Lo ha segnalato un articolo della rivista “Nature”, riprendendo lo studio di un team di scienziati thailandesi. Proprio dalla Thailandia, infatti, è arrivato il caso del contagio causato da un gatto, appartenente a due uomini risultati positivi al Covid-19, nei confronti di una giovane veterinaria 32enne. Si tratta comunque, hanno detto gli esperti, di un caso molto raro
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Arriva dalla Thailandia il primo caso di una persona che ha contratto il Covid-19 a causa del contagio di un gatto. Sebbene il passaggio del virus dai felini domestici all’uomo resti un evento molto raro, è quello che è successo ad agosto 2021 a Songkhla, una provincia commerciale nel sud della Thailandia. Lo segnala un articolo apparso sulla rivista scientifica “Nature” che riporta lo studio di un team scientifico thailandese, apparso su “Emerging Infectious Diseases”, segnalando attraverso “solide evidenze” il passaggio del virus Sars-Cov-2 da un gatto ad una persona, una veterinaria.
La ricostruzione degli eventi
Così il team di studiosi ha descritto il caso. Il 15 agosto dell’anno scorso, come detto, una veterinaria di 32 anni, sana e che viveva da sola nel dormitorio di un campus thailandese, si è recata presso l'ospedale della Prince of Songkla University, situato nel distretto di Hatyai , provincia di Songkhla, dopo che aveva manifestato da un paio di giorni sintomi quali febbre, secrezione nasale chiara e tosse. Ma i risultati di alcuni esami clinici, inclusa una radiografia del torace, non avevano segnalato elementi significanti. Interrogata dai medici, la donna ha raccontato che 5 giorni prima, insieme ad altri due veterinari, aveva assistito un gatto appartenente a due uomini, padre e figlio di 64 e 32 anni, provenienti da Bangkok, la capitale della Thailandia. I due erano risultati positivi all'infezione da Sars-Cov-2 mediante test PCR e sono stati trasferiti proprio all'ospedale Prince of Songkla University a causa dell'indisponibilità dei letti nell’ospedale a Bangkok. Insieme al loro gatto infatti, i pazienti erano stati trasportati in ambulanza l'8 agosto 2021 e, al loro arrivo presso la struttura sanitaria, sono stati immediatamente ricoverati in un reparto in isolamento. Il gatto, che è stato insieme ai padroni anche durante il ricovero, è stato condotto presso l'ospedale veterinario universitario per un esame, proposto dalla veterinaria il 10 agosto 2021, ma è risultato clinicamente sano. La dottoressa però ha voluto sottoporre l’animale ad un tampone nasale e, durante l’operazione, il gatto, che era sedato, le ha starnutito in faccia. Sebbene la donna indossasse guanti monouso e una mascherina di tipo N95, senza schermi per il viso o occhiali protettivi per gli occhi, tre giorni dopo l'esposizione al gatto è diventata sintomatica, pur non richiedendo un consulto medico fino al 15 agosto, quando i risultati del test sul gatto sono risultati positivi al Covid-19.
L’analisi emersa dopo il contatto con l’animale
Dalla ricostruzione, poi, è emerso come nessun contatto stretto della veterinaria sia risultato positivo al Covid. E dalle analisi eseguite, è stato possibile comprendere come le infezioni della donna e dei due proprietari del gatto fossero “correlate epidemiologicamente”. E, hanno scritto gli scienziati, dal momento che la 32enne non ha avuto precedenti incontri con i proprietari dell’animale, probabilmente ha contratto il virus dal gatto quando lo stesso le ha starnutito in faccia. La catena di trasmissione delle infezioni da Sars-Cov-2 per questo cluster, hanno riferito gli esperti “è probabilmente iniziata a Bangkok”. È noto, hanno spiegato ancora, che i gatti siano suscettibili all'infezione, specialmente durante le interazioni strette con gli esseri umani con infezioni sintomatiche da Sars-Cov-2. E, poiché “i gatti infetti hanno periodi di incubazione e contagio relativamente brevi, questo gatto probabilmente aveva acquisito l’infezione da non più di una settimana prima di poter trasmettere la malattia alla donna”.