
Covid, indicazioni del ministero della Salute sulle cure domiciliari ai bambini contagiati
Una circolare ha fornito nuove informazioni sulla gestione dei casi in età pediatrica ed evolutiva che non richiedono cure ospedaliere. La somministrazione dei farmaci è consigliabile solo in alcuni casi, mentre è sempre opportuno mantenere un contatto costante con il pediatra e medico curante, e fare particolare attenzione sia se ci sono fattori di rischio sia se la situazione si aggrava

Il ministero della Salute ha pubblicato di recente una circolare con le indicazioni aggiornate per la gestione domiciliare dei pazienti con infezione da Sars-CoV-2. Il documento è molto utile anche per i genitori poiché contiene le informazioni necessarie sul modo in cui bisogna assistere i bambini e i ragazzi in età adolescenziale nel caso in cui risultino positivi
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Nella sezione "Indicazioni relative alla gestione domiciliare del COVID-19 in età pediatrica ed evolutiva" il Ministero specifica che nella fascia 0-18, l’infezione è caratterizzata nella maggior parte dei casi dall’assenza di sintomi o da quadri clinici lievi, e/o di moderata entità (forma asintomatica o pauci-sintomatica). In linea generale, quindi, i bambini e i ragazzi più giovani che contraggono il virus posso essere curati a casa
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I sintomi più frequenti nell’età evolutiva sono “febbre (che può essere elevata e per più giorni), tosse (talvolta insistente/continua), faringodinia, rinite con congestione nasale, cefalea (nei più grandi), vomito e diarrea”. Nel documento si legge anche che “sintomi presenti e importanti nell’età adulta quali il dolore toracico, la dispnea, l’astenia, sono meno frequenti” e che è stata riscontrata “raramente” anche l’ipossiemia, ovvero la diminuzione della pressione parziale di ossigeno nel sangue
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I ragazzi in età adolescenziale possono invece accusare “sintomi simili a quelli dell’adulto: alterazioni del gusto e dell’olfatto, vomito, mal di testa e dolore toracico”
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Se l'infezione si presenta con sintomi simil-influenzali e la febbre supera, per esempio, i 38,5 °C, "è possibile somministrare su indicazione del pediatra o medico curante terapia sintomatica con Paracetamolo (10 - 15 mg/kg/dose ogni 4-6 ore) o Ibuprofene (da 20 mg a 30 mg per kg di peso corporeo al giorno, sempre a stomaco pieno, divisi in tre dosi, ogni 6-8 ore)”
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I farmaci non vanno somministrati in ogni caso o a scopo preventivo. Nella circolare si legge infatti che, se il bambino o il ragazzo è asintomatico, non ce n'è alcun bisogno. In linea generale, durante la malattia, "è comunque è opportuno che il paziente stia a riposo e che assuma liquidi”. Il Ministero consiglia anche di mantenere un contatto quotidiano col pediatra o il medico curante
La circolare del Ministero con le indicazioni relative alla gestione domiciliare del COVID-19 in età pediatrica ed evolutiva
Anche se, come spiega il Ministero, è raro che un bambino o un adolescente debbano "essere ricoverato in ospedale”, nella circolare si consiglia di prestare attenzione ad alcuni aspetti o fattori di rischio che potrebbero determinare la necessità di cure intensive o di ospedalizzazione, come la presenza di patologie croniche (es. diabete, l’epilessia e disordini del metabolismo). Bisogna inoltre mantenere alta la guardia se il bambino ha meno di un anno o ha ricevuto un trapianto
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Nel documento si legge che possono rendere necessaria una valutazione ospedaliera anche la comparsa di segnali di aggravamento “quali scarsa reattività e/o scarsa vivacità, sonnolenza, astenia ingravescente, anoressia importante con difficoltà ad assumere anche liquidi, tachicardia a riposo in apiressia, cianosi, dispnea a riposo, febbre elevata, ipotensione, dolore toracico”

Il consiglio generale è quello di fare attenzione a tutte quelle situazioni in cui c’è un “malessere importante e/o un comportamento significativamente diverso dalla solita normalità”

Dall’inizio della pandemia, specifica il Ministero, c’è stato bisogno di cure intensive in circa mille casi e ci sono stati 44 decessi nella fascia 0-18 sugli oltre 144.000 segnalati in Italia. Più nel dettaglio, "fino all'introduzione dei vaccini i ricoveri in terapia intensiva sono stati a seguito di diagnosi di MIS-C [sindrome infiammatoria multisistemica]; in quasi tutti i casi di MIS-C si è avuta la completa risoluzione del quadro e guarigione, e solo in una minoranza dei casi si sono manifestati esiti"
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Dall’inizio della campagna vaccinale dedicata ai soggetti in età pediatrica ed evolutiva, invece, “i casi gravi e/o bisognosi di cure intensive in soggetti affetti da Covid, si sono manifestati prevalentemente nei soggetti non vaccinati e/o non vaccinabili (< 12 anni, prevalentemente < 5 anni)”