fan "La casa dalle finestre che ridono", di cui ripropone con un bell'effetto nostalgia i due interpreti Gianni Cavina e Lino Capolicchio, Pupi Avati riesce a disseminare brividi e inquietudini con un altro “gotico padano”, un incubo a occhi aperti proveniente da un mondo arcaico e provinciale che continua a farci paura. L'ispettore Momenté, inviato dal governo a far luce sull'omicidio di un ragazzo da parte di un coetaneo, convinto di aver ucciso il diavolo, per mettere a tacere le voci che potrebbero mettere in cattiva luce la Chiesa e i vertici del partito al potere, come molti protagonisti del cinema e della letteratura di genere, dal Jonathan Harker di "Dracula" al sergente Howie di "The Wicker Man", rifiuta di cogliere i segnali di pericolo e si incaponisce nella ricerca di una verità che potrà solo costargli cara. Se non avete visto Il signor diavolo perché uscito in pieno agosto, recuperatelo questo Halloween, per un tuffo nelle atmosfere vintage di un horror made in Italy.
GHOST STORIES
Ad Halloween non possono mancare i fantasmi e i fenomeni soprannaturali e uno dei film ad aver declinato il genere con più originalità negli ultimi anni non poteva che arrivare dall'Inghilterra, patria di queste storie spesso molto disturbanti. "Ghost Stories", uscito nel 2018 e diretto a quattro mani da Andy Nyman e Jeremy Dyson, è tratto da una loro pièce teatrale di grande successo che per anni ha spaventato il pubblico londinese ed è stata esportata perfino in Australia. L'ispirazione deriva dai famosi film a episodi prodotti dalla Amicus negli anni Sessanta e Settanta e vede l'incrociarsi di tre storie che convergono nel finale. Divertente e pieno di rimandi e riferimenti cinefili, è disseminato di indizi che alla fine confluiscono nella soluzione dell'enigma e che è un piacere ricostruire anche dopo averlo visto. Nel cast, che comprende lo stesso Nyman, l'attore più famoso è sicuramente Martin Freeman, che si è divertito moltissimo a interpretare un personaggio per lui insolito. Sulla trama purtroppo non possiamo rivelarvi niente, perché il rischio di spoiler è altissimo e in questo caso sarebbe un vero e proprio delitto.
LA CASA DELLE BAMBOLE - GHOSTLAND
I veri amanti dell'horror lamentano spesso una triste verità: è sempre più difficile trovare film che facciano davvero paura. Un po' perché i troppi che abbiamo visto ci hanno in fondo anestetizzato, e un po' perché spesso i nuovi registi del genere puntano sul facile effetto spavento che fa saltare sulla sedia, invece che su storie che si insinuino dentro allo spettatore come un soffio gelido dietro il collo. Di sicuro chi ha più coraggio conoscerà "Martyrs" di Pascal Laugier, un film a tratti davvero intollerabile per intensità e dolore della visione, ma qua vi consigliamo la sua ultima opera, meno cruda ma altrettanto spaventosa, "La casa delle bambole - Ghostland", per noi il miglior film di genere del 2018. La storia di tre donne assalite di notte in una casa senza motivo e brutalizzate, diventa nelle sapienti mani del regista francese una riflessione sul corpo femminile schiavizzato, tormentato e reso oggetto, tutt’altro che misogina, dove si oscilla continuamente tra razionalità e psicosi, incubo e realtà. Laugier, che dirige qua bravissime e coraggiose attrici come Mylène Farmer, Emilia Jones e Taylor Hickman, appartiene a quella corrente di registi horror che preferiscono un approccio serio e drammatico e considerano Scream di Wes Craven come l'inizio della fine per il genere. Perciò non troverete nessuna ironia in questo film, siete avvisati.
LA BAMBOLA ASSASSINA
Dopo esserci spaventati a puntino, possiamo rilassarci con un remake che si è rivelato assai migliore di quello che ci saremmo aspettati, ovvero "La bambola assassina", che ha riportato al cinema il personaggio di Chucky, apparso per la prima volta sullo schermo nel 1988 nel film omonimo diretto da Tom Holland e da allora protagonista di ben sei sequel, molti dei quali usciti direttamente in home video. Il regista norvegese Lars Klevberg fa un ottimo lavoro nel riportare in vita il pupazzo assassino, e ne viene fuori per una volta un rifacimento sensato, che non si limita a ricalcare l'originale ma cambia la premessa e la modernizza, oltre a condire la storia con abbondanti dosi di splatter. "La bambola assassina" è un feroce e gustoso horror per ragazzi che piacerà anche ai grandi e che non annoia, anche grazie agli effetti speciali che non si affidano solo al digitale ma tornano al passato e risultano più artigianali e realistici. Aubrey Plaza e Gabriel Bateman, nel film madre e figlio, sono gli ottimi interpreti umani alle prese col ferocissimo bambolotto.
IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI
In ogni what to see list di Halloween non può mancare "Il silenzio degli innocenti" di Jonathan Demme, il primo horror a vincere nel 1992 – dopo aver vinto l'anno precedente al festival di Berlino il premio per la miglior regia - i cinque maggiori Oscar: miglior film, regia, sceneggiatura non originale (Ted Tally), attore e attrice protagonista (Anthony Hopkins e Jodie Foster). Dopo i sequel e la serie tv con Mads Mikkelsen su Hannibal Lecter, è bene tornare al capostipite, che è anche il migliore dei film tratti dai romanzi di Thomas Harris, il primo dei quali era stato già portato al cinema cinque anni prima da Michael Mann col bel "Manhunter". Qua però il personaggio dello psichiatra cannibale dottor Lecter compare come assoluto protagonista e nella perfetta e spaventosa caratterizzazione di Anthony Hopkins, affrontato da un'intensissima Jodie Foster e valorizzato da un ottimo cast di contorno. Violento, colmo di immagini diventate iconiche e scene indimenticabili (dalla maschera/museruola applicata ad Hannibal ai suoi primissimi piani, dalla follia di Buffalo Bill al finale al cardiopalma) "Il silenzio degli innocenti" è un film disturbante, elegante, ironico e coinvolgente e quasi 30 anni dopo la sua realizzazione è ancora uno dei capolavori del nostro genere preferito, da rivedere almeno una volta l'anno.