I probiotici utili per proteggere e migliorare le funzioni cerebrali: lo studio

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Lo ha spiegato uno studio, condotto dai ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche, secondo cui questi microrganismi vivi possono avere effetti positivi nel combattere “la perdita di funzionalità cerebrali causata da infezioni, traumi o dall’invecchiamento”

L’assunzione di probiotici, che secondo la definizione ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sono “microrganismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute dell'ospite”, potrebbe avere effetti positivi nel combattere “la perdita di funzionalità cerebrali causata da infezioni, traumi o dall’invecchiamento”. Il motivo è che “esiste infatti un’interazione tra la flora batterica intestinale e il cervello”. A sostenerlo è uno studio recente, condotto dai ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “Pharmacological Research”.

Un approccio promettente per cura e prevenzione

Lo studio è riuscito dunque ad individuare “un mix di otto ceppi batterici vivi in grado di contrastare i processi neuro-infiammatori e di stimolare la neurogenesi adulta”. In particolare, hanno sottolineato gli esperti, i processi neuro-infiammatori che si possono generare in seguito ad infezioni, trauma cranici o anche semplicemente a causa dell’invecchiamento, possono infatti modificare in modo significativo la funzionalità cerebrale, con una conseguente ricaduta negativa sui processi cognitivi e sulla memoria. “È noto da tempo che l’interazione bilaterale fra la flora batterica intestinale e il cervello, il cosiddetto gut-microbioma-brain axis, gioca un ruolo fondamentale nella modulazione dei processi infiammatori sistemici, con conseguenti ripercussioni sul sistema nervoso centrale”, ha riferito Stefano Farioli Vecchioli, uno degli autori della ricerca. “La regolazione della flora batterica intestinale mediante l’assunzione di ceppi batterici vivi, i probiotici, rappresenta quindi un approccio molto promettente nella prevenzione e nella cura di numerose malattie”, ha poi aggiunto.

Contrastare i processi infiammatori

In base a quanto rilevato in un modello murino, l’assunzione per 15 giorni di un nuovo mix di otto ceppi batterici vivi riesce, secondo gli esperti, a proteggere e contrastare i processi infiammatori legati al cervello e all’intestino, anche se sottoposti ad un’infezione acuta. Inoltre, il mix di probiotici indurrebbe anche un aumento importante di “neurogenesi ippocampale, il processo di produzione di nuovi neuroni in grado di regolare i meccanismi di apprendimento e memoria ippocampo-dipendenti”, ha aggiunto Farioli Vecchioli. Ora, nell’ambito della lotta alla comparsa di deficit cognitivi in età avanzata, anche considerando l’aumento dell’aspettativa di vita, gli autori della ricerca che questo lavoro “possa fornire indicazioni molto importanti per pianificare e realizzare strategie terapeutiche che prevedano l’utilizzo dei probiotici in ambiti pre-clinici e medici, con l’obiettivo di contrastare i processi infiammatori e migliorare le capacità cognitive, soprattutto nel corso dell’invecchiamento”, ha concluso lo studioso del Cnr.

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