Campi Flegrei, ecco come gli esperti controllano la caldera vulcanica
Attualmente gli scienziati non sono in grado di prevedere con accuratezza quando e dove avverrà un’eruzione, ma hanno molti modi per studiare e controllare ciò che accade sotto la superficie di un’area vulcanica
- L'area dei Campi Flegrei è una delle aree vulcaniche più pericolose al mondo ed è stata negli ultimi mesi al centro delle cronache per il rischio sismico connesso al fenomeno bradisismico. L'allerta sul fronte terremoti rimane alta e c'è già un piano di evacuazione ma, al di là delle misure da prendere dopo un'eventuale evento catastrofico, è possibile prevedere il luogo e il momento precisi in cui avverrà un’eruzione vulcanica?
- Al momento, quello che l'uomo e la scienza riescono a fare è il monitoraggio vulcanico, il quale permette di osservare e studiare i fenomeni e le variazioni che precedono e accompagnano le eruzioni, cercando di ricavarne abbastanza conoscenze da riuscire in futuro a fare previsioni attendibili
- Attualmente, quindi, gli scienziati non sono in grado di prevedere con accuratezza quando e dove avverrà un’eruzione, ma hanno molti modi per studiare e controllare ciò che accade sotto la superficie di un’area vulcanica. Per affermare che è in arrivo un’eruzione, bisogna controllare se gli indicatori e le "spie" a disposizione mostrano contemporaneamente un segnale d’allarme. Un'eventualità che ancora non sta avvenendo nel caso dei Campi Flegrei
- Ma come si sorveglia una caldera vulcanica? Il Corriere della Sera ha ripercorso tutte le attività attualmente in corso per il monitoraggio dei Campi Flegrei, sottolineando che la massima autorità scientifica italiana in materia di vulcani è l’Ingv, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Quest'ultimo ha messo in campo nei Campi Flegrei un complesso sistema di reti strumentali in grado di ricavare numerose informazioni di tipo fisico, chimicho e geologico sui vulcani che compongono la caldera flegrea
- I dati sono raccolti in tempo reale o con cadenza regolare e poi integrati con altri ricavati da campagne di misura periodiche e analisi svolte in laboratorio o direttamente nei siti vulcanici
- Tra i parametri osservati ci sono la deformazione del suolo, la variazione dell’inclinazione dei suoli e la sismicità che nei Campi Flegrei accompagna proprio il sollevamento dei suoli e che viene monitorata con la rete sismica permanente. Quest'ultima può contare su una trentina di postazioni terrestri e marine, alla quale si aggiunge l’altra dozzina di stazioni della rete sismica mobile
- Ci sono poi la rete gravimetrica, che ogni sei mesi esegue misure locali del campo gravimetrico, e la rete mobile all’infrarosso termico che mensilmente misura le temperature delle aree delle fumarole. Si tratta di parametri importanti perché sono legati all’eventuale risalita di magma verso la superficie. Inoltre, ci sono i dati forniti dalla rete geochimica permanente e dalla rete permanente all’infrarosso termico, i quali forniscono informazioni sulla composizione e la temperatura dei gas delle fumarole o delle falde acquifere e sul flusso di CO2
- A queste reti si aggiunge quella che il Corriere segnala come un vero fiore all’occhiello italiano nel settore del monitoraggio vulcanico marino: la rete multiparametrica MEDUSA (Multiparametric Elastic-beacon Devices and Underwater Sensors Acquisition system). Si tratta della prima infrastruttura di ricerca e monitoraggio geofisico marino del vulcanismo dei Campi Flegrei, presente dal 2015 al largo di Pozzuoli nelle cui acque ricade una notevole parte della caldera flegrea, per questo motivo pressoché inaccessibile finora
- Si tratta di uno dei sistemi di monitoraggio vulcanico più avanzati al mondo ed è gestito dalla Sezione di Napoli «Osservatorio Vesuviano» dell’Ingv. Il sistema è composto da quattro boe dotate di strumenti geofisici e oceanografici, tra cui un sismometro, un accelerometro, idrofoni e un sensore di pressione di alta precisione, che trasmettono continuamente dati in tempo reale alla sala monitoraggio di Napoli, dove vengono integrati con quelli provenienti dalla terraferma, per essere poi analizzati dai tecnici dell’Ingv
- Ogni boa è composta da un palo e un galleggiante posto ad alcuni metri sotto la superficie che sostiene la parte emersa mentre il tutto è fissato al fondale tramite una zavorra. Il sistema è quindi particolarmente stabile e non risente delle variazioni di livello dovute alle maree o al moto ondoso. Questo permette di misurare con precisione centimetrica, grazie ai sistemi GPS integrati, anche i lenti movimenti del fondale marino, tipici del bradisismo
- Un altro dei sistemi più innovativi di cui è dotato MEDUSA è quello che sfrutta i sensori di pressione ad alta precisione che misurano in continuo la pressione esercitata sulla strumentazione dalla colonna d’acqua sovrastante. Sostanzialmente, se il fondale marino dovesse alzarsi o abbassarsi anche di pochi centimetri a causa del bradisismo, la pressione idrostatica in quel punto cambierebbe e gli scienziati nella sala operativa ne sarebbero informati in tempo reale