Gli effetti sul cervello dell'uso di un terzo pollice robotico. Lo studio

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Il cervello umano riesce ad adattarsi con facilità alla percezione e all'uso di un dito extra. A indicarlo uno studio dell'University College di Londra

Un team di ricercatori dell'University College di Londra ha studiato per la prima volta gli effetti sul cervello dell'uso di un terzo pollice robotico, riuscendo a dimostrare che il cervello umano riesce ad adattarsi con facilità alla percezione e all'uso di un dito "extra" e che con la stessa facilità i cambiamenti cerebrali scompaiono una volta rimossa la protesi. I risultati dell'analisi, descritta sulle pagine della rivista specializzata Science Robotics, dimostrano il valore e l'importanza di questo settore della robotica dedicato all'aumento delle prestazioni umane con l'integrazione di nuovi arti. Ambito, che come ha ricordato Antonio Frisoli, capo dell'area Interazione Uomo-Robot dell'Istituto di Intelligenza Meccanica della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, "sta conoscendo in questi anni interessanti sviluppi".

Lo studio su 20 volontari

Nel corso dello studio, i ricercatori hanno chiesto a 20 volontari di utilizzare per diverse ore al giorno per cinque giorni un terzo pollice. I partecipanti al test al termine dell'esperimento hanno riferito di percepirlo come un qualcosa di integrato e di essere riusciti facilmente a compiere diverse attività, come costruire una torre di blocchi, con una sola mano.
"Il nostro studio mostra che le persone possono imparare rapidamente a controllare un dispositivo di potenziamento e usarlo a proprio vantaggio, senza pensarci troppo. Abbiamo visto che durante l'utilizzo del terzo pollice, le persone cambiavano i movimenti naturali della mano", ha spiegato il ricercatore Dani Clode. Questo settore della robotica potrebbe "rivoluzionare il concetto di protesi e aiutare le persone che in modo permanente o temporaneo possono usare solo una mano, a fare tutto con quella mano", ha aggiunto la prima autrice dello studio, Paulina Kieliba.

Cervello: cambiamenti temporanei

Prima del test e al termine dell'esperimento, i ricercatori hanno analizzato l'attività cerebrale dei partecipanti tramite una risonanza magnetica funzionale, trovando piccoli ma significativi cambiamenti nel modo in cui la mano era rappresentata nella corteccia sensomotoria del cervello. Un'ulteriore risonanza eseguita una settimana dopo il test ha evidenziato che i cambiamenti registrati in precedenza nel cervello erano stati solo temporanei.

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