Giornata mondiale dell'Alzheimer, le nuove scoperte tra cure innovative e diagnosi precoce

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Dai farmaci in grado di rallentare il decorso della malattia e ritardare l'aggravamento dei sintomi, alla possibilità di una diagnosi precoce fino a nuove ipotesi sui fattori scatenanti. Sono tanti i progressi della medicina, ecco le ultime scoperte

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Il 21 settembre si celebra la Giornata mondiale dell'Alzheimer, istituita nel 1994 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dall'Alzheimer's disease international per diffondere iniziative dedicate alla conoscenza e alla diffusione delle informazioni sulla malattia. L'Alzheimer è la forma più comune di demenza degenerativa e negli anni sono stati molti gli studi su questa malattia, ecco alcune delle ultime scoperte in capo medico.

Un farmaco in grado di rallentare la malattia

Secondo i dati di uno studio pubblicato sul Journal dell’American Medical Association, un nuovo farmaco sperimentale, il donanemab, sarebbe in grado di rallentare la progressione dell'Alzheimer, permettendo anche di ritardare l'aggravamento dei sintomi. Il farmaco è un anticorpo monoclonale che aiuta a rimuovere la beta-amiloide, la proteina alla base delle placche caratteristiche della malattia. La sperimentazione, denominata ‘Trailblazer-Alz 2’, ha coinvolto più di 1.700 pazienti con Alzheimer in fase iniziale. Dopo circa un anno e mezzo, nei malati trattati con donanemab la malattia è progredita più lentamente.

Leqembi approvato dalla Fda

Un altro farmaco per combattere l'Alzheimer, approvato a luglio dalla dalla Fda, Food and Drug Administration, l'ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, è il Leqembi. Questo farmaco è in grado di rallentare moderatamente la malattia e consentirebbe di ridurre i grumi di amiloide nel cervello, un segno distintivo della malattia. Il farmaco, che deve essere somministrato per via endovenosa ogni due settimane, è rivolto ai pazienti che si trovano in una fase iniziale dell'Alzheimer. La Fda ha precisato di aver chiesto all'azienda che produce il farmaco di inserire l'avvertimento che Leqembi e altri membri di questa nuova categoria di farmaci anti-amiloidi possono causare gonfiore ed emorragia cerebrale come effetti collaterali.

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Passi avanti nella diagnosi precoce

Uno studio pubblicato la scorsa primavera sulla rivista Alzheimer's & Dementia, condotto dagli scienziati del Karolinska Institutet, in Svezia, sostiene che livelli ematici elevati di glicani, possono essere collegati a un rischio maggiore di sviluppare l'Alzheimer. I ricercatori hanno considerato i dati relativi a 233 partecipanti allo Swedish National Study on Aging and Care in Kungsholmen (SNAC-K). I campioni sono stati raccolti tra il 2001 e il 2004 e i volontari sono stati monitorati regolarmente per un follow-up di circa 17 anni.

Disturbi del sonno e Alzheimer

Secondo una ricerca del Centro di medicina del sonno dell'ospedale Molinette della Città della salute di Torino e dell'Università del capoluogo piemontese, c'è un legame tra disturbi del sonno e Alzheimer. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Acta Neuropathologica Communications. I ricercatori hanno esaminato l'effetto di un sonno disturbato in topi geneticamente predisposti al deposito di beta-amiloide, una proteina che compromette irreversibilmente le funzioni cognitive dell'animale anche se giovane. La sola frammentazione del sonno ottenuta inducendo brevi risvegli senza modificare il tempo totale del sonno, per un periodo di un mese (approssimativamente corrispondente a tre anni di vita dell'uomo), compromette il funzionamento del sistema glinfatico, facendo aumentare il deposito della proteina.

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Alzheimer e Parkinson, l'ipotesi di un'origine comune

Alzheimer e Parkinson sarebbero causate dallo stesso meccanismo neurodegenerativo, chiamato Nes - Neurodegenerative Elderly Syndrome (Sindrome neurodegenerativa dell’anziano), e si differenzierebbero in seguito. È questo il risultato di un nuovo studio condotto da tre ricercatori dell'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche. I risultati della ricerca, pubblicati sulle pagine della rivista specializzata IBRO Neuroscience Reports, se confermati, potrebbero aprire la strada a nuovi approcci nel trattamento e nella diagnosi delle due patologie.

Alzheimer più diffuso tra le donne

L'Alzheimer colpisce più le donne degli uomini, una delle cause di questa differenza tra i sessi è l'enzima USP11, maggiormente presente nel cervello del genere femminile, che favorirebbe un accumulo di proteine tossiche all'interno delle cellule nervose cerebrali. A indicarlo è uno studio dello scorso ottobre pubblicato sulla rivista scientifica Cell. I risultati potrebbero aprire la strada allo sviluppo di nuovi trattamenti contro la patologia.

Alzheimer's and dementia research, conceptual image. Magnetic resonance imaging (MRI) scan of a human brain on a screen

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