Dolore neuropatico, ecco perché le donne sono più sensibili. Lo studio
La ricerca per la prima volta mette sul piatto il ruolo chiave svolto dal tessuto adiposo nella regolazione delle risposte infiammatorie e metaboliche specifiche legate al sesso biologico
- Molte ricerche scientifiche hanno rilevato una maggiore sensibilità e suscettibilità al dolore neuropatico, ovvero di origine nervosa, dei soggetti di sesso femminile rispetto a quelli di sesso maschile. Ma perché ciò avviene? Uno studio ha provato a rispondere a questa domanda
- La ricerca, pubblicata sulla rivista iScience, per la prima volta mette sul piatto il ruolo chiave svolto dal tessuto adiposo nella regolazione delle risposte infiammatorie e metaboliche specifiche legate al sesso biologico, sottolineando alcuni fattori determinanti che spiegano la maggiore suscettibilità del sesso femminile al dolore neuropatico
- In vari disordini metabolici, quali ad esempio il diabete e l'obesità, il tessuto adiposo è considerato un fattore che può facilitare processi infiammatori o essere causa dell'insorgenza di neuropatie
- L'ipotesi che il tessuto adiposo possa svolgere un ruolo predominante e differente in base al sesso nel modulare la risposta metabolica a una lesione nervosa, in assenza di concomitanti patologie metaboliche, non era però mai stata presa in considerazione. Le osservazioni del team di ricerca si sono concentrate sulle lesioni a un nervo periferico, arrivando a superare molte precedenti aspettative
- "A seguito di tale tipo di lesione, abbiamo osservato che il tessuto adiposo maschile promuove la glicolisi, ossia la scissione della molecola di glucosio al fine di generare molecole a più alta energia, e riduce la spesa energetica e i livelli di acidi grassi insaturi", ha spiegato Roberto Coccurello ricercatore Cnr-Isc e Fondazione Santa Lucia IRCCS, supervisore dello studio
- CREA UN AMBIENTE FAVOREVOLE
- Diversa, invece, la risposta nel sesso femminile. "Il tessuto adiposo femminile mostra una lipolisi e un'ossidazione degli acidi grassi alterate, un aumento della spesa energetica e un'elevata secrezione di ormoni steroidei che influisce sul metabolismo del glucosio e dell'insulina", ha affermato Claudia Rossi, docente di Biochimica dell'Università "G. d'Annunzio" di Chieti-Pescara
- In sostanza, il tessuto adiposo femminile "non solo risponde al danno con un metabolismo alterato simile a quello dei soggetti che sviluppano neuropatie diabetiche, ma rilascia anche altri ormoni coinvolti nella generazione e nel mantenimento del dolore neuropatico", ha aggiunto Rossi
- "Tutto ciò ha chiare implicazioni nella comprensione delle divergenze di risposta tra i sessi al danno nervoso, soprattutto alla luce del fatto che il sistema immunitario, i neuroni e la neuroglia sono altamente suscettibili ai cambiamenti metabolici e ormonali, soprattutto quelli legati al glucosio, all'insulina e a estrogeni", ha affermato Sara Marinelli ricercatrice del Cnr-Ibbc, alla guida del team
- La novità di questo studio risiede nel fatto che fino a oggi le ricerche "si erano focalizzate su quelli che sembravano essere gli attori principali coinvolti nelle neuropatie e sul dolore a esse associato - ha dichiarato Marinelli -, che si pensavano essere all'origine di questa differenza, ossia il sistema immunitario, le cellule non neuronali (neuroglia) e gli ormoni sessuali, scoprendo effettivamente divergenze tra maschi e femmine nella risposta al danno nervoso"
- Cosa effettivamente innescasse le diverse risposte di questi attori dopo una lesione nervosa però "era finora ignoto - ha sottolineato Marinelli -. Il tessuto adiposo, organo fino a non molto tempo fa considerato amorfo, è in realtà particolarmente dinamico nella comunicazione inter-organo, ed è capace di regolare, influenzare e modificare numerosi processi fisiologici e patologici, non soltanto di natura metabolica"
- "Oggi, abbiamo aggiunto un importante tassello alla comprensione di questo divario, scoprendo che questo organo partecipa attivamente alla riparazione di un danno neurologico in modo sesso-dipendente", ha spiegato Marinelli
- Lo studio è stato compiuto congiuntamente dal Consiglio nazionale delle ricerche - Istituto di biochimica e biologia cellulare di Napoli (Cnr-Ibbc) e Istituto dei sistemi complessi di Roma (Cnr-Isc) -, dalla Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma, dal Centro di Studi e Tecnologie Avanzate (CAST) dell'Universita' degli Studi "G. d'Annunzio" di Chieti-Pescara e dall'Universita' Kore di Enna
- Le evidenze emerse in questo studio aprono una prospettiva terapeutica nuova per affrontare i danni nervosi periferici, anche se saranno necessarie ulteriori ricerche per identificare bersagli più precisi e mettere a punto terapie diversificate a seconda del genere