
Covid, isolamento per i positivi: abolirlo o mantenerlo? Le opinioni degli esperti
C'è chi, sulla scia del modello inglese, prende in considerazione l'ipotesi di non continuare a imporre l'isolamento ai soggetti infetti, come il sottosegretario alla Salute Costa e l'infettivologo Bassetti. Non tutti sono però d'accordo, soprattutto in un momento di recrudescenza della pandemia come quello che sta attraversando l'Italia

La pandemia da coronavirus ha ripreso ad avanzare anche in Italia, con i dati che segnano un +60% di contagi in soli sette giorni e i reparti ospedalieri che tornano a riempirsi. La responsabilità, concordano le autorità scientifiche, è principalmente delle nuove e più contagiose sottovarianti Omicron: Omicron 4 e Omicron 5 (BA.4 e BA.5). Continua tuttavia a tenere banco il dibattito sulla possibilità di eliminare l’obbligo di isolamento per i positivi, sulla scia del modello britannico
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L’ipotesi è caldeggiata anche in ambienti governativi. Lo è ad esempio dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa. “Se vogliamo arrivare alla convivenza con il virus, significa che quando siamo di fronte positivi, senza sintomi e magari sono anche vaccinati, prima o poi dovremo prendere in considerazione l'ipotesi di togliere l'isolamento", ha detto Costa, intervenendo ad Agorà su Rai Tre
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Secondo il sottosegreterio "non possiamo proseguire nella ricerca sfrenata di positivi ma valutare e trattare i sintomatici"
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Della stessa opinione è Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova. “L'isolamento di positivi ha avuto un senso quando c'era una popolazione altamente sensibile al virus, non vaccinata né contagiata come nel 2020 e 2021. Oggi tra vaccinati, guariti e protetti abbiamo raggiunto il 100% della popolazione", ha detto sempre ad Agorà su Rai Tre
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Continuare a isolare i soggetti positivi rischia di “creare un doppio binario” tra cittadini infetti. E cioè: “Chi fa un tampone da solo a casa e non comunica il risultato” potrebbe far finta di nulla e non isolarsi, mentre “chi lo fa in ospedale è tenuto a fare l'isolamento. Così è peggio. Sarebbe meglio se equipariamo tutto"
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Bassetti sottolinea come in Italia “non esiste l'obbligo di quarantenarsi per tubercolosi, e magari chi la ha gira tranquillamente in autobus, mentre chi ha tampone positivo al Covid e magari neanche trasmette ha l'obbligo di isolarsi"

"Le regole – conclude - vanno fatte per la convivenza e la qualità assistenziale e di gestione della malattia. Non c'è nulla di male a spiegare che chi ha sintomi è bene che stia a casa, a prescindere dal Covid. Altrimenti se non ne ha, si mette la mascherina e esce"

Non tutti condividono questa linea. Non lo fa Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute come Costa, secondo cui prima o poi si arriverà all’eliminazione dell’obbligo di isolamento. Adesso, non si può: “Basti pensare a un positivo che va in una Rsa”

Così anche il presidente di Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, che definisce l'ipotesi di abolire l'isolamento dei positivi in questo momento "antiscientifica e rischiosa per la salute pubblica"

Stessa linea condivisa dall’epidemiologo Massimo Ciccozzi: "Con un rialzo dei contagi come quello attuale non si può dare lo stop alla quarantena degli asintomatici"

Anche il virologo Francesco Broccolo, Università di Milano Bicocca, è di questa opinione. "In questo momento - osserva - sarebbe rischioso e presuntuoso, da parte dei decisori politici, pensare di togliere l'isolamento"

Una soluzione la propone l’epidemiologo Carlo La Vecchia, citato da Repubblica. Il modello da seguire potrebbe essere quello adottato in Svizzera: isolamento di una settimana per i positivi e poi libertà di uscire, anche senza tampone per verificare la negativizzazione

“La contagiosità è massima a partire dal giorno precedente alla comparsa dei sintomi, si mantiene alta qualche giorno, poi cala. Chi ha esaurito la fase sintomatica della malattia potrebbe essere libero di uscire senza altri aggravi", dice La Vecchia