Covid, terminata la revisione scientifica dell’Ema: il vaccino Sputnik chiede l'ok all’Ue

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Si è concluso ieri, 19 gennaio, il processo di “scientific review” riguardante il siero anti-Covid russo, a cui hanno partecipato 20 tra i migliori esperti e scienziati internazionali. Ora, secondo le previsioni, le raccomandazioni basate sui risultati dovrebbero essere inviate al team dello Sputnik V entro 7-10 giorni

I team scientifici del vaccino russo Sputnik V e dell’Agenzia Europea per i Medicinali (Ema) hanno concluso il processo di revisione scientifica, legata al siero anti-Covid, proprio ieri, 19 gennaio. A confermalo, un tweet apparso sulla pagina legata al vaccino sviluppato in Russia, in cui si legge anche che l’RDIF, il fondo per gli investimenti diretti nazionale, ha presentato istanza di registrazione per Sputnik V nell'Unione Europea e prevede che la prima rolling review (una fase di revisione continua che subentra quando un’emergenza sanitaria rende necessari dei processi di verifica più snelli) si terrà a febbraio.

I migliori esperti internazionali

Sulla base di questa revisione, hanno spiegato gli esperti russi, l'Ema deciderà in merito all'autorizzazione dell’uso del vaccino Sputnik V per l'Unione Europea. Alla “scientific review”, è emerso, hanno partecipato oltre 20 tra i migliori esperti e scienziati internazionali e ora, secondo previsioni, le raccomandazioni basate sui risultati dovrebbero essere inviate al team dello Sputnik V entro 7-10 giorni.

Le caratteristiche di Sputnik V

Come funziona il vaccino russo? A spiegarlo erano stati gli stessi ricercatori russi, che a novembre 2020 avevano diffuso i dati legati alla seconda analisi ad interim  riguardanti gli studi clinici. "Il vaccino Sputnik V si basa su una piattaforma vettoriale adenovirale umana ben studiata che si è dimostrata sicura ed efficace, senza effetti collaterali a lungo termine, in più di 250 studi clinici condotti a livello globale negli ultimi due decenni” avevano spiegato gli esperti, considerando che “la storia dell'uso degli adenovirus umani nello sviluppo dei vaccini è iniziata nel 1953” e che “più di 100.000 persone hanno ricevuto farmaci approvati e registrati basati su vettori adenovirali umani". Rispetto agli altri vaccini contro il coronavirus, hanno riferito gli studiosi, "l'unicità del vaccino russo risiede nell'uso di due diversi vettori adenovirali umani che permettono una risposta immunitaria più forte e a più lungo termine rispetto ai vaccini che utilizzano uno stesso vettore per due dosi".

La campagna di vaccinazione in Russia

Intanto proprio la Russia prevede di vaccinare contro il Covid-19 circa 68 milioni di persone: dovrebbe accadere entro giugno prossimo. A dichiararlo il ministro dell'Industria e del Commercio, Denis Manturov, come riportato dall'agenzia Interfax. "Assieme alle case farmaceutiche, abbiamo stilato un piano di previsione per la produzione del vaccino fino a giugno di quest'anno. Esso ci permette di coprire del tutto i bisogni del sistema sanitario", ha spiegato Manturov, secondo cui "questo significa che quasi 70 milioni di dosi dovrebbero essere fornite" in questo periodo "e lo stesso numero di persone dovrebbero essere vaccinate". In particolare, ha precisato, "per essere più precisi, 68 milioni di russi dovrebbero essere vaccinati per allora", ha concluso il ministro, in un'intervista rilasciata a Radio Vesti Fm.

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