Health, trapianto di utero: la storia di Mattia e il protocollo pionieristico di Catania

Salute e Benessere
Raffaella Cesaroni

Raffaella Cesaroni

A Catania, la medicina italiana ha riscritto una possibilità che sembrava preclusa: diventare madre pur essendo nata senza utero. Dopo Alessandra, nata nell’agosto 2022, Mattia, il 6 settembre 2025, secondo bambino in Italia nato da una donna con utero trapiantato. A Health la sua storia

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Il parto, avvenuto all’Ospedale Cannizzaro, è stato il coronamento di un percorso clinico e umano guidato dalla squadra multidisciplinare del Policlinico di Catania e dall’unità diretta dal Prof. Paolo Scollo, Rettore dell’Università Kore di Enna. La storia di Mattia è stata raccontata dalla mamma Tiziana Fisichella a Health, mettendo al centro una conquista che è al tempo stesso scientifica, etica e sociale. Enorme il risultato e il primato del centro etneo nel programma italiano di trapianto di utero da donatrice deceduta.

Che cos’è il trapianto di utero e perché è “diverso” dagli altri trapianti

Il trapianto di utero è un trapianto “funzionale”: non salva la vita, ma serve a dare la vita, offrendo a donne con infertilità assoluta da fattore uterino la possibilità di portare una gravidanza. È un trapianto temporaneo: dopo il parto (o i parti), l’utero trapiantato viene generalmente rimosso per evitare l’esposizione prolungata ai farmaci immunosoppressivi. La peculiarità del protocollo italiano – autorizzato in via sperimentale nel 2018 – è la donazione da deceduta (circa il 20% dei casi nel mondo), con una microchirurgia vascolare complessa e un percorso di procreazione medicalmente assistita (PMA) pianificato sin dall’inizio. Sul piano tecnico, l’anastomosi arteriosa e venosa dell’utero è tra le più complesse in trapiantologia: la vascolarizzazione uterina è fine, ramificata e dinamica (cambia con ciclo e gravidanza), richiede competenze di chirurgia vascolare e microchirurgia avanzata, oltre a un monitoraggio stretto per escludere trombosi o insufficiente perfusione. Lo hanno ricordato pubblicamente gli stessi chirurghi del centro di Catania.

Per chi è indicato: la sindrome di Mayer‑Rokitansky‑Küster‑Hauser

La principale indicazione clinica a livello mondiale è la sindrome di Mayer‑Rokitansky‑Küster‑Hauser (MRKH): una malformazione congenita che comporta l’assenza dell’utero pur con ovaie funzionanti. In queste donne la PMA tradizionale non può risolvere l’infertilità, perché manca l’organo che accoglie l’embrione. Il trapianto di utero, in casi selezionati e valutati da team multidisciplinari, restituisce la possibilità di gravidanza.

Perché è complesso: chirurgia, immunologia, PMA e etica

L’iter di selezione è rigoroso: valutazione clinica e strumentale, idoneità immunologica, supporto psicologico per l’aderenza alla terapia e al percorso, crioconservazione ovocitaria prima dell’intervento e un follow‑up intensivo post‑trapianto. È un percorso lungo, spesso di anni ed è limitato a pochi centri nel mondo. In Italia è attivo a Catania, nell’ambito di un protocollo sperimentale nazionale coordinato dal Centro Nazionale Trapianti. Dal punto di vista etico, il protocollo italiano valorizza la donazione post‑mortem e la scelta di crioconservare ovociti (non embrioni) prima del trapianto. La PMA avviene quando l’organo trapiantato è stabile, riducendo dilemmi legati all’eventuale gestione di embrioni in attesa. Questi elementi – uniti alla trasparenza del percorso e al via libera degli organi regolatori – sono stati sottolineati da fonti istituzionali e accademiche.

La storia di Catania, dal primo trapianto alla nascita di Alessandra

Il primo trapianto di utero in Italia è stato eseguito nell’agosto 2020 al Policlinico di Catania, in collaborazione con l’Ospedale Cannizzaro, su una donna con MRKH. A distanza di due anni, il 30 agosto 2022, è nata Alessandra, prima bimba in Italia e sesto caso al mondo di nascita dopo trapianto da donatrice deceduta: parto cesareo a 34 settimane per una infezione da SARS‑CoV‑2 intercorsa in gravidanza, con esito stabile per madre e figlia.

Mattia, tre mesi: il secondo nato in Italia da utero trapiantato

Il 6 settembre 2025 è nato Mattia, 3 kg, con parto cesareo al Cannizzaro: secondo caso in Italia di nascita dopo trapianto di utero. La mamma, Tiziana Fisichella, aveva raccontato a Health il percorso di cura: dagli ovociti crioconservati alla fecondazione assistita, fino al monitoraggio della gravidanza. Oltre a consolidare il primato italiano nella donazione da deceduta, un aspetto clinico è importante: in casi selezionati non è stata necessaria la rimozione dell’utero subito dopo il parto. Un’evoluzione della strategia, sempre valutata caso per caso dalle équipe.

Congelamento ovocitario vs embrionale: perché si preferisce il primo

Nel protocollo di Catania si privilegia la crioconservazione degli ovociti prima del trapianto, da scongelare al momento della PMA. La scelta riduce la presenza di embrioni crioconservati prima che l’organo sia trapiantato e funzionante, migliora la programmazione della fecondazione e si allinea al quadro etico‑regolatorio del percorso sperimentale italiano. Questo punto è rimarcato nelle comunicazioni del CNT.

Cosa significa per le donne: oltre l’impossibilità, una prospettiva reale

Per le donne con infertilità assoluta da fattore uterino, il trapianto apre una via alternativa alla surrogazione oggi non consentita in Italia, permettendo di vivere la gravidanza in prima persona. È un’opzione rara, selettiva e non priva di rischi (chirurgici e immunologici), ma in centri esperti può tradursi in nascite e in un miglioramento concreto della qualità di vita. Le due nascite italiane (Alessandra e Mattia) testimoniano che l’approccio è realistico e riproducibile in condizioni rigorosamente controllate.

Il ruolo del Prof. Paolo Scollo e dell’équipe di Catania

Il Prof. Paolo Scollo guida l’Ostetricia e Ginecologia del Cannizzaro e ha avuto un ruolo chiave nella sperimentazione italiana del trapianto di utero, insieme al Centro Trapianti del Policlinico diretto dal Prof. Pierfrancesco Veroux. La continuità tra chirurgia dei trapianti e medicina della riproduzione è l’elemento che ha permesso di portare a termine gravidanze con esito positivo, a partire dal primo trapianto del 2020 e fino alle nascite del 2022 di Alessandra e del 2025 di Mattia, di cui abbiamo raccontato la storia a Health.

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