
Covid, "Omicron sarebbe meno grave perché colpisce più la gola dei polmoni": gli studi
I risultati di sei diverse ricerche, ancora preliminari, sembrano evidenziare come il nuovo ceppo di coronavirus si replichi soprattutto nelle vie respiratorie superiori. Questo spiegherebbe la sua maggior trasmissibilità ma anche la minor gravità delle malattie scaturite dall'infezione. Alcune ricerche evidenziano la capacità della variante di sfuggire alla protezione immunitaria fornita da due dosi di vaccino

Più contagiosa, ma meno pericolosa di altre varianti. Sei diversi studi sulla variante Omicron – che devono ancora essere sottoposti a “peer review”, quindi ancora da ricontrollare attraverso altre ricerche per poter essere confermati – indicano come l’ultimo ceppo scoperto di coronavirus, rispetto ad esempio alla variante Delta, colpisca più la gola rispetto ai polmoni dei soggetti infetti: da qui deriverebbe la sua minor pericolosità. A riportarlo è il Guardian
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Replicandosi soprattutto nelle vie respiratorie superiori, Omicron sarebbe quindi più trasmissibile di altre varianti del Covid-19, ma meno mortale, perché non si anniderebbe invece nei polmoni. Queste caratteristiche spiegherebbero la rapida crescita di casi che è seguita al diffondersi di Omicron in tutto il mondo
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Sintomi meno gravi di quelli riscontrati in precedenza con altri ceppi di Covid sono stati verificati dal gruppo di ricerca in virologia molecolare dell’Università di Liverpool. I risultati, pubblicati lo scorso 26 dicembre, sono stati osservati su alcuni esemplari di topo infettati con Omicron. Rispetto a precedenti ricerche, la sintomatologia osservata era più blanda: minor perdita di peso, carica virale più bassa e episodi di polmonite meno gravi
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James Stewart, capo del dipartimento di Infection Biology dell’Università di Liverpool, ha detto che gli studi sugli animali suggeriscono che l’infezione da Omicron “sia meno grave di Delta e del ceppo originale di Wuhan”. Sembra che i topi siano riusciti a riprendersi più velocemente “e questo combacia con i dati clinici che stanno arrivando”, ha aggiunto Stewart, secondo cui gli esiti dello studio sono “una buona notizia”, anche se “chi è clinicamente vulnerabile" rischia ancora conseguenze più gravi, anche con Omicron
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Anche le ricerche del Neyts Lab dell’Università di Leuven in Belgio sono arrivate a conclusioni simili. La carica virale riscontrata nei polmoni di un gruppo di criceti infettati con la variante Omicron era più bassa di quella causata da altri ceppi di coronavirus. Il professor Johan Neyts ha parlato dei risultati come di segnali per cui “il virus potrebbe essere più capace a infettare gli umani rispetto ai criceti, oppure è più probabile che infetti il tratto respiratorio alto, o che provochi malattie meno gravi”
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Stesse conlusioni raggiunte da un altro studio condotto negli Stati Uniti, inviato alla rivista Nature negli scorsi giorni. Si è osservato come i topi con Omicron perderebbero meno peso e avrebbero una carica virale più bassa rispetto a quella causata da altre varianti
L'articolo del Guardian
Dal centro di ricerca sui virus dell’Università di Glasgow arrivano invece indizi secondo cui la variante Omicron avrebbe cambiato modo di entrare nell’organismo, se paragonata ad altre varianti. Il nuovo ceppo riuscirebbe ad aggirare i livelli di protezione immunitaria forniti da due dosi di vaccino anti Covid, mentre una terza dose riuscirebbe a ripristinarli “parzialmente”

Tutti questi studi, fa notare il Guardian, sono stati condotti sulla base dei risultati raccolti durante altre due ricerche nel mese di dicembre 2021

Già l’esperienza dell’Università di Hong Kong aveva evidenziato una minor capacità di infettare i polmoni di Omicron. Così anche la ricerca condotta dal professor Ravi Gupta presso l’Università di Cambridge, dove – analizzando campioni di sangue di soggetti vaccinati – erano state osservate da un lato la capacità di Omicron di sfuggire al potenziale neutralizzante dei vaccini, dall’altro la sua minor invasività polmonare

Riguardo a Omicron resta ancora confusione sulla sua rintracciabilità con i tamponi antigenici. Sembra confermare il fatto che la mutazione si replichi più in gola che nei polmoni la tesi della biologa cellulare dell’Università di Londra Jennifer Rohn. Rohn evidenzia come, nella sua esperienza, il prelievo di campioni di materiale dalla gola piuttosto che dal naso abbia fornito risultati differenti: i test rapidi erano negativi al Covid nel naso, positivi in gola

Lo stesso era stato riscontrato da alcuni studi in Sudafrica, che avevano notato come i test salivari fossero più capaci di scovare Omicron rispetto a tamponi nasali

Il virologo dell’Università di Warwick Lawrence Young invita però a essere prudenti riguardo ai nuovi risultati, perché gli studi citati dal Guardian avrebbero sì dimostrato l’utilità dei test salivari, ma non sarebbero abbastanza ampi per poter trarre conclusioni significative, essendo stati condotti solo su pazienti “acutamente sintomatici e non ospedalizzati”