
Teatro alla Scala, L'amore dei tre re in scena dopo 70 anni. FOTO
L'opera lirica in tre atti di Italo Montemezzi su libretto di Sem Benelli torna al Piermarini per cinque rappresentazioni fino al 2 novembre. Debutta sul podio Pinchas Steinberg, mentre Chiara Isotton è protagonista del palcoscenico occupato da dieci chilometri di catene immaginato dal regista Àlex Ollé con lo scenografo Alfons Flores

L'amore dei tre re, l'opera lirica in tre atti di Italo Montemezzi su libretto di Sem Benelli tratta da un suo omonimo dramma, torna al Teatro Alla Scala dopo 70 anni per cinque rappresentazioni in scena dal 28 ottobre al 2 novembre. La rappresentazione del 12 novembre sarà trasmessa in diretta da LaScalaTv e ogni sera, un’ora prima dello spettacolo, Liana Püschel terrà una conferenza introduttiva in uno dei Ridotti
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Debutta sul podio del Piermarini Pinchas Steinberg, mentre Chiara Isotton, già allieva dell'Accademia, è protagonista del palcoscenico occupato da dieci chilometri di catene immaginato dal regista Àlex Ollé con lo scenografo Alfons Flores per rappresentare la prigione che rinchiude la donna
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Il libretto, che viaggia tra estetismo dannunziano e gusto del noir, dipinge sullo sfondo di un remoto castello nell’Italia medievale percorsa delle invasioni dei barbari la solitudine di Fiora, voce di soprano assediata dalla volontà di possesso dei tre personaggi maschili, la cui ossessione amorosa è volontà di controllo che sfocia inevitabilmente nell’assassinio
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Gli interpreti maschili sono il tenore Giorgio Berrugi nella parte dell’amante Avito, il baritono Roman Burdenko nei nobili panni del consorte Manfredo tradito ma aperto al perdono, il basso Evgeny Stavinsky nella parte dell’implacabile e spietato padre e suocero Archibaldo, e il tenore Giorgio Misseri che interpreta Flaminio
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Come registrato dal musicologo Claudio Toscani, tra due poli si muove la musica, con echi di Wagner e di Debussy. Mentre il primo fornisce “l’impronta in una scrittura orchestrale straordinariamente densa, nella complessità delle armonie, nei cromatismi tristaneggianti delle scene d’amore", il secondo costruisce "certe atmosfere impalpabili, enigmatiche, oniriche nelle quali i personaggi agiscono quasi in stato di trance"
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L'opera sensuale e violenta, rappresentata per la prima volta 110 anni fa alla Scala il 10 aprile 1913 sotto la guida di Tullio Serafin, ha avuto un grandissimo successo che ha proiettato l'autore Montemezzi, prima praticamente sconosciuto, nella ribalta planetaria
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Probabilmente il principale responsabile della fortuna di Montemezzi è stato Arturto Toscanini, che a pochi mesi dalla prima scaligera del 2 gennaio 1914 ha proposto L'amore dei tre re al Metropolitan di New York, dove il successo è stato "strabiliante". L'opera è stata presto ripresa con entusiasmo negli Stati Uniti, da Chicago a San Francisco: una vera folgorazione oltre Atlantico, dove è stata salutata da un noto critico come “il dramma musicale più nobile venuto dall’Italia dall’Otello di Verdi”
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In Europa invece l’opera ha faticato ad entrare in repertorio: alla Scala è stata ripresa cinque volte fino al 1953 da direttori di primissimo piano (Toscanini, Marinuzzi e, per due volte, De Sabata), ma non ha mai raggiunto la popolarità d’oltreoceano
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