Pregliasco a Sky TG24: "Serviranno vaccini aggiornati per il 2022"

Salute e Benessere

Lo ha detto il virologo dell’Università di Milano, spiegando che “questa pandemia non finirà nell’immediato” e che, grazie alle vaccinazioni, “avremo una convivenza più civile con questo virus. Ma lo dovremo fare come Israele, che ha prenotato già dosi per il 2022, quindi con vaccini aggiornati, un po’ come quelli antinfluenzali”. Perché, ha aggiunto “questo virus rimarrà, diventerà endemico”

“Questa pandemia non finirà nell’immediato, dobbiamo sapere che con il primo giro di vaccinazioni della campagna vaccinale, se ci saranno poi le dosi, se le persone vorranno vaccinarsi in grande quota come è sperabile, avremo una convivenza più civile con questo virus. Ma lo dovremo fare come Israele, che ha prenotato già dosi per il 2022 e anche l’Europa lo ha ribadito, quindi con vaccini aggiornati, un po’ come quelli antinfluenzali. Perché questo virus rimarrà, diventerà endemico, sperabilmente meno fastidioso in termini di dolore e sofferenza”.  Lo ha detto Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, intervenendo ai microfoni di Sky TG24.

Il tema dei piani pandemici

Nel corso del suo intervento, poi, Pregliasco ha affrontato il tema dei piani pandemici. “Siamo arrivati con la guardia bassa, perché situazioni di pandemia nel recente passato c’erano, ci sono state. La pandemia del 2009 del virus influenzale H1N1 lo è stata, pur non avendo quella devastazione che sta facendo subire il Covid, però tecnicamente lo è stata”, ha spiegato. “Magari all’epoca la si definì una ‘pandemia fake’ dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tant’è che, come abbiamo visto, in quest’occasione l’Oms ha tentennato, nei momenti iniziali, a richiamare come all’epoca la dichiarazione di pandemia”, ha poi aggiunto. “E avevamo, in qualche modo, governato anche altre emergenze: l’ebola, perchè è un virus che difficilmente si diffonde, ma anche lo zika. Quindi, di fatto, credo che dobbiamo ripensare ai piani pandemici, imparando da questa lezione e sapendo che ogni nuovo virus che emergerà qualche ‘fregatura’ in termini di caratteristiche, di contagiosità ce le farà riservare”, ha detto ancora.

L’organizzazione sanitaria sul territorio

Sicuramente, ha continuato il virologo, “le pandemie hanno segnato la storia, il Medioevo, nei fatti, determinato dalla peste e dai guai conseguenti. Davvero io credo che si debba sfruttare questa occasione in un senso positivo e sistemare alcune cose in termini di organizzazione, con la tanto vituperata medicina territoriale, ma più che quello direi un continuum, perché noi nel modello che abbiamo attualmente abbiamo il medico di famiglia e l’ospedale. E’ vero, ci sono tanti begli esempi di buone pratiche sul territorio di modalità di connessione, ma davvero dobbiamo istituzionalizzarlo, cioè renderlo come LEA (livello essenziale di assistenza)”, ha poi concluso.

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