Coronavirus, Richeldi (Cts) sul Dpcm: “Non c’è un posto sicuro in assoluto”

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Non c’è una singola attività che da sola ha causato un aumento dei casi di Covid-19, per questo ne sono state chiuse molte con l’ultimo decreto. Lo ha spiegato Luca Richeldi del Policlinico Gemelli Irccs di Roma e membro del Cts ad Agorà su Rai 3. "Con questi dati le scuole possono restare aperte" ha aggiunto

Luca Richeldi, il direttore dell'unità di Pneumologia del Policlinico Gemelli Irccs di Roma e componente del Comitato tecnico-scientifico (Cts), durante la trasmissione Agorà, su Rai 3 ha commentato l’ultimo Dpcm firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “Sono state chiuse tante attività – ha detto - perché non ce n’è una singola che traina casi”.

Nessun posto sicuro al 100%

“Non c'è un posto sicuro in assoluto” per quanto riguarda la diffusione del coronavirus, ha aggiunto Richeldi. “La chiusura generalizzata è stata necessaria proprio perché non c'è una singola attività che ora traina i contagi nel nostro Paese, ma tanti ambiti che portano poi il virus in famiglia”. E in famiglia "ci sono persone fragili, che sono quelle che vediamo in ospedale” ha spiegato l’esperto, d’accordo sulla chiusura di tante diverse attività, da palestre a teatri e cinema, decisa con il nuovo Dpcm.

 

Richeldi sulla scuola

“In base ai dati che abbiamo in questo momento possiamo tenere aperte le scuole, naturalmente con tutte le cautele e le attenzioni, come tamponi, quarantene, isolamenti e mascherine" ha commentato il membro del Cts durante Agorà, su Rai 3, sottolineando anche che si partiva da una situazione di svantaggio strutturale:  "Vorrei ricordare che non partivamo da scuole moderne, con aule ampie come in quelle tedesche o svizzere, e questo vale anche per i trasporti. Dobbiamo essere oggettivi e dire che erano già prima aree abbastanza critiche. È stato fatto in pochi mesi un lavoro che è servito, forse non è perfetto, soprattutto rispetto ai trasporti. Però, avendolo riconosciuto come una priorità, credo che tentare di tenerle aperte sia un'operazione che vada fatta". "Siamo il Paese che ha tenuto le scuole chiuse più a lungo. E questo ha consentito di portare il numero dei contagi probabilmente a livelli più bassi in Europa e quindi di ripartire con un certo vantaggio. Inoltre ha dato tempo alla scuola di partire con protocolli validati" ha concluso Richeldi.

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