Sulla piattaforma in streaming sono stati rimossi dalla sezione dedicata agli "Under Seven" alcuni classici animati perché ritenuti offensivi. Ancora disponibili per gli utenti di età superiore ai 7 anni, i film sono segnalati con un cartello che avverte circa le “rappresentazioni negative” e “le denigrazioni di popolazioni o culture”
La Disney ha preso la decisione di rimuovere dalla sezione dedicata ai più piccoli della propria piattaforma in streaming alcuni classici dell’animazione in quanto ritenuti offensivi a causa di “rappresentazioni negative” e “denigrazioni di popolazioni o culture”.
I titoli che sono stati quindi vietati ai minori di 7 anni su Disney+ sarebbero Dumbo, Peter Pan e Gli Aristogatti, cancellati dallo spazio junior della piattaforma e ancora disponibili nelle sezioni per utenti di età maggiore a quella minima ma con un cartello a segnalarne i contenuti (come già annunciato lo scorso ottobre).
Il cartello che segnala le “rappresentazioni negative” e gli “stereotipi sbagliati”
Mentre per gli under seven i tre lungometraggi di animazione sono stati del tutto cancellati, chi invece ha un’età sopra ai sette anni li troverà ancora in catalogo sulla piattaforma.
Tuttavia Disney ne ha segnalato i contenuti con un apposito cartello che recita le seguenti parole:
“Questo programma include rappresentazioni negative e/o denigra popolazioni o culture. Questi stereotipi erano sbagliati allora e lo sono ancora. Piuttosto che rimuovere questo contenuto vogliamo riconoscerne l’impatto dannoso, imparare da esso e stimolare il dibattito per creare insieme un futuro più inclusivo”.
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Dumbo manca di rispetto alla memoria degli schiavi afroamericani
In un brano della colonna sonora del 4° Classico Disney, ossia Dumbo - L'elefante volante (1941), sono presenti parole offensive, considerate una mancanza di rispetto nei confronti degli schiavi afroamericani.
La canzone recita: “E quando poi veniamo pagati buttiamo via tutti i nostri soldi”. Parole denigranti che accennerebbero agli schiavi afroamericani, costretti a lavorare nelle piantagioni nel Sud degli Stati Uniti.
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Gli Aristogatti offensivi nei confronti degli orientali
Il film Gli Aristogatti del 1970 presenterebbe un personaggio in particolare ritenuto offensivo, ossia il gatto siamese Shun Gon.
Il micio è disegnato con tratti orientaleggianti tali da farne una vera e propria caricatura irrispettosa: dalla colorazione gialla al taglio degli occhi, dai denti sporgenti fino al dettaglio delle bacchette che utilizza pure per suonare il pianoforte, le caratteristiche di Shun Gon sono chiaramente caricaturali e si rivelano dunque una mancanza di rispetto verso i popoli orientali.
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Peter Pan manca di rispetto ai nativi americani
In Peter Pan, invece, non ci sarebbe il dovuto rispetto nei confronti dei nativi americani. Il protagonista Peter Pan, infatti, definisce i membri della tribù di Giglio Tigrato con l’appellativo offensivo di “pellirosse”.
Il nome corretto con cui riferirsi alle popolazioni che abitavano il continente americano prima della scoperta di Colombo e dei conquistatori europei è nativi americani. Il termine pellerossa è denigrante perché fa riferimento al colore della loro carnagione, come è sbagliato pure l’appellativo indiani.
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Tre mesi fa la decisione di Disney di inserire il cartello per avvertire
Anche a seguito del caso mediatico legato alla cancellazione di Via col Vento dal catalogo online di HBO Max (ne riparliamo tra due paragrafi), nell’ottobre 2020 era stata presa dalla Disney la decisione di inserire un cartello che avrebbe dovuto avvertire della presenza di scene considerate razziste.
“Questi stereotipi erano sbagliati allora e lo sono oggi. Invece di rimuovere questo contenuto, vogliamo ammetterne l’impatto dannoso, trarne insegnamento e stimolare il dialogo per creare insieme un futuro più inclusivo”, recitava la prima versione del messaggio, inserito prima dei titoli di testa.
Tra i titoli “incriminati” comparivano Peter Pan, Lilli e il vagabondo, Dumbo e Fantasia.
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L’impegno della Disney per il futuro
Dopo la decisione di apporre la segnalazione di contenuti offensivi presa lo scorso ottobre, la Disney ha anche dichiarato il proprio impegno per produrre narrazioni che possano essere d’ispirazione per le nuove generazioni.
“Disney si impegna a creare storie con temi ispiratori e aspirazionali che riflettano la ricca diversità dell’esperienza umana in tutto il mondo. Per ulteriori informazioni su come le storie hanno avuto impatto sulla società, visita il sito www.Disney.com/StoriesMatter”.
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Il “caso” di Via col Vento
A seguito delle proteste per la morte di George Floyd che hanno fatto nascere il movimento Black Lives Matter, nel giugno 2020 HBO Max ha rimosso temporaneamente la celebre pellicola Via col Vento.
Un portavoce del canale aveva dichiarato a Variety che "Via col vento è un prodotto di quell’epoca e racconta alcuni dei pregiudizi etnici e raziali del periodo che, purtroppo, sono stati all’ordine del giorno all’interno della società americana. Queste raffigurazioni razziste erano sbagliate allora e sono sbagliate oggi e abbiamo sentito che mantenere questo titolo senza una spiegazione e una denuncia di quelle rappresentazioni sarebbe stato irresponsabile”.
Il film è stato reintrodotto su HBO Max dopo pochi giorni in una nuova versione corredata di un’introduzione per spiegare i temi affrontati nella pellicola e per sottolineare come la rappresentazione del Sud in Via col Vento neghi inammissibilmente gli orrori della schiavitù.
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Grease omofobo e sessista? La polemica sui social
Tra i titoli cinematografici considerati ormai classici che sono stati toccati da accuse c’è anche Grease, il celebre film musicale del 1978 con John Travolta e Olivia Newton-John nei panni di Danny Zuko e Sandy Olsson.
Trasmesso dalla BBC la sera del 26 dicembre 2020, il film è stato criticato sui social network, sollevando un'accesa discussione che si inserisce nel solco delle polemiche nate attorno ad alcuni classici Disney e a Via col Vento.
Nel caso di Grease non si tratterebbe di razzismo ma di sessismo, omofobia, misoginia e anche bullismo. Ad esempio il verso della celeberrima canzone Summer Nights che recita “Tell me more, tell me more/did she put up a fight?” ("dimmi di più, dimmi di più, lei ha fatto resistenza?”) tratterebbe in maniera leggera e per molti inammissibile la violenza sessuale.
Anche il bullismo e il maschilismo non mancherebbero all'appello, come nella scena in cui uno degli amici di Danny si corica a terra per spiare sotto la gonna di due studentesse della Rydell High School.