Come prevenire e gestire i dolori articolari e muscolari, dal campo alla vita quotidiana

Salute e Benessere
Elena Pomè

Elena Pomè

Distorsioni, infiammazioni e traumi: non solo chi pratica sport, ma anche chi vive tra le mura domestiche può incorrere in insidie e subire infortuni. Nell'evento organizzato da IBSA Italy, il dottor Piergiuseppe Tettamanti, il dottor Alessandro Quaglia e il campione di basket Stefano Tonut hanno raccontato le proprie esperienze negli studi medici e sul campo, con una visione comune basata su prevenzione, preparazione e consapevolezza

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“Peace and Love”. Lunedì 20 ottobre, presso l’Unipol Forum di Assago, mentre nel backstage della struttura Lady Gaga si preparava per la seconda data italiana di The Mayhem Ball Tour, il dottor Alessandro Quaglia, Ortopedico e Traumatologo dello Sport all’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e Medico della prima squadra Inter di Milano, rivelava invece il curioso acronimo di un protocollo riabilitativo per trattare i dolori articolari e muscolari. L’evento Dal campo di gioco alla vita quotidiana: come prevenire e gestire i dolori articolari e muscolari, organizzato da IBSA Italy, azienda farmaceutica impegnata in attività di ricerca e sviluppo su dieci aree terapeutiche, ha infatti indagato le origini, la natura e i trattamenti delle problematiche che possono colpire non solo gli sportivi professionisti sui campi, ma anche le persone comuni nei gesti della vita quotidiana, dal prendere in braccio un bambino al pulire con troppa foga il vetro di una finestra. Secondo i dati ISTAT, in Italia ogni anno si verificano circa 4 milioni di incidenti domestici che, nel 54% dei casi, sono dovuti a cadute accidentali. Non tutti gli infortuni, quindi, rientrano nelle stesse categorie. “I traumi muscolari possono essere diretti, come un colpo o una contusione, che sono facilmente gestibili, o indiretti, come uno stiramento o uno strappo, che richiedono tempi di recupero più lunghi. I dolori articolari, invece, possono essere traumatici, cioè legati a distorsioni, a lussazioni o a lesioni dei legamenti e delle cartilagini, o da sovraccarico o usura, che nel tempo possono evolvere in patologie degenerative, come l’artrosi”, ha spiegato il dottor Quaglia. Un’altra distinzione, fatta dal dottor Piergiuseppe Tettamanti, Medico chirurgo specialista in Medicina dello sport e Responsabile sanitario della Nazionale Femminile di Basket, riguarda invece i soggetti che subiscono i dolori. Nella genesi della patologia traumatica, infatti, per gli sportivi professionisti è rilevante il gesto atletico peculiare della disciplina praticata, mentre per gli sportivi amatoriali ha peso piuttosto “un approccio incauto all’attività fisica, anche in considerazione della recente diffusione di discipline di sport-fitness sempre più spinte e di attività ludico-sportive spesso praticate senza una preparazione atletica minima”. Ulteriori differenze sono poi connaturate ai generi. “Le donne, soprattutto le giovani atlete, sono più predisposte degli uomini a lesioni del legamento crociato anteriore del ginocchio”, ha spiegato il dottor Quaglia. “Le cause sono molteplici, dai fattori anatomici ai fattori ormonali, legati ad esempio ad alcune fasi del ciclo mestruale”. In tal caso, le differenze di genere influenzano sia la scelta dei trattamenti sia, secondo il dottor Tettamanti, le attività di prevenzione, che possono riguardare anche la specificità della preparazione atletica per le sportive. Gli ha fatto eco il dottor Quaglia: “Soprattutto lo sport professionistico necessita di prevenzione sull’aspetto atletico, tecnico e tattico. Nel calcio femminile ora in crescita, per esempio, occorrerebbe implementare la preparazione tecnico-tattica delle bambine, che solitamente iniziano a giocare qualche anno dopo rispetto ai coetanei maschi. In generale, comunque, insegnare sia ai ragazzi che alle ragazze è fondamentale per evitare che si facciano male con gesti, atterraggi, salti o cambi di direzione eseguiti in modo scorretto”. Tra gli infortuni più comuni ci sono quelli che colpiscono i tendini, come il “ginocchio del saltatore” dei campioni di basket o il tendine d’Achille diffuso tra le persone comuni. “Per ridurre il rischio di infortuni, non si deve mai improvvisare”, ha spiegato il dottor Tettamanti. “Soprattutto quando si intraprende una nuova attività, occorre capire i propri limiti per evitare di sopravvalutare le proprie capacità e di incorrere in problematiche. Le persone comuni non giocano a pallone e non fanno gare di CrossFit per lavoro, perciò l’attività ludica e ricreativa non deve precluderci il fatto di essere attivi al lavoro, a casa e in famiglia”. Insomma, “se lo sportivo professionista si fa male, si fa male sul lavoro. Noi, invece, facciamo sport non per farci male, ma per stare bene”. E, al di là dell’ottenere il certificato medico di idoneità, la visita sportiva può essere anche un’occasione di confronto con esperti.

