
Sclerosi multipla, risultati sperimentazione: “Cellule staminali rallentano malattia”
Gianvito Martino, direttore scientifico del San Raffaele, spiega che “le cellule vengono infuse attraverso una puntura lombare direttamente nel liquido cerebrospinale. Da qui migrano nell'area dove c’è il danno causato dalla malattia e agiscono secernendo molecole neuroprotettive. Funzionano, dunque, come una sorta di farmacia viaggiante". Nello studio sono stati coinvolti dodici pazienti con risultati buoni

La terapia con cellule staminali del cervello nelle persone con forme progressive di sclerosi multipla è sicura e sembra mettere un freno all'avanzata della malattia: lo dicono i dati di una sperimentazione condotta da ricercatori dell'Irccs ospedale San Raffaele di Milano e illustrata su Nature Medicine
Sclerosi multipla, una molecola riduce la perdita di tessuto cerebrale
Si tratta soltanto del primo passo nel percorso di ricerca sull'uomo, ma i risultati fanno sperare in sviluppi positivi. Non è la prima volta che si esegue un tentativo con le cellule staminali nel trattamento della sclerosi multipla
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In passato sono state condotte sperimentazioni con cellule staminali del sangue (ematopoietiche) e mesenchimali. I risultati, tuttavia, non sono stati ottimali, specie nelle forme progressive della malattia. Quelle utilizzate dai ricercatori del San Raffaele sono invece staminali del sistema nervoso
Sclerosi multipla, nuova terapia disattiva malattia nel 77% dei casi
"Questo tipo di cellule è già stato testato in diverse altre patologie come la Sla o la malattia di Huntington con la finalità di sostituire le cellule danneggiate", chiarisce all'Ansa il coordinatore della ricerca Gianvito Martino, direttore scientifico del San Raffaele
Sclerosi multipla, nuova strategia potrebbe ridurre i danni neurologici. Lo studio
"Nel nostro caso, invece, le cellule vengono infuse attraverso una puntura lombare direttamente nel liquido cerebrospinale. Da qui migrano nell'area dove c’è il danno causato dalla malattia e agiscono secernendo molecole neuroprotettive. Funzionano, dunque, come una sorta di farmacia viaggiante", precisa Martino

I pazienti hanno ricevuto differenti dosaggi di staminali: i test eseguiti a due anni dal trattamento hanno mostrato "una riduzione della perdita di tessuto cerebrale nei pazienti che hanno ricevuto il maggior numero di cellule staminali neurali", illustra la prima firmataria dello studio Angela Genchi

Inoltre, i pazienti presentavano fattori di crescita e di sostanze neuroprotettive nel liquido cerebrospinale. Tutto ciò potrebbe confermare la capacità del trattamento di favorire processi di riparazione

I ricercatori sono cauti: lo scopo di questa fase della ricerca era in primo luogo valutare l'efficacia del trattamento. Inoltre il numero di pazienti è esiguo. "Tutti i dati, però, vanno nella direzione auspicata", precisa Martino. Il prossimo passo sarà verificare l'efficacia del trattamento in una sperimentazione più ampia

Si punta a coinvolgere circa cento pazienti in più centri clinici. Le caratteristiche dei malati da includere nella nuova sperimentazione dovranno essere definite con le autorità regolatorie. "Ci vorranno almeno 4-5 anni per avere i nuovi dati", dice Martino

"I tempi della ricerca scientifica sono apparentemente lunghi", dichiara Mario Alberto Battaglia, presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (Fism), che ha sostenuto la sperimentazione. "Ma è così che possiamo arrivare a risultati che siano concretamente in grado di cambiare la vita delle persone"
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