8 settembre 1960: come "Psycho" di Alfred Hitchcock dichiarò guerra agli spoiler

Cinema

Giuseppe Pastore

Uscito nell'estate di 60 anni fa, il thriller capolavoro del regista britannico impose un nuovo modo di guardare i film al cinema: dall'inizio alla fine, per salvaguardare la trama e i colpi di scena

“Non ti permetteremo di barare! Devi vedere Psycho dall'inizio alla fine per godertelo a pieno. Perciò, non aspettarti che ti facciano entrare in sala dopo l'inizio del film. Non sarà permesso a nessuno – e diciamo nessuno – nemmeno il fratello del produttore, il Presidente degli Stati Uniti o la Regina d'Inghilterra (che Dio la benedica!)”.

Volantino all'ingresso delle sale che proiettavano Psycho

Messaggi e volantini come questo, firmati da Alfred Hitchcock, campeggiarono davanti a tutte le sale cinematografiche americane a partire dal 10 agosto 1960, giorno dell'anteprima a Los Angeles di Psycho, l'opera più controversa e radicale del grande regista inglese che sarebbe definitivamente uscita in tutti gli USA il successivo 8 settembre. Un film a basso budget, girato in bianco e nero anche per risparmiare quando ormai tutta la Hollywood che contava si era definitivamente convertita al Technicolor, con un protagonista maschile psicotico e dedito al travestitismo e una protagonista femminile – la diva Janet Leigh – che veniva brutalmente massacrata sotto la doccia nello sconcerto del pubblico in sala che, vedendo uscire di scena a metà pellicola il personaggio principale del film, realizzava che da Psycho poteva letteralmente aspettarsi di tutto (e in effetti...).

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No Spoiler!

Psycho cambiò per sempre il modo degli americani (e non solo) di andare al cinema, anzi cambiò il modo stesso di guardare un film: dall'inizio alla fine, senza eccezioni. Fino ad allora regnava l'abitudine, oggi inspiegabile, di arrivare in sala a spettacolo già iniziato, guardarne la seconda parte e recuperare casomai la prima nella proiezione successiva, in un continuo viavai non regolato che si adattava bene alla natura dei popcorn-movie più leggeri, che non richiedevano un particolare sforzo intellettuale per essere seguiti. Allora Hitchcock spostò il focus sull'effetto sorpresa, disegnando un clamoroso colpo di scena che consisteva nella natura stessa del film, che lo spettatore non poteva sprecare infrangendo le regole. In due sole parole, oggi molto di moda: “No Spoiler!”. L'idea arrivava dalla Francia, dove nel 1955 il geniale regista Henri-Georges Clouzot (una specie di Hitchcock transalpino, potremmo dire, anche se molto meno prolifico) aveva pensato di far comparire lo stesso avvertimento su un cartello alla fine di Les diaboliques, decisamente il suo film più efferato, una continua sarabanda di trucchi e colpi di scena tanto avvincenti quanto sconcertanti. “Non siate DIABOLICI! Non distruggete l'interesse che i vostri amici potrebbero nutrire per questo film. Non raccontate loro quello che avete visto. Grazie per loro”.

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Il cartello che compare alla fine di "Les Diaboliques"

Naturalmente Hitchcock aveva colto nel segno e Psycho fu il maggior successo commerciale della sua carriera: il pubblico non aveva mai visto niente del genere e fu piacevolmente disposto a lasciarsi terrorizzare per un'ora e cinquanta minuti, mantenendo la consegna del silenzio. Sicuramente non era un film “sincero”, anzi era l'apoteosi della furbizia cinematografica di Hitch, cosparso di tutta una serie di abili stratagemmi, trucchi ed effettacci atti a procurare spavento, paura, shock, dallo sciroppo di cioccolato spacciato per il sangue durante la scena della doccia (un altro dei motivi per cui il film è in bianco e nero) al rumore delle coltellate, aggiunto in postproduzione: secondo la leggenda, Hitchcock era arrivato a sceglierlo dopo aver personalmente accoltellato alcune decine di varietà di meloni e angurie disposte su un tavolo, alla ricerca del suono perfetto. Scelte registiche audaci, provocatorie, come l'occhio di Marion Crane ormai senza vita che diventa lo scarico della doccia attraverso una delle dissolvenze più famose della storia del cinema.

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Tra l'agosto e il settembre del 1960 Hitchcock contribuì insomma a cambiare un altro pezzetto della storia dell'arte e dell'intrattenimento, curiosamente nell'esatto decennale di un'altra anteprima (al Radio City Music Hall di New York) di un'altra pellicola che aveva provocatoriamente giocato con i cliché di Hollywood, stravolgendoli: Viale del Tramonto di Billy Wilder, la prima sceneggiatura americana in cui la voce narrante è quella di un morto. Dieci anni dopo il cinema faceva un altro salto in avanti clamoroso in materia di ciò che si può dire e mostrare in un film mainstream, destreggiandosi abilmente tra le pieghe della censura. Un uomo scrisse una lettera a Hitchcock, lamentandosi che la figlia – che già aveva smesso di fare il bagno nella vasca dopo aver visto Les Diaboliques - dopo aver visto Psycho rifiutava di farsi la doccia. Hitchcock rispose: “La faccia lavare a secco”.

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