Introduzione
Febbre, naso che cola, mal di gola, tosse, difficoltà respiratorie e spossatezza. Sono sintomi che tutti conoscono e che, soprattutto nei mesi invernali, fanno subito pensare all’influenza. Ma non sempre è così. In una stagione caratterizzata da un vero e proprio “tsunami” di infezioni respiratorie, è importante ricordare che "le sindromi respiratorie osservate in questo periodo non sono causate esclusivamente dal virus influenzale". A sottolinearlo è Amcli Ets, l'Associazione microbiologi clinici italiani. Ecco come riconoscere l’origine dell’infezione e come distinguere l’influenza da altre infezioni respiratorie.
Quello che devi sapere
Non tutte le infezioni sono influenza
“Come ogni anno il periodo compreso tra dicembre e febbraio rappresenta la fase di massima circolazione virale", spiegano i microbiologi. Ma i virus influenzali rappresentano solo una parte delle infezioni: “Sono responsabili di circa un quarto delle infezioni”. In particolare, a prevalere è il "ceppo A/H3N2 presente nel vaccino stagionale”. Mentre la maggior parte delle altre infezioni respiratorie è attribuibile soprattutto “a rinovirus, adenovirus e virus parainfluenzali, oltre al Sars-CoV-2”, responsabile del Covid-19.
Perché i sintomi non bastano per diagnosticare l'influenza
Individuare la causa di un’infezione respiratoria basandosi solo sul quadro clinico è spesso complesso. Questo perché, come evidenzia l’Amcli, "a fronte della contemporanea circolazione di più agenti virali, la diagnosi clinica basata esclusivamente sui sintomi non consente di identificare con certezza l'agente responsabile dell'infezione”.
Il ruolo chiave del tampone
Per arrivare a una diagnosi certa è spesso necessario ricorrere a un tampone nasofaringeo, utile anche per impostare la terapia più adeguata ed evitare trattamenti non necessari. "L'unico strumento capace di fornire una certezza diagnostica è il tampone nasofaringeo, che esaminato presso i Laboratori di Microbiologia permette, tra tutti i virus respiratori, di identificare con appropriatezza l'agente patogeno”, indicano gli esperti. Inoltre, “l’impiego di test microbiologici rapidi e innovativi consente di distinguere le infezioni virali da quelle batteriche, garantendo scelte terapeutiche appropriate ed evitando l'uso non necessario di antibiotici, inefficaci contro i virus, ma indispensabili nelle infezioni respiratorie sostenute da batteri come ad esempio lo pneumococco, principale microrganismo responsabile della polmonite".
I numeri delle infezioni in Italia
Le sindromi respiratorie acute sono in aumento anche in Italia. In base ai dati più recenti del sistema di sorveglianza RespiVirNet dell'Istituto superiore di sanità, nella settimana tra l'1 e il 7 dicembre sono stati registrati circa 695mila nuovi casi di infezioni respiratorie acute, circa 100mila in più rispetto alla settimana precedente. Nel complesso, conferma l'Amcli, “si stima che nel corso della stagione possano essere coinvolti circa 16 milioni di italiani, un numero in linea con la passata stagione".
Incidenza alta tra i più piccoli
Nella prima settimana di dicembre "l'incidenza delle infezioni respiratorie è stata pari a 12,4 casi ogni 1.000 assistiti, con un impatto particolarmente significativo nella fascia di età pediatrica sotto i 4 anni" in cui "l'incidenza risulta tripla rispetto alla popolazione generale”. Le regioni maggiormente interessate sono Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Sardegna.
L’importanza della vaccinazione
Lo strumento più efficace per prevenire le forme più gravi di infezione resta la vaccinazione. I microbiologi ricordano che "la vaccinazione è raccomandata e gratuita per bambini dai 6 mesi ai 6 anni, donne in gravidanza, over 60, soggetti con patologie croniche, personale sanitario e personale di pubblica sicurezza", e "in alcune Regioni la gratuità è estesa all'intera popolazione. Considerata la prosecuzione della circolazione virale nelle prossime settimane, la vaccinazione rappresenta uno strumento di prevenzione ancora pienamente utile".