I risultati dello studio di Fase 3 Daybreak Ole, condotto dall’azienda farmaceutica Bristol Myers Squibb, hanno dimostrato l’efficacia del farmaco ozanimod
Sono circa 133mila le persone con sclerosi multipla che vivono in Italia. Questa patologia autoimmune neurodegenerativa interessa il sistema nervoso centrale e la sua forma più frequente è quella recidivante-remittente, che interessa più di 113mila persone solo nella Penisola. Si distingue per l’alternanza di fasi, della durata imprevedibile, caratterizzate dall’insorgenza di deficit neurologici improvvisi con altre di remissione. Un nuovo farmaco orale, l’ozanimod, si è però dimostrato in grado di prevenire l’atrofia cerebrale correlata al deterioramento cognitivo. Lo indicano i risultati dello studio di Fase 3 Daybreak Ole, condotto dall’azienda farmaceutica Bristol Myers Squibb, presentati durante il 38esimo congresso del comitato europeo per il trattamento e la ricerca sulla sclerosi multipla (ECTRIMIS).
L’efficacia di ozanimod
Massimiliano Calabrese, professore associato di neurologia dell’Università di Verona, ha spiegato che la “riduzione del tessuto cerebrale è strettamente correlata al deficit cognitivo, soprattutto nella forma recidivante-remittente. Ad Amsterdam sono stati presentati due studi che hanno indicato come i pazienti trattati con una terapia ad alta efficacia come ozanimod manifestino un rallentamento della perdita di tessuto cerebrale (valutata mediante risonanza magnetica) e del conseguente deterioramento cognitivo, rispetto ai pazienti trattati con interferoni beta1a”. Dallo studio di Fase 3 Daybreak Ole è emerso che l’efficacia a lungo termine della terapia basata su ozanimod è stata mantenuta dopo oltre 60 mesi dal trattamento.
Eleonora Cocco, professoressa di neurologia presso l’Università di Cagliari e responsabile del Centro Sclerosi Multipla dell’ Ospedale Binaghi di Cagliari, ha sottolineato che “ozanimod si conferma una molecola con un buon profilo di sicurezza e lo stesso vale per l’efficacia, che è stata mantenuta nel tempo”. Inoltre, il 100% dei partecipanti allo studio che erano stati sottoposti a vaccinazione anti Covid con vaccini a mRna ha avuto una risposta sierologica. Questo, ha concluso Cocco, “conferma il profilo di sicurezza del farmaco che può essere somministrato congiuntamente all’immunizzazione contro il Covid-19”.