
Da Minnie con i pantaloni al bacio "non consensuale", le polemiche targate Disney
Dalla recente polemica relativa al nuovo outfit gender fluid di Topolina firmato Stella McCartney fino al cartello disclaimer prima di Dumbo, Peter Pan e Aristogatti, ecco tutte le decisione che hanno alzato questioni e dibattiti sui social

Per celebrare il 30º anniversario di Disneyland Paris, la stilista Stella McCartney ha firmato il restyling del look di Minnie. La nuova scelta è ricaduta su un tailleur pantalone su fondo blu navy, decorato da pois neri.

“Volevo che Minnie indossasse il suo primo completo pantalone a Disneyland Paris”, ha spiegato la designer britannica Stella McCartney in una dichiarazione pubblicata da D23, il fan club ufficiale di Disney. “Quindi ho disegnato uno dei miei costumi iconici, uno smoking blu, utilizzando tessuti di provenienza sostenibile e responsabile. Questa nuova interpretazione dei suoi caratteristici polka-dot rende Minnie un simbolo di progresso per una nuova generazione. Lo indosserà in onore del mese delle donne, nel marzo 2022”.
Stella McCartney rifà il look a Minnie e le mette i pantaloni
Sui social network si sono sollevate alcune critiche, che si inseriscono nel solco delle polemiche relative la cosiddetta cancel culture.

L'annuncio di Minnie è stato accolto con feedback contrastanti non solo sui social network: la CNN ha citato un intervento critico su Fox News da parte di Candace Owens.

La conduttrice e commentatrice del canale all news conservatore ha parlato dei pantaloni di Minnie come di qualcosa che “distrugge i fondamenti della nostra società”. "La stanno rendendo più mascolina. Stanno togliendo tutte quelle cose da cui nessuno si sente offeso, le eliminano e distruggono solo perché si annoiano”, ha aggiunto. Stella McCartney ha rifiutato di commentare le osservazioni di Owens.

Nel settembre 2021 alcuni hanno polemizzato per la scelta del restyling di Jessica Rabbit.

La celebre immagine della moglie del coniglio Roger è temporaneamente scomparsa dal parco divertimenti californiano perché dovrebbe tornare in una nuova veste più consona alla nostra epoca.

Jessica Rabbit dovrebbe tornare in un ruolo "più rilevante per la cultura di oggi", come riporta The Times. E il suo look da vamp seduttrice passerà il testimone a un'inedita Jessica senza più quell'abito rosso succinto e sensuale: indosserà un trench, il capospalla da detective numero uno, e lavorerà come investigatrice privata che combatte il crimine.

Nel maggio del 2021 era stata criticata un'attrazione del parco divertimenti di Disneyland in California.

La storica attrazione "Snow White’s Scary Adventure" è stata restaurata e aggiornata con un cambiamento sul finale, rendendo protagonista il bacio del Principe mentre l'amata dorme a causa del sortilegio della strega.

Quel bacio della principessa dormiente è stato considerato dal San Francisco Gate “non consensuale”. Lanciata sui social network, quel commento firmato SF Gate ha fatto montare un vero e proprio caso.

Nel gennaio 2021 Dumbo, Peter Pan e Aristogatti sono stati vietati ai minori di 7 anni da Disney perché ritenuti “razzisti”. Alcuni utenti sui social network si sono lamentati della scelta

Sulla piattaforma di streaming Disney + sono stati rimossi dalla sezione dedicata agli "Under Seven" perché ritenuti offensivi. Ancora disponibili per gli utenti di età superiore ai 7 anni, i film sono segnalati con un cartello che avverte circa le “rappresentazioni negative” e “le denigrazioni di popolazioni o culture”

Nel cartello disclaimer si legge: “Questo programma include rappresentazioni negative e/o denigra popolazioni o culture. Questi stereotipi erano sbagliati allora e lo sono ancora. Piuttosto che rimuovere questo contenuto vogliamo riconoscerne l’impatto dannoso, imparare da esso e stimolare il dibattito per creare insieme un futuro più inclusivo”.

Questa scelta di Disney ha generato polemiche collegate alla cancel culture. Benché non si tratti di cancel culture: non sono state rimosse scene né tolti i film dalla piattaforma.

La cancel culture è un'espressione che indica una forma moderna di ostracismo con cui una persona, un brand o un gruppo commerciale vengono messi al bando, con un’estromissione totale dalle cerchie sociali, social e/o professionali. Si smette immediatamente di supportare il nome in questione, reo solitamente di aver detto oppure fatto qualcosa di molto offensivo, altamente discutibile e per molti inammissibile. A essere colpiti dalla cancel culture sono figure pubbliche, star, marche, gruppi commerciali, film

Dopo la morte di George Floyd (avvenuta il 25 maggio 2020), si sono registrati molti episodi ascrivibili alla cancel culture. Dall’iconoclastia per rimuovere monumenti e statue legati alla storia del razzismo e dello schiavismo fino all’eliminazione dal catalogo HBO Max del film Via col vento.

Dopo pochi giorni dalla rimozione di Via col vento da HBO Max, la pellicola è stata reintrodotta con un’introduzione che spiega che quella rappresentazione del Sud degli States di allora è inammissibile in quanto nega gli orrori della schiavitù, quindi in questo caso la cancel culture è stata poi corretta, riproponendo il contenuto con una spiegazione introduttiva.

Anche nel caso del cartello disclaimer aggiunto ad alcuni film di animazione della Disney non si tratta di cancel culture, dato che non sono state rimosse le scene sensibili ma solo avvertito il pubblico della presenza di certi contenuti.

Parecchi episodi di cancel culture si stanno susseguendo dopo la morte di George Floyd e le conseguenti proteste del movimento attivista internazionale Black Lives Matter da un lato e dopo le accuse di molestie sessuali ad Harvey Weinstein e la conseguente nascita del movimento MeeToo dall'altro.

Nel marzo del 2021 Charles M. Blow, editorialista del New York Times, ha invece sollevato una questione relativa a un personaggio non Disney ma di Warner Bros. Il personaggio di Pepé è stato accusato di maschilismo e di molestie: la puzzola cartoon promuoverebbe la “cultura dello stupro”. Un personaggio controverso che ha collezionato non poche critiche social, dopo quelle di Blow.

Non si sa se la Warner Bros. abbia deciso di non inserirlo tra i protagonisti del sequel di Space Jam per le stesse ragioni di cui ha parlato Charles M. Blow. La puzzola mancherà all'appello. La scena che lo vedeva protagonista era stata diretta dal 1° regista, Terence Nance, prima che il testimone passasse al collega Malcolm D. Lee. La sequenza della puzzola - mai completata - sarebbe stata eliminata sotto la direzione di Lee. Secondo le fonti di Deadline, già in un primo montaggio risalente a tre mesi fa non ci sarebbero state più tracce di Pepé.