
Covid, dal rischio cardiovascolare all’aspettativa di vita: le conseguenze sulla salute
Secondo quanto emerge da diversi studi recenti, l’infezione e la malattia da Sars-Cov-2 non crea problematiche solo a breve termine, ma comporta anche dei rischi per la condizione di salute futura. Chi si ammala ha più del 60% di rischio di incorrere in una malattia cardiovascolare come infarto o ictus. A risentirne è anche la longevità dei Paesi: in Italia persi 1,32 anni di vita
A cura di Giorgia Fenaroli

L’infezione da Covid-19 ha ripercussioni non solo a breve termine ma comporta anche dei rischi per la salute futura. Dall’aspettativa di vita che si abbassa in tanti Paesi, compresa l’Italia, all’aumento del rischio di malattie cardiovascolari: ecco quali sono
GUARDA IL VIDEO: Covid, Gimbe: "Abolire mascherine al chiuso sarebbe follia"
Secondo quanto emerge da uno studio della Washington University di St. Louis pubblicato su Nature, nell'anno successivo a una infezione da Sars-CoV-2 aumenta di oltre il 60% il rischio di incorrere in una malattia cardiovascolare: ciò vale non soltanto per chi ha avuto una forma severa di Covid-19 ma anche per chi ha avuto una forma lieve
Covid, certificazione di esenzione dalla vaccinazione solo in digitale: come ottenerla
Lo studio ha preso in considerazione 153.760 persone che si sono ammalate di Covid, confrontando i dati sulla loro salute cardiovascolare nel corso dell'anno successivo all'infezione a quelli di oltre 10 milioni di persone che non avevano contratto la malattia
Covid, ministero aggiorna indicazioni per le cure domiciliari con antivirali e monoclonali
Rispetto al gruppo di controllo, i pazienti Covid avevano un rischio del 63% più alto di malattie cardiovascolari in generale e del 55% più elevato di incorrere in eventi cardiovascolari gravi, come un infarto o un ictus
Covid, dal Regno Unito alla Francia: quali Paesi stanno allentando le misure
Nello specifico, avevano un rischio del 52% più alto di avere un ictus e del 49% più alto di un attacco ischemico transitorio; +79% le probabilità di soffrire di fibrillazione atriale, +85% quelle di pericardite, +63% l'infarto, +72% le probabilità di scompenso cardiaco
Covid, New York: cervi positivi a Omicron, prima volta in animali selvatici
"Le implicazioni più ampie di questi risultati sono chiare”, scrivono i ricercatori. “Il nostro studio mostra che il rischio di malattie cardiovascolari si estende ben oltre la fase acuta della malattia"

La pandemia di Covid ha determinato anche importanti cambiamenti sulla mortalità, e di conseguenza sulla "speranza di vita alla nascita" per ciascun individuo. In Italia l'aspettativa media di vita è scesa nel 2020 da 83 a 82 anni

Più precisamente, hanno calcolato i ricercatori delle Università di Padova e Venezia, gli italiani hanno 'perso' in questo breve lasso di tempo 1,32 anni di vita. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale Plos-one, dimostra come in molti Paesi del mondo la pandemia abbia portato a cambiamenti eccezionali nella mortalità

In Italia, uno dei paesi più longevi del mondo, c'era un'aspettativa di vita di oltre 83 anni nel 2019. Nel 2020 questa è scesa a 82, perdendo,1,34 anni. Guardando agli atri Paesi, l'aspettativa di vita in Russia è scesa di 2,16 anni, 1,85 negli Usa, 1,27 in Inghilterra

Lo studio mostra come l'impatto sulla struttura demografica sia dipeso non solo da quante persone si sono ammalate e sono poi decedute a seguito del Covid ma più in generale anche dalla struttura per età delle diverse popolazioni

L'Italia, pur presentando un numero di morti più elevato di tanti Paesi, ha avuto un impatto sulla struttura demografica significativo ma minore. Sembra abbia recuperato in parte nel 2021 quanto perso nel 2020: il merito è dei vaccini

“Se nel 2020 abbiamo visto situazioni molto diverse da Paese a Paese, nel 2021, pur nelle diversità, emerge con chiara evidenza un elemento comune: dove la copertura vaccinale aumenta e raggiunge determinati livelli, l'effetto della pandemia sulla mortalità è minimo", spiegano i ricercatori

Dopo quasi due anni di lavoro, i ricercatori sono riusciti a scoprire il meccanismo all'origine delle polmoniti bilaterali da Covid-19. È stato ricostruito per la prima volta dal gruppo di ricerca italiano dell'Università Politecnica delle Marche con l'Università di Milano e pubblicato sull'International Journal of Obesity

Si tratta di particelle di grasso che, liberate in seguito alla distruzione delle cellule adipose, viaggiano nel sangue raggiungendo più organi e che, una volta arrivate nei polmoni, si appiattiscono sugli alveoli formando una membrana che li avvolge e toglie il respiro

I nuovi dati, raccolti dai tessuti di 19 individui deceduti per Covid-19 e di 23 morti per altre cause, confermano l'ipotesi pubblicata nel 2020 dallo stesso gruppo di ricerca, ossia che la malattia causata dal virus Sars-CoV-2 "determina embolie grassose responsabili delle polmoniti bilaterali", hanno spiegato i ricercatori

Le implicazioni per la terapia sono importanti perché si può intervenire il prima possibile con farmaci antinfiammatori liposolubili, in grado di sciogliersi nei grassi. In questo modo aggredirebbero i lipidi liberati nel sangue dopo la distruzione delle cellule adipose

Emboli grassosi si sono visti anche in individui obesi che non hanno il Covid-19, ma "la situazione si evolve in modo molto diverso se i polmoni sono infiammati". Il risultato conferma l'embolia grassosa polmonare nel 100% dei malati di Covid e spiega il perché le persone obese vanno incontro a una prognosi peggiore