Adolescenti, dormire poco rallenta lo sviluppo del cervello. Lo studio

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Uno studio dell'Università di Cambridge e della Fudan University di Shanghai, al centro del convegno “Psicofarmacologia clinica nell’età di transizione”, ha rilevato che chi dorme poco presenta connessioni cerebrali più deboli, volumi ridotti e peggiori prestazioni cognitive, con effetti negativi sullo sviluppo

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Il sonno è un alleato fondamentale per il benessere dell’organismo umano. Durante il riposo notturno, il cervello elimina le tossine accumulate, consolida le connessioni neurali e ottimizza quelle non più necessarie, processi che migliorano la memoria, l’apprendimento e le capacità di problem-solving. È stato inoltre dimostrato che un sonno adeguato rafforza il sistema immunitario e contribuisce in modo determinante alla salute mentale. Questo ruolo è ancora più cruciale nell’adolescenza, una fase in cui i ritmi biologici tendono a cambiare, portando i ragazzi ad andare a letto più tardi e a dormire meno. Ma proprio queste abitudini, apparentemente innocue, possono compromettere lo sviluppo del cervello negli adolescenti. A rilevarlo è uno studio dell'Università di Cambridge e della Fudan University di Shanghai, che ha monitorato nei giovani gli effetti di un sonno insufficiente e irregolare.

Lo studio nel dettaglio

Dalla ricerca, pubblicata su Cell Reports, è emerso che chi dorme meno presenta connessioni cerebrali più deboli, volumi cerebrali ridotti e peggiori prestazioni cognitive. Lo studio ha coinvolto oltre 3.200 adolescenti statunitensi, monitorati con dispositivi indossabili per rilevare in modo oggettivo le abitudini di sonno. È emerso che anche lievi differenze nella quantità di riposo (anche solo quindici minuti in più o in meno a notte) sono sufficienti a determinare variazioni significative nello sviluppo cerebrale e nelle capacità cognitive. Chi dormiva di più e andava a letto prima mostrava migliori risultati nei test su memoria, attenzione e problem-solving, oltre a volumi cerebrali maggiori. I ricercatori hanno inoltre osservato che abitudini di sonno più sane erano associate a una migliore salute cardiovascolare durante la notte, mentre chi dormiva poco mostrava frequenti segni di sonno disturbato e battiti cardiaci più elevati.

Iperconnessione e cattive abitudini

Un fenomeno, quello dell’importanza di un sonno adeguato al centro del convegno "Psicofarmacologia clinica nell’età di transizione", in corso a Cagliari e promosso dalla Società italiana di NeuroPsicoFarmacologia insieme alla Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza. Un tema quanto mai attuale se si considera che, troppo spesso iperconnessi, molti ragazzi trascorrono le ore serali sui social media proprio a letto, compromettendo così la durata e la qualità del riposo. "L'obiettivo del convegno è di stimolare la connessione tra specialisti con diversa formazione (farmacologi, neurologi, neuropsichiatri, psichiatri) al fine di creare un sapere condiviso necessario a migliorare l'intervento clinico in una fase delicata come l'adolescenza", hanno riferito i presidenti di Sinpf, Matteo Balestrieri e Claudio Mencacci, e di Sinpia, Elisa Fazzi. Non a caso, la gran parte dei disturbi psichici cronici "ha esordio proprio in questa fascia d'età, spesso anche più precocemente in infanzia e preadolescenza e intervenendo precocemente è possibile migliorare gli esiti futuri”, hanno aggiunto. Commentando i risultati emersi dal nuovo studio, Sara Carucci, direttrice della Clinica di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza della Asl di Cagliari, ha riferito: “Le scansioni cerebrali hanno mostrato che gli adolescenti che rimanevano svegli fino a tardi presentavano connessioni più deboli tra le aree cerebrali chiave. Avevano anche volumi cerebrali più piccoli, soprattutto in aree importanti per la memoria, come l'ippocampo. Tutti elementi che possono spiegare un basso punteggio nei test cognitivi". E questi effetti, non sono temporanei, "ma possono plasmare le traiettorie cognitive”, ha concluso.

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