Influenza e variante K, verso boom casi: i consigli del pediatra

Salute e Benessere
©IPA/Fotogramma

Introduzione

La stagione influenzale è entrata nel vivo. Anche in Italia si assiste a un forte aumento del numero dei contagi, propagati soprattutto in ambienti lavorativi e scolastici, tra saluti e auguri che favoriscono la diffusione del virus. Se si aggiungono gli assembramenti nei negozi per gli acquisti natalizi, gli spostamenti e i ricongiungimenti familiari per le festività e gli imminenti pranzi e cenoni, il quadro lascia prevedere un ulteriore allargamento della platea a rischio contagio. In questo scenario sta dilagando in particolare la cosiddetta “variante K”. Ecco tutto quello che c’è da sapere, come orientarsi tra i vari virus e i consigli su come difendersi.

Quello che devi sapere

La variante K

Gli esperti hanno spiegato che si sta assistendo all’ascesa di una nuova variante del virus A H3N2 (il sottoclade K). Questa evoluzione è stata battezzata “super flu” per la spinta che ha contribuito a imprimere all'impennata di casi in particolare in alcune aree del mondo e d'Europa.

 

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Verso boom di casi

"Per i prossimi giorni - spiega il pediatra Italo Farnetani all'Adnkronos Salute - si stima che 6 milioni di italiani si sposteranno per turismo. Gli altri si incontreranno per tutti gli eventi natalizi. E sarà molto difficile evitare il contatto ed eventuali contagi. Pertanto si prevede che nelle prossime due settimane si avrà un'espansione del numero di malati. A causa dei virus influenzali o degli altri virus, soprattutto respiratori, molto diffusi in questa stagione. "È facile prevedere che dalla fine di questa settimana ci sarà un forte incremento delle tipiche infezioni invernali, soprattutto a carico dell'apparato respiratorio, influenza compresa”.

 

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Le cause

"Il motivo è duplice", dice il camice bianco. Da un lato "l'elevata possibilità di trasmissione di questi patogeni che si diffondono facilmente negli ambienti chiusi". E dall'altro il fattore freddo: "Il brusco abbassamento delle temperature è uno degli elementi che determina la maggior diffusione delle infezioni durante il periodo invernale. Non è il freddo che fa ammalare - precisa - ma quando le temperature sono basse si sta maggiormente in luoghi chiusi, con aria riciclata. I riscaldamenti accesi, poi, rendono l'aria secca impedendo che le particelle di polvere cariche di agenti infettanti vengano abbattute al suolo. In questo modo si spostano leggere perché sono ben asciutte e facilmente fanno breccia nell'apparato respiratorio dei presenti".

I consigli pratici

Il consiglio è di "aprire le finestre almeno 45 minuti al giorno, anche quando fuori è molto freddo, e non tenere mai i riscaldamenti eccessivamente alti. La temperatura di 19 gradi è ottimale, e si può mettere sopra le sorgenti di calore, in primis sui radiatori, un asciugamano di spugna bagnato, che serve a umidificare l'ambiente. Importante non rinunciare a stare all'aria aperta anche quando è freddo”.

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Influenza sì o no?

Poiché l'influenza non è la sola a circolare in questo periodo, non è sempre lei costringerci a letto. Potrebbe essere qualche virus “cugino”. Il pediatra Farnetani ha proposto uno strumento battezzato “influenzometro” per orientarsi fra i virus in azione in questo periodo. Una sorta di test per capire se si tratta di influenza oppure no. Fermo restando, puntualizza, che "si deve sempre consultare il medico”.

 

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Come funziona

Si tratta nel dettaglio di un percorso scandito da una serie di domande o affermazioni. E, a seconda della risposta che più corrisponde alla situazione di chi sta usando lo strumento, viene assegnato un punteggio. Sommando quelli ottenuti a ogni step, si potrà leggere il risultato: con un punteggio uguale o superiore a 210 "è influenza"; con un totale da 190 a 205 l'esito è "dubbio", ma se rifacendo il questionario il punteggio rientra sempre in questo range "non si tratta di influenza"; con un totale uguale o inferiore a 185 "non è influenza, ma probabilmente si tratta di una malattia dovuta ad altri agenti infettivi". L'influenzometro valuta prima di tutto il periodo in cui si presenta la malattia (da dicembre ad aprile o da maggio a novembre), e se i media hanno già riportato notizie sui primi isolamenti di virus influenzale.

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I sintomi

Poi si passano in rassegna i sintomi: dolore e sua localizzazione (alla schiena e alle articolazioni, mal di testa, mal d'orecchie, mal di pancia), febbre (superiore a 38,5° C e per quanti giorni); fastidi agli occhi (arrossati, con dolore quando si guarda lateralmente, con bruciore, con lacrimazione abbondante, appiccicati con secrezione gialla). Nel percorso si valutano anche le condizioni di volto (arrossato o pallido) e pelle (calda e umida, normale), e la presenza di tosse (secca o catarrosa). Si passa poi alla gola (fa male, brucia, è secca), alla voce (rauca o normale), al naso (chiuso, con secrezione chiara e liquida), all'apparato digerente (per capire se sono presenti sintomi come vomito, diarrea o stipsi) e infine si approfondiscono le condizioni generali (malessere, svogliatezza, ci si stanca con facilità, mancanza di appetito). Il test, insomma, aiuta a farsi una cultura personale su come distinguere fra influenza e virus parainfluenzali. "Sarà però il medico a indicare la strada" terapeutica da seguire per lasciarseli alle spalle.

E il vaccino?

Secondo gli esperti, la variante K presenta molteplici sostituzioni nell'emoagglutinina, proteina di superficie, rispetto al virus a cui è mirato il vaccino raccomandato dall'Organizzazione mondiale della sanità per la stagione influenzale 2025-2026 nell'emisfero settentrionale. La variante, spiega un'analisi pubblicata sulla rivista Jama, “probabilmente causerà una riduzione dell'efficacia dei vaccini antinfluenzali di quest'anno e potenzialmente un'altra stagione impegnativa”. I dati indicano che "il vaccino fornirà una certa protezione contro gli esiti gravi dovuti alle infezioni da variante K, sebbene siano necessarie valutazioni in corso", puntualizzano gli autori citando un'analisi su dati ospedalieri e di ricovero d'urgenza in Gb che evidenziano un'efficacia del 72-75% nei bimbi (gran parte immunizzati col vaccino intranasale) e un'efficacia minore dai vaccini iniettabili negli adulti (32-39%), ma comunque presente. Tanto che l'invito è ad "aumentare la copertura complessiva, in particolare tra coloro che sono a stretto contatto con persone a maggior rischio di complicanze influenzali", un'operazione ancora più "importante quest'anno".

 

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