Covid-19, Sileri: “Se il 40% della popolazione non si vaccina sarà necessario l’obbligo”
Salute e BenessereLo ha sottolineato il viceministro della Salute, nel corso di un’intervista televisiva. "Non possiamo permetterci che il virus continui a circolare. Se oggi c’è qualche No Vax, qualche persona secondo cui il vaccino non serve dopo 60-70 mila morti, e a mio avviso saranno ancora di più fino a quando si arriverà a una protezione di gregge, mi dispiace per lui", ha aggiunto
"Credo che gli italiani chiederanno il vaccino anti-Covid ma se dopo un anno, un anno e mezzo, scopriamo che meno del 30-40% della popolazione ha fatto il vaccino, una qualche forma di obbligatorietà secondo me sarà necessaria". Questo il parere del viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, intervenuto nel corso della trasmissione televisiva “Agorà”, in onda su Rai 3.
La diffidenza a proposito del vaccino
Sileri ha poi continuato ad affrontare il tema legato al vaccino contro il coronavirus. "Non possiamo permetterci che il virus continui a circolare. Se oggi c’è qualche No Vax, qualche persona secondo cui il vaccino non serve dopo 60-70 mila morti, e a mio avviso saranno ancora di più fino a quando si arriverà a una protezione di gregge, mi dispiace per lui", ha sottolineato ancora. Poi, il viceministro, si è soffermato a commentare il fatto che parte degli italiani, almeno secondo alcuni sondaggi, non avrebbe intenzione di vaccinarsi. Per Sileri, questa diffidenza è anche legata al fatto che "se ne parla male. Se se ne parla con i dubbi, se non vengono usate le parole giuste, questo può far pensare che sia stato fatto male. Bisogna spiegare invece perchè è stato fatto in maniera veloce", ha continuato. E, a proposito della sicurezza dei vaccini stessi, ha spiegato che "la vigilanza che l'Aifa attua, fornisce garanzie serie come per tutti i farmaci disponibili".
Continuare a rispettare le regole
A proposito delle riaperture previste dal Governo, in questo periodo prenatalizio, il viceministro della Saluta si è dichiarato "aperturista, ma con aperture in sicurezza. Però acceleri quando sei su un rettilineo e puoi farlo, rallenti quando hai una curva o uno stop. Il numero dei contagi, il numero dei morti è uno stop. Dopo quindi, ti fermi, prendi fiato, aggiusti quello che devi aggiustare e poi riparti", ha detto ancora nel corso del suo intervento. "E noi andremo avanti così per mesi", almeno fino a quando il vaccino non arriverà, ovvero "i primi di gennaio o il 15 gennaio, non lo so e mi affido a quello che dirà l'Ema”. Ma, nonostante il vaccino, “dovremo continuare a rispettare le regole", ha confermato Sileri, perchè "a gennaio possiamo vaccinare qualcuno ma non potremo vaccinare 60 milioni di italiani". Una parola d’ordine, resta “cautela”, specie nei comportamenti, "perchè pur rispettando le regole, avremo ancora il virus tra noi, e quindi potremo avere aree nelle quali saranno necessarie delle chiusure circoscritte", ha ribadito.
Vaccinazione: “una procedura sicuramente organizzata e accelerata”
Sempre a proposito del piano vaccinale per l’Italia, Sileri ha spiegato che "da scienziato e ricercatore aspetto l'autorizzazione: quando c’è l'autorizzazione e vedo la prima fiala e il bugiardino, quel giorno io saprò che possiamo vaccinare qualcuno, perché non potremo vaccinare 60 milioni di italiani a gennaio”, ha detto. “Sarà una procedura sicuramente organizzata e accelerata, ma non avremo la possibilità di vaccinare" tutti e subito: ciò "significa che con questo virus dovremo ancora convivere". Nell’organizzazione delle vaccinazioni, Sileri ha ribadito la priorità destinata a determinate categorie. "Inizieremo con il personale sanitario, nelle Rsa, con i pazienti più fragili e gli anziani. Ma dobbiamo continuare a convivere con il virus". E, infine, sulle tempistiche legate al piano vaccinale, ha sottolineato di fidarsi “del piano del governo, ma aspettiamo la data dell'autorizzazione. Sono sicuro che l'Ema si pronuncierà entro la fine dell'anno", ha poi concluso.