Pregliasco a Sky TG24: “Vaccinare i bambini contribuirebbe a normalizzare loro socialità"
Salute e BenessereLo ha detto, ospite di “Timeline”, il virologo dell’Università Statale di Milano. “Se vaccinerei un figlio o un nipote di 5 o 6 anni? Assolutamente sì, soprattutto in questa fase epidemiologica, ancora di diffusione del virus e con questa variante Delta che li coinvolge molto di più”, ha riferito Pregliasco
“Se vaccinerei un figlio o un nipote di 5 o 6 anni? Assolutamente sì, soprattutto in questa fase epidemiologica, ancora di diffusione del virus e con questa variante Delta che li coinvolge molto di più”. Lo ha detto a Sky TG24 Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università Statale di Milano, intervenuto nel corso di “Timeline”. Considerando proprio i dati che riguardano i pazienti più piccoli, “340 giovani sotto i 18 anni, ad oggi, sono finiti in terapia intensiva, 33 sono deceduti, ma al di là di questi aspetti più pesanti moltissimi hanno questa sindrome immunologica multi sistemica, hanno il long-Covid, quindi anche per loro non è una passeggiata questa infezione”, ha proseguito Pregliasco. Secondo il virologo, comunque, in questa fase la vaccinazione “potrebbe soprattutto contribuire ad una normalizzazione, intanto, della loro socialità ma anche dell’attività scolastica, che è l’elemento che ci interessa di più. Davvero qui è in gioco il riuscire a schiacciare il più possibile la diffusione del virus riducendo il numero di soggetti suscettibili”, ha riferito.
I richiami del vaccino
Nel futuro, ha detto ancora Pregliasco in merito alla somministrazione di vaccini anti-Covid, “credo e penso che questa vaccinazione dovrà esserci, questi richiami dovranno esserci, ma targettizzati ai soggetti di tutte le età, anche ai piccoli, con condizioni di rischio particolare, perché ci sono bimbi con problematiche asmatiche, respiratorie, per i quali, così come per gli adulti, anche il Covid è un elemento che aggrava o peggiora veramente le loro patologie di base”, ha spiegato.
La pillola Merck per uso emergenziale
Tra i temi toccati dal virologo, anche quello legato al “Molnupiravir”, prima pillola in assoluto, indicata per il trattamento del Covid-19, ad essere registrata. E’ successo grazie all’intervento dell'agenzia regolatoria del farmaco del Regno Unito (Mhra) che ha approvato proprio oggi, in anticipo su chiunque altro in Europa, il farmaco antivirale prodotto e sviluppato da Merck. E per cui l’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) ha detto di essere pronta a fornire consulenze agli stati membri dell’Unione perché possa rendere disponibile la pillola per l’uso emergenziale, anche prima di un’autorizzazione all’emissione in commercio. “Mi sembra un elemento molto importante, per dare un ulteriore sforzo e possibilità di ridurre gli effetti di questa patologia, anche tra i malati”, ha sottolineato Pregliasco. “Servirà a ridurre l’impatto sanitario e poter governare questo colpo di coda del contagio in modo sempre migliore, con una riduzione dell’azione e della necessaria attenzione e appesantimento da parte del servizio nazionale. Ben venga questo approccio, che permette di consolidare nella vita reale, nell’operatività, i dati che sembrano veramente interessanti e quindi, in qualche modo, convivere sempre meglio e in modo più civile con questo virus”, ha poi concluso l’esperto.