
Long Covid nei bambini, i consigli dei medici dopo la guarigione
In un Documento di Consenso redatto dalla SIP, la Società Italiana di Pediatria ha rivolto alcune raccomandazioni ai pediatri di famiglia e ai genitori per monitorare e gestire i possibili casi di Covid a lungo termine tra i bambini e gli adolescenti. Consigliata una visita ai bimbi dopo 4 settimane dalla fase acuta dell'infezione per verificare la presenza di possibili sintomi di long Covid

La Società Italiana di Pediatria ha rivolto alcune raccomandazioni ai pediatri di famiglia e ai genitori per monitorare e gestire i possibili casi di Covid a lungo termine tra i bambini e gli adolescenti
GUARDA IL VIDEO: Long Covid bambini, i consigli dei medici
Le raccomandazioni sono contenute in un Documento di Consenso redatto dalla SIP, su proposta del suo Tavolo Tecnico Malattie Infettive e Vaccinazioni e della Società Italiana di Malattie Respiratorie Infantili (SIMRI), in collaborazione con la Società Italiana di Malattie Infettive Pediatriche (SITIP), la Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (SIAIP), la Società Italiana di Emergenza e Urgenza Pediatrica (SIMEUP) e la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS)
Sindrome Long Covid nei bambini, dalla stanchezza ai disturbi del sonno: sintomi e durata
Tra le principali raccomandazioni si segnala di visitare tutti i bambini e gli adolescenti con una diagnosi sospetta o provata di Covid dopo 4 settimane dalla fase acuta dell'infezione per verificare la presenza di possibili sintomi di long Covid
Covid, la variante Omicron colpisce di più i bambini? Cosa sappiamo finora
Consigliato anche di programmare, in ogni caso, anche in assenza di questi sintomi, un ulteriore controllo dopo 3 mesi dalla diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 per confermare che sia tutto normale o per affrontare i problemi emergenti, attraverso una valutazione approfondita degli stessi
Long Covid, 4 fattori ne aumentano il rischio: ecco quali sono
"La reale diffusione del long Covid tra bambini e adolescenti non è determinata, varia dal 4 al 60% a seconda degli studi, peraltro molto eterogenei. Negli Stati Uniti sono stati diagnosticati oltre 6 milioni di casi di long Covid in bambini e adolescenti (al 10 ottobre 2021) pari al 16% di tutti i casi di long Covid segnalati nell'intera popolazione" afferma la Presidente SIP Annamaria Staiano
Covid, quali sono i fattori per valutare il rischio di long Covid: lo studio
"Sono necessari ulteriori studi non solo per definire la reale prevalenza del long Covid nei bambini, ma anche per comprendere meglio questa malattia e migliorare il trattamento. Al momento non esistono cure standardizzate; dopo gli accertamenti di routine si praticano le terapie sulla base del sintomo prevalente. Nel frattempo, la vaccinazione appare fondamentale per proteggere bambini e adolescenti dalle possibili conseguenze a lungo termine del Covid-19", aggiunge la Presidente SIP

Si può parlare di long Covid dopo tre mesi dalla diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 in presenza di sintomi che perdurano da almeno 2 mesi e non possono essere spiegati da un'altra diagnosi. È importante valutare la possibile presenza di sintomi al termine della fase acuta tra la quarta e la dodicesima settimana

"Come per gli adulti, anche per i bambini uno dei sintomi più comuni riscontrato nei lavori scientifici è l'affaticamento persistente che riportano fino all'87% dei pazienti con long Covid", spiega Susanna Esposito Responsabile del Tavolo Tecnico Malattie infettive e Vaccinazioni della Società Italiana di Pediatria

"Altri sintomi ai quali prestare attenzione sono: cefalea, disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione, dolore addominale, mialgia o artralgia, dolore toracico persistente, mal di stomaco, diarrea, palpitazioni cardiache e lesioni cutanee. I sintomi neuropsichiatrici persistenti sembrano essere i disturbi più comuni nei bambini e negli adolescenti che hanno avuto il Covid-19”, aggiunge la dottoressa

Questi sintomi possono manifestarsi sia da soli che in combinazione, possono essere transitori o intermittenti, cambiare nel tempo o rimanere costanti. Sebbene queste manifestazioni siano più frequenti in coloro che hanno avuto un'infezione acuta sintomatica o grave, sono state descritte anche in pazienti asintomatici o pauci-sintomatici. In massima parte sono la conseguenza dello stress causato dalla pandemia, indipendentemente dall'azione patogena del virus, aggiunge Esposito