Lo sostengono i ricercatori dell'Albert Einstein College of Medicine, del Children's Hospital di Montefiore (CHAM) e della Yale University che hanno condotto uno studio, coinvolgendo 60 pazienti adulti e 65 pazienti pediatrici, di età inferiore ai 24 anni, tutti positivi al Covid-19
La resistenza dei bambini nei confronti del nuovo coronavirus sarebbe dettata da un'immunità innata. Lo hanno sottolineato i ricercatori dell'Albert Einstein College of Medicine, del Children's Hospital di Montefiore (CHAM) e della Yale University che hanno condotto uno specifico lavoro di ricerca sul tema, i cui risultati sono stati pubblicati all’interno di un articolo apparso sulla rivista scientifica “Science Translational Medicine”.
I dati emersi dallo studio
Per arrivare a formulare la loro tesi, i ricercatori hanno avviato uno studio che ha coinvolto 60 pazienti adulti positivi al Covid-19 e 65 pazienti pediatrici, ugualmente positivi al virus, di età inferiore ai 24 anni, ricoverati tra il 13 marzo e il 17 maggio 2020 scorsi. Tra i pazienti pediatrici, 20 soffrivano della nuova sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-C). Nel condurre la ricerca, il sangue dei pazienti è stato testato alla ricerca di diversi tipi di cellule immunitarie, risposte anticorpali e proteine infiammatorie, note come citochine, prodotte dalle cellule immunitarie stesse. I risultati hanno segnalato che i bambini con Covid-19 hanno riscontrato un quadro clinico migliore degli adulti. Ventidue adulti (37%) hanno richiesto la ventilazione meccanica rispetto a solo cinque (8%) dei pazienti pediatrici. Inoltre, 17 adulti (28%) sono morti in ospedale rispetto a due (3%) dei pazienti pediatrici. Non si sono verificati decessi, invece, tra i pazienti pediatrici con MIS-C. "I nostri risultati suggeriscono che i bambini con Covid-19 sono più protetti degli adulti perchè la loro immunità innata più forte li protegge contro il Sars-Cov-2", ha detto uno degli autori della ricerca, la dottoressa Betsy Herold.
Le due tipologie di immunità
Gli esperti, proprio dalle pagine del sito web dell'Albert Einstein College of Medicine, hanno spiegato che le persone manifestano due tipi di immunità, una innata e una adattiva. La prima, in cui le cellule immunitarie rispondono rapidamente agli agenti patogeni invasori di tutti i tipi, è decisamente più significativa durante l'infanzia. L'immunità adattativa, invece, è più specifica e presenta anticorpi e cellule immunitarie che prendono di mira virus particolari o altre tipologie di microbi. Rispetto ai pazienti adulti, dunque, i pazienti pediatrici positivi al Covid-19 e coinvolti nello studio, possedevano livelli nettamente più alti di alcune citochine associate alla risposta immunitaria innata. Questo fattore, spiegano i ricercatori, suggerisce che una risposta innata più robusta dei giovani li protegge dallo sviluppo della sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), il segnale distintivo dei casi di Covid-19 gravi e spesso letali.
Il ruolo della citochina “IL-17A”
Nello specifico, è stata individuata una citochina in particolare, nota con il nome scientifico di “IL-17A”, che è stata individuata a livelli molto più elevati nei pazienti pediatrici rispetto agli adulti. "Gli alti livelli di IL-17A che abbiamo riscontrato nei pazienti pediatrici possono essere importanti per proteggerli dalla progressione del Covid-19", ha spiegato Herold. Gli esperti hanno sottolineato come sia stato scoperto che i pazienti pediatrici e quelli adulti affetti da Covid-19 producano anticorpi contro la proteina spike del coronavirus, che il virus utilizza per attaccarsi e infettare le cellule. Questi anticorpi anti-proteina includono anticorpi neutralizzanti, che impediscono al coronavirus di infettare le cellule. I ricercatori hanno scoperto che i livelli di anticorpi neutralizzanti nei pazienti adulti deceduti o che necessitavano di ventilazione meccanica erano piu' alti rispetto a quelli che si erano ripresi e significativamente più alti dei livelli rilevati nei pazienti pediatrici. "Questi risultati suggeriscono che la malattia del Covid-19 più grave osservata negli adulti non è causata da un fallimento della loro immunità adattativa”, ha detto Kevan C. Herold, altro autore dello studio. “Piuttosto, i pazienti adulti rispondono all'infezione da coronavirus con una risposta immunitaria adattativa troppo vigorosa che puo' promuovere l'infiammazione associata all'ARDS", ha aggiunto.