E’ emerso da un lavoro di ricerca condotto dagli esperti dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), in collaborazione con quelli dell’Università di Birmingham, del Centro di Neuro-oftalmologia infantile della Fondazione IRCCS Mondino di Pavia e di un asilo nido di Genova. Lo studio ha riguardato bambini, con e senza disabilità visiva, di età compresa tra i 5 ed i 35 mesi
Grazie ad uno studio condotto dai ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), in collaborazione con quelli dell’Università di Birmingham, del Centro di Neuro-oftalmologia infantile della Fondazione IRCCS Mondino di Pavia e con gli esperti dell’asilo nido “Elfi del Boschetto” di Genova, è stato possibile sottolineare come il senso del tatto sia più importante di quello dell’udito nei bambini con disabilità visiva mentre esplorano il mondo che li circonda.
La differente risposta a stimoli uditivi e tattili
Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “Current Biology”, si è basato sull’analisi del comportamento di bambini con età compresa tra i 5 ed i 35 mesi, con e senza disabilità visiva, “confrontando la differente risposta a stimoli uditivi e tattili”, come si legge in un comunicato pubblicato sul sito dell’IIT. La scoperta, hanno sottolineato i ricercatori, potrà consentire adesso di progettare dispositivi riabilitativi e protocolli che possano aiutare i bambini con disabilità, già a partire dai primi mesi di vita, nel percepire il loro corpo nello spazio.
La relazione tra visione, tatto e udito nei bambini non vedenti
La ricerca, hanno spiegato gli studiosi, si inserisce nell’ambito degli studi condotti per “comprendere la rappresentazione spaziale nel cervello dai primi mesi di vita fino all’adolescenza, collegandola allo sviluppo del bambino, all’integrazione multisensoriale e alle disabilità visive, con l’obiettivo di sviluppare protocolli e strumenti riabilitativi precoci”. In particolare, questo studio ha mirato ad approfondire la relazione tra la visione, tatto e udito nei bambini non vedenti. Come sottolineato dalla coordinatrice dello studio, Monica Gori, “questo lavoro ci mostra che i bambini con disabilità visiva percepiscono già da piccoli un mondo differente dal nostro”. E, per la prima volta in assoluto, è stato possibile approfondire “l’integrazione dei sensi nei neonati non vedenti solo attraverso l’uso di stimolazioni sensoriali”.
I dettagli dello studio
Per arrivare alle loro conclusioni, i ricercatori hanno consegnato nelle mani dei bambini coinvolti alcuni particolari dispositivi capaci di suonare e vibrare in maniera indipendente ed hanno scoperto che i bambini con disabilità visiva possono reagire maggiormente agli stimoli tattili rispetto che a quelli uditivi. Inoltre, è emerso come i bambini privi di disabilità non presentino questa peculiarità. Dai test condotti, poi, è stato possibile comprendere che quando gli stimoli sensoriali vengono proposti nella stessa mano, i bambini vedenti sono in grado di rispondere molto più accuratamente e velocemente, mentre i bambini con disabilità visiva non ottengono lo stesso vantaggio. “Sappiamo molto di come gli adulti e i bambini con disabilità visive percepiscono il mondo, poiché possiamo chiederglielo e nello stesso tempo abbiamo molte risorse per aiutarli a comprenderlo meglio”, ha riferito Andrew Bremner, coautore dello studio. “E’ molto più difficile capire come i neonati con disabilità visiva sviluppino la loro consapevolezza e risposta al mondo circostante, ma è ugualmente importante supportarli in modo efficace durante il loro sviluppo nei primi anni di vita”, ha aggiunto. In definitiva, hanno sottolineato gli esperti, i risultati della ricerca mostrano che “i bambini con disabilità visiva sono meno capaci ad integrare il senso del tatto con quello uditivo, preferendo la stimolazione tattile. L’integrazione, però, non è del tutto assente, rappresentando una possibile via di riabilitazione”.