GLI INFORTUNI DEL CAMPIONE DI BASKET STEFANO TONUT E GLI ALTRI CASI

“Mi ritengo abbastanza fortunato, ho 31 anni e mezzo e ho avuto pochissimi infortuni”, ha raccontato Stefano Tonut, giocatore della Nazionale maschile di Basket e della squadra Olimpia Milano. “Quando avevo 25 anni ho affrontato un’operazione alla schiena per rimuovere un’ernia, che mi ha tenuto fermo un mese e mezzo, mentre di recente ho subito un infortunio al gemello mediale del polpaccio, che quest’estate mi ha fatto saltare una gara importantissima, il Campionato europeo, e mi ha portato via tempo con i miei compagni”. Una bella botta non solo dal punto di vista fisico, ma anche mentale, che però il cestista ha affrontato con filosofia, concentrandosi sulla visione futura. "È stato un momento di riflessione su come prepararmi al meglio fisicamente per evitare traumi di questo tipo. Arrivare pronti agli allenamenti e agli incontri è la migliore prevenzione”. Il dottor Tettamanti, invece, è stato suo malgrado coinvolto nel trattamento della moglie che, dopo un periodo trascorso assiduamente in attività di palestra che impiegavano molto sovraccarichi, era andata incontro a una frattura vertebrale dorsale che aveva richiesto una lunga riabilitazione, con tanto di astensione dal lavoro e altrettante difficoltà nella gestione della casa. “Spero che ora impari!”, ha scherzato. Il dottor Quaglia ha invece ricordato il caso di un calciatore professionista di serie A che aveva affrontato una brutta distorsione alla caviglia. “In vista di un’importante partita di Champions League, su insistenza dell’allenatore, degli altri calciatori e del giocatore stesso, abbiamo deciso di rimetterlo comunque in campo, correndo dei rischi. È andata bene”, ha raccontato. “Questo ci ricorda che, di fronte allo sportivo professionista o amatoriale, abbiamo il compito di fare valutazioni diverse”.

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LA COLLABORAZIONE CON LA FONDAZIONE FRANCESCA RAVA

IBSA collabora da anni con la Fondazione Francesca Rava – NPH Italia ETS, che compie 25 anni di aiuto concreto all’infanzia e all’adolescenza in condizioni di disagio, alle mamme e alle donne fragili in Italia, in Haiti e nel mondo. “Cerchiamo di creare benessere e salute e di rispondere alle povertà educative e sanitarie”, ha spiegato la Presidente Maria Vittoria Rava, che ha ricordato, tra le altre, l’iniziativa In Farmacia per i Bambini. “Ci occupiamo di bambini e di famiglie delle fasce deboli, che purtroppo non possono fare prevenzione: non tutti hanno la possibilità di fare pilates. In ogni caso, se subiscono un infortunio, il giorno dopo si devono alzare, portare i bambini a scuola e andare a lavorare. Così, cerchiamo di aiutarli a vivere una quotidianità senza dolore”. Anche Giuseppe Ciliberti, general manager e Ceo di Ibsa Italy, ha confermato l’impegno di sostenibilità e responsabilità sociale dell'azienda nell’aiutare la persona “a preservare il proprio corpo e a fare una vita sana, in movimento, a tutte le età”. Insomma, il motto comune è uno solo: “Mens sana in corpore sano”.

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