
Covid e smart working, ecco com'è cambiata la pausa pranzo degli italiani
Il coronavirus ha stravolto abitudini e consuetudini anche nel mondo del lavoro. Svolgere la propria attività lontano dall’ufficio sta modificando le pause pranzo delle persone. Nel nostro Paese, secondo un’indagine, per un lavoratore su due il pasto a casa è più complicato e meno vario

Il coronavirus ha cambiato molte abitudini degli italiani. Una di queste riguarda il lavoro, sempre più spesso orientato verso lo smart working. E a sua volta, questa tipologia lavorativa, sta modificando le pause pranzo e le consuetudini alimentari delle persone
Smart working, 77% italiani supportato da datori lavoro
Una ricerca condotta da Praxidia per Elior, ha rivelato che il 50% dei lavoratori dipendenti italiani ritiene che la pausa in smart working sia più complicata da gestire rispetto al pranzo in ufficio
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In particolare, tra gli intervistati che reputano più difficile gestire il break lavorando da casa, il 39% ritiene che sia più complesso mantenere un menu vario e bilanciato
Smart Working, tra rischi e vantaggi
Il 42% delle persone che pensano che che il pranzo in smart working sia più complicato percepisce il momento della pausa come meno rilassante con l'impossibilità di staccare davvero dal lavoro
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Ancora, il 49% degli intervistati che preferivano il pranzo in ufficio denuncia una minore possibilità di fare movimento
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Infine il 30% pensa di avere meno tempo per se stesso
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Per rispondere ai nuovi stili di vita dei lavoratori italiani, secondo l'indagine, la fase di l'acquisto di cibo e bevande per il break nel turno di lavoro tra le mura domestiche dovrebbe essere digitalizzata

Questa esperienza digitalizzata dovrebbe esserlo dal momento della scelta, all'ordine e al pagamento per una più agevole customer experience, semplice da acquistare ma anche da scegliere con una chiara lettura delle ricette, degli ingredienti e dei loro apporti nutrizionali e personalizzata, ovvero garantire flessibilità e rispetto dei diversi regimi dietetici

"L'emergenza sanitaria ha accelerato una crescente flessibilità dei modelli di lavoro”, sottolinea Rosario Ambrosino, Amministratore delegato di Elior . Ecco quindi consegne a domicilio in crescita ma anche una grande voglia di consumi fuori casa, e di convivialità nei pasti

Secondo una ricerca di Coqtail Milano e Augusto Contract condotta su 400 consumatori e oltre 40 imprenditori del Food&Beverage, nei locali largo a digitalizzazione e sensori touchless ma fondamentale è la creazione di garden, dehors per tavoli all'aperto, così come il supporto di web e social, con la possibilità di ordinare online o di mantenere vivo il rapporto con i clienti

In cucina garantire la sicurezza rimane un must, come afferma Davide Oldani, chef e proprietario del ristorante D'O: "Tra le prime aree che abbiamo considerato del D'O c'è stata la cucina. Ho pensato a rifare tutti i pavimenti in resina e ho usato una speciale vernice igienizzante per i tavoli che fa sentire più sicuri anche coloro che devono pulirli dopo l'uso da parte del cliente"

Mentre per Claudio Liu e sua sorella Giulia, proprietari rispettivamente di Iyo e Gong Oriental Attitude a Milano, tra le aree più a rischio restano i servizi igienici: "Abbiamo pensato di destinare del personale soltanto a mantenere igienizzato quello spazio specifico dei nostri due ristoranti in modo da avere una sanificazione completa e continua delle maniglie e delle toilette ogni qualvolta che un cliente le utilizza"