Leucemia, studiata tecnica di mixaggio tra sangue malato e sano

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La procedura, sperimentata con risultati promettenti su topi e cellule umane coltivate in laboratorio, permette di “cancellare” del tutto il sangue di una persona malata di leucemia sostituendolo contemporaneamente con quello donato da una persona sana. Uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica “Nature”, ne ha tratteggiato i dettagli. La ricerca è stata guidata dagli esperti dell'Università svizzera di Basilea e mira ad iniziare le sperimentazioni sull'uomo nel giro di alcuni anni

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Una tecnica innovativa, sperimentata con risultati promettenti su topi e cellule umane coltivate in laboratorio, che permette di “cancellare” del tutto il sangue di una persona malata di leucemia sostituendolo contemporaneamente con quello donato da una persona sana. Uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica “Nature”, ne ha tratteggiato i dettagli. La ricerca è stata guidata dagli esperti dell'Università svizzera di Basilea e mira ad iniziare le sperimentazioni sull'uomo nel giro di alcuni anni, aprendo così la strada a nuove opzioni terapeutiche non solo per chi è affetto dalla leucemia ma anche, ad esempio, per correggere specifici difetti genetici o per generare resistenza ai virus, tra cui l'Hiv. 

Una strategia meno dannosa rispetto al trapianto di staminali

Come spiegato dagli scienziati, nelle forme aggressive di leucemia una delle poche possibilità di cura è quella legata alla sostituzione dell'intero sistema sanguigno malato con uno sano. Una procedura, ad oggi, consolidata è quella del trapianto di cellule staminali del sangue che però può comportare diversi effetti collaterali e complicazioni. Infatti, ci si serve della chemioterapia per rimuovere le cellule del sangue, tra cui proprio le staminali, e solamente in seguito si ha la possibilità di somministrare il sangue del donatore.  Per questo motivo e per individuare una strategia meno aggressiva, i ricercatori coinvolti nello studio hanno costruito anticorpi capaci di riconoscere una particolare struttura superficiale che si trova su tutte le cellule del sangue, sane ma anche malate, ma non sulle altre cellule umane. Questi, in particolare, sono correlati ad un farmaco tossico che uccide il bersaglio in maniera calcolata e precisa e, durante tale processo, può avvenire il trapianto di cellule del sangue sane. Per non permettere all'anticorpo-killer di eliminare anche le nuove cellule, gli scienziati si sono serviti di tecniche di ingegneria genetica per modificare le cellule staminali del donatore così da non poter essere riconosciute.

Nuove possibili opzioni terapeutiche

“Avevamo bisogno di una molecola presente sulla superficie delle cellule che apparisse con la stessa frequenza su tutte quelle del sangue ma che non fosse presente altrove", ha spiegato Lukas Jeker, coordinatore dello studio. Ad esser scelta è stata una proteina denominata “CD45” che risulta anche adatta alla protezione delle nuove cellule, tanto da poter essere modificata con l’obiettivo di “schermarle” dall'attacco degli anticorpi, lasciando intatta però la sua funzione. L’approccio studiato, adesso, “potrebbe aprire la strada a nuove opzioni terapeutiche per i pazienti il cui stato di salute è incompatibile con la chemioterapia necessaria per il trapianto di cellule staminali", hanno concluso i ricercatori.

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