Ad identificarli sono stati i ricercatori dello University College di Londra in collaborazione con i colleghi dell'università francese di Aix-Marseille e della Open University in Gran Bretagna. Tra questi anche il gene "TBX15”, che contribuisce a disegnare la forma delle labbra. Secondo gli studiosi sarebbe un'eredità risalente a nostri lontani parenti, i denisoviani, vissuti decine di migliaia di anni fa nell'Asia centrale e poi estinti
Perché si ha il naso a punta piuttosto che arrotondato, le labbra carnose o sottili, la mascella squadrata o rotonda? A determinare questi specifici tratti del volto umano sono 32 geni “architetti”, uno dei quali, addirittura, potrebbe derivare da nostri lontani antenati da tempo estinti, i denisoviani, esemplari di ominide vissuti in un periodo compreso tra 70.000 e 40.000 anni fa, in aree popolate principalmente da Sapiens e in parte da Neanderthal. A dimostrarlo, l’analisi del Dna e dei volti di oltre 6.000 persone dell'America latina, condotto dai ricercatori dello University College di Londra in collaborazione con i colleghi dell'università francese di Aix-Marseille e della Open University in Gran Bretagna.
I dati genetici di 6.000 volontari
Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati all’interno della rivista “Science Advances” e che potranno adesso aiutare a comprendere meglio l'evoluzione del corpo umano e a fare luce sull'origine di alcuni difetti congeniti del volto, ha evidenziato come detto 32 geni “architetti”, di cui nove sono del tutto nuovi, mentre gli altri erano da tempo sospettati di svolgere un ruolo determinante nella formazione del volto umano. Il coinvolgimento di questi geni è stato dimostrato confrontando i dati genetici di 6.000 volontari con le caratteristiche dei loro volti, analizzata in foto e misurando 59 parametri differenti, come distanze, angoli e rapporti fra le varie parti anatomiche della faccia. Tra, le varie scoperte effettuate nel corso di questa ricerca, quella che riguarda il gene che determina la forma del naso: si chiama in gergo scientifico “VPS13B”, come si legge in un comunicato apparso sul sito dell’Ucl, presente tra l’altro e con la medesima funzionalità anche nei topi. Segnale, hanno sottolineato i ricercatori, che questa struttura anatomica presenta una base genetica comune condivisa allo stesso modo da mammiferi diversi fra loro.
Il gene “TBX15”
Tra le altre scoperte interessanti, anche quella che riguarda il gene “TBX15”, che contribuisce a disegnare la forma delle labbra. Secondo gli studiosi sarebbe un'eredità risalente proprio ai nostri lontani parenti, i denisoviani, vissuti decine di migliaia di anni fa nell'Asia centrale e poi estinti. Il team di esperti, infatti, ha scoperto che il gene in questione era collegato ai dati genetici trovati della popolazione denisoviana, fornendo un indizio sull'origine del gene. “Altri studi su questa popolazione suggeriscono che si siano incrociati con gli esseri umani moderni, poiché parte del loro Dna vive negli isolani del Pacifico e nelle popolazioni indigene delle Americhe”, hanno spiegato gli esperti. "Per quanto ne sappiamo, questa è la prima volta che la versione di un gene ereditato da antichi umani viene associata a un tratto del volto nell'uomo moderno", ha sottolineato Pierre Faux dell'Università di Aix-Marseille e tra gli autori dello studio. "E' stato possibile perché ci siamo spinti oltre la solita ricerca eurocentrica: gli europei moderni non presentano tracce del Dna dei denisoviani, ma i nativi americani sì", ha detto.