Covid-19, rapporto Istat: in un anno arretrata la speranza di vita

Salute e Benessere

Si tratta di un dato emerso dall’ottava edizione del rapporto sul Benessere equo e Sostenibile (Bes), che offre un quadro integrato dei principali fenomeni economici, sociali e ambientali che caratterizzano il nostro Paese, attraverso l’analisi di un ampio set di indicatori suddivisi in 12 domini, tra cui anche la salute

A dieci anni dall’avvio del progetto, l’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) ha presentato l’ottava edizione del rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (Bes), che offre un quadro integrato dei principali fenomeni economici, sociali e ambientali che caratterizzano il nostro Paese, attraverso l’analisi di un ampio set di indicatori suddivisi in 12 domini. Tra questi anche la salute, con focus inevitabile sul Covid-19. Il rapporto, si legge sul portale dell’Istat, sottolinea come il coronavirus abbia “annullato, completamente nel Nord e parzialmente nelle altre aree del Paese, i guadagni in anni di vita attesi maturati nel decennio. È un arretramento che richiederà parecchio tempo per essere pienamente recuperato".

Blangiardo: “Progressi raggiunti in dieci anni, annullati in un solo anno”

Il rapporto dell'Istat sul Benessere Equo e Sostenibile, in particolare, ha rilevato che nel 2010 la speranza di vita alla nascita era pari ad 81,7 anni, nel 2019 pari a 83,2 e nel 2020 questo dato è sceso a 82,3. "Gli indicatori hanno registrato impatti particolarmente violenti su alcuni progressi raggiunti in dieci anni sulla salute, annullati in un solo anno" ha spiegato il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo.

I numeri e le ondate della pandemia in Italia

“Lo scenario di diffusione dell’epidemia Covid-19 nel nostro Paese può essere sintetizzato in tre fasi”, si legge ancora nel rapporto. La prima, compresa nel periodo tra febbraio a fine maggio 2020, quello della cosiddetta “prima ondata”, è stata “caratterizzata per una rapidissima diffusione di contagi e decessi e per una forte concentrazione territoriale, prevalentemente nel Nord del Paese”. Quindi, con l’arrivo della stagione estiva, ovvero da giugno a metà settembre, si è passati ad una cosiddetta “fase di transizione”, nella quale la diffusione dei nuovi casi è stata inizialmente molto contenuta. Poi, alla fine di settembre, si sono identificati focolai sempre più numerosi in tutto il Paese e , sin dalla fine di settembre ecco la “seconda ondata”, con i nuovi casi di contagio che sono nuovamente “aumentati con un ritmo esponenziale in gran parte del Paese e solo da metà novembre si è osservato un calo dell’incidenza”. I decessi, rileva ancora il rapporto, “hanno seguito un andamento analogo ma posticipato di circa due settimane”. Tra il febbraio e il 30 novembre 2020 sono stati diagnosticati dai laboratori di riferimento regionale “un milione e 651 mila 229 casi positivi di Covid-19, riportati al Sistema Nazionale di Sorveglianza Integrata dell’ISS entro il 20 dicembre 2020”, scrive l’Istat. Nello stesso periodo sono stati rilevati 57.647 decessi avvenuti in persone positive al Covid-19, sottolinea ancora il Bes.

Le percentuali dei decessi

Inoltre, sia nella prima sia nella seconda ondata è rimasta praticamente “invariata la percentuale di soggetti deceduti in età inferiore ai 50 anni che si attesta attorno all’1% per entrambi i generi”. La fascia d’età degli over 80 risulta quella con la più alta percentuale di decessi per Covid-19, ovvero il 60% dei decessi complessivi, si legge ancora. La fascia d’età 70-79, invece, ha certificato un quarto dei decessi, mentre quella 60-69 il 10%. Solamente in Lombardia, con oltre 22.500 decessi, si è segnalato il 40% del totale dei decessi per Covid.

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