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Covid, scuola: a che punto sono gli studi sui test rapidi salivari

Salute e Benessere
©Getty

Iniziati ad ottobre scorso presso l’Ospedale Spallanzani di Roma, potrebbero essere adatti ai bambini, escludendo il tampone naso-oro-faringeo, anche nell’ambito della riapertura delle scuole. Ma, ad oggi, i test salivari hanno dimostrato di non essere “sufficientemente performanti, poiché hanno una sensibilità inferiore al 20%”, come riferito dagli esperti dell’ospedale romano

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Nell’ambito dei test per rilevare un’eventuale positività al Covid, i test rapidi salivari, ancora in fase di sperimentazione e ad oggi non autorizzati in Italia, vengono eseguiti su un campione di saliva, escludendo così il tampone naso-oro-faringeo e rendendoli adatti per i bambini. Nell’ambito della riapertura delle scuole, si è discusso dell’ipotesi di eseguire test a tappeto sugli studenti, facendo riferimento anche a questa tipologia di tamponi. Ma come e quanto funzionano, nello specifico?

La sperimentazione presso lo Spallanzani di Roma

In un articolo pubblicato dal “Corriere della Sera” si legge come, nel nostro Paese, i tamponi salivari rapidi, siano già stati sottoposti a sperimentazione, nello specifico presso l’Ospedale Spallanzani di Roma, ad ottobre scorso. Nei test eseguiti, i campioni prelevati agli alunni nelle scuole, venivano poi mandati al laboratorio dell’Ospedale San Camillo, con gli esiti che poteva essere a disposizione entro la fine della giornata e, in caso di test positivo al coronavirus, lo stesso campione veniva analizzato allo Spallanzani attraverso un test molecolare. Gli esiti di questa sperimentazione, però, non sono stati totalmente soddisfacenti, tanto da far affermare ai medici del nosocomio romano che i test salivari non “sono sufficientemente performanti poiché hanno una sensibilità inferiore al 20%”. In definitiva, è emerso, i tamponi salivari eseguiti all’interno delle aule scolastiche si sono rivelati poco affidabili e hanno necessitato un’ulteriore analisi in laboratorio attraverso il test molecolare, non consentendo così agli operatori sanitari di poter ottenere una risposta immediata circa la positività al coronavirus.

Il parere del virologo Francesco Broccolo

Secondo il virologo Francesco Broccolo, dell'Università di Milano Bicocca, "ad oggi non esiste un test rapido in grado di utilizzare la saliva". In generale, ha sottolineato l'esperto, la saliva rappresenta un campione biologico particolarmente idoneo alla ricerca del virus, dal momento che non risente della “variabilità del campionamento”. Si raccoglie mediante autocampionamento con spugnette chiamate “salivette” che si masticano e “si raccolgono in un recipiente evitando il fastidioso prelievo e anche il rischio di contagio da parte dell'operatore". Attualmente, però, ha aggiunto Broccolo, "non esiste nessun kit rapido che funzioni bene sulla saliva, mentre la saliva va benissimo per il test molecolare e antigenico in chemioluminescenza fatto in laboratorio”. Ma, ha concluso, “non va bene invece per i test rapidi in loco perché ha un problema di viscosità, è una matrice biologica che andrebbe chiarificata con opportuna strumentazione trasportabile".

I tamponi rapidi e lo screening nelle scuole

Differente, invece, il discorso che riguarda i tamponi rapidi. "Una circolare del Comitato Tecnico Scientifico del 29 settembre scorso prevedeva già la possibilità di farli nelle scuole e, senza dubbio, lo screening con un monitoraggio settimanale permetterebbe di tenere le scuole aperte con tranquillità", ha sottolineato il virologo, secondo cui "il tampone rapido è utile quando si tratta di fare un monitoraggio continuo e servirebbe a identificare i bambini che hanno un'infezione attiva, con un'alta carica virale". I test attualmente disponibili sul mercato per eseguire un programma simile sono gli antigenici rapidi. "Ne esistono di prima, seconda e terza generazione: il Comitato Tecnico Scientifico potrà decidere quali adottare sulla base di tutti i parametri disponibili", ha spiegato Broccolo.

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