
Covid, variante Omicron e tamponi rapidi: quanto sono efficaci. Il punto
Il nuovo ceppo di coronavirus rischia di non essere rilevato da quasi un test antigenico su due, spiega il consulente del Commissario straordinario all'emergenza Covid-19 Guido Rasi. Studi dell'University College di Londra sembrano dimostrare che sia più efficace il prelievo di materiale dalla gola che dal naso per verificare la positività alla variante

L’aumento esponenziale dei contagi da Covid-19, spinto anche dal diffondersi della variante Omicron, ha riacceso il dibattito sull’efficacia dei tamponi antigenici come strumento per far fronte alla pandemia. Considerati meno attendibili dei test molecolari, sono adesso sotto osservazione da parte della comunità scientifica per la loro capacità nel rilevare la presenza nell’organismo del nuovo ceppo di coronavirus
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Secondo Guido Rasi (in foto), consulente del commissario per l'emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo, con il dilagare della variante Omicron “i tamponi antigenici rapidi rischiano di diventare inutili: il 40% delle persone positive alla variante Omicron può risultare negativo ai test rapidi, quasi uno su due"
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Rasi spiega come i dati - ancora parziali - elaborati nell’ambito degli studi portati avanti finora sulla variante Omicron indicherebbero quindi come “la nuova versione del virus Sars-CoV-2 sembri in grado di sfuggire con maggior frequenza ai test diagnostici oggi più utilizzati”
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L’auspicio di Rasi è che “siano presto disponibili test rapidi aggiornati ed attendibili per Omicron, ma nel frattempo è necessario alzare la guardia". Il consulente del commissario Figliuolo, che è anche direttore scientifico dell’azienda di consulenza legale per operatori sanitari Consulcesi, sottolinea come in questa fase pandemica sia “più che mai fondamentale che gli operatori sanitari continuino a tenersi aggiornati sull'evoluzione del virus e delle nostre conoscenze sia in campo diagnostico che terapeutico"
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Anche la Food and Drug Administration statunitense ha messo in luce come “dati preliminari suggeriscono che i test antigenici rilevano la variante Omicron con una sensibilità ridotta” rispetto ad altre varianti del coronavirus
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È più cauto nell’esprimere un giudizio Carlo Federico Perno, direttore di Microbiologia all'Ospedale pediatrico Bambino Gesù. “Uno dei motivi di preoccupazione in questi giorni è una minor sensibilità alla variante Omicron da parte dei test antigenici rapidi fatti in farmacia. Un'ipotesi quasi data per certa su molti giornali ma non supportata da evidenze", ha detto l'esperto
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Secondo Perno "il test antigenico non risente, se non in modo marginale, delle mutazioni presenti sulla spike e su altre proteine della variante Omicron”. L’esperto riconosce che i primi dati raccolti da diversi studi puntino verso una minor efficacia dei tamponi rapidi nei confronti del nuovo ceppo. Tuttavia, consiglia di aspettare la verifica delle analisi attraverso ulteriori studi comparativi e di evitare, nel frattempo, “inutili allarmismi"

Il nodo, dice Perno, sta anche nelle modalità con cui vengono eseguiti i tamponi, da cui risulta l'accuratezza del prelievo. Per questo il medico mette in guardia dai test fai da te, sempre più diffusi anche in Italia "Gli auto test, fatti a casa e magari male, da non professionisti, - sottolinea Perno - rappresentano un rischio. Un risultato negativo in questo caso è più probabile e rappresenta una falsa certezza"

Da alcuni studi sembra invece emergere che la variante Omicron, che colpirebbe più la gola dei polmoni, verrebbe rilevata meglio attraverso prelievi di materiale genetico dalla gola, piuttosto che del naso. Vanno in questa direzione le ricerche effettuate dall’University College di Londra

Intanto, a metà dicembre 2021, la Commissione europea sottolineava come “con l’emergere della nuova variante Omicron, il tracciamento del virus e il monitoraggio della sua diffusione sono diventati chiavi nell’intraprendere contromisure efficaci”

Il nuovo ceppo, si legge in una nota della Commissione, “si differenzia in maniera abbastanza significativa da altre varianti”, perché è caratterizzato “da oltre 50 cambiamenti negli acidi nucleici” rispetto al virus originario. Per questo l'Unione definisce necessario studiare e implementare nuove tecniche specificamente mirate nella rilevazione di Omicron