Ama Roma, operatore reintegrato dopo aver subito lancio di gatti morti

Lazio
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Il dipendente Ama che era stato licenziato nonostante la decisione di reintegro del Tribunale di Roma è ancora tenuto lontano dall'azienda. La vicenda è finita in procura, dove i pm ipotizzano che sia stato commesso un "rifiuto di atti d'ufficio"

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"Il capo mi lancia addosso i gattini morti trovati nei rifiuti". Anche se reintegrato l’Ama di Roma non lo fa lavorare e il dipendente viene stalkerizzato. È la storia complessa che vede protagonista l'azienda romana e un suo dipendente che era stato illegittimamente trasferito in un reparto che si occupa di "spazzamento". In realtà, denuncia la vittima, per sei anni non ha svolto alcun lavoro perché sarebbe stato fatto accomodare in uno stanzino. Inoltre il trasferimento era stato sconsigliato dalla Asl che, considerando le problematiche di salute del 36enne, aveva detto di escludere il ragazzo dal turno mattutino e da quello di “seminotte”. Il dipendente non ha mai firmato l’ordine di trasferimento, ritenendolo illegittimo, persuaso che i suoi problemi di salute, sopraggiunti quando un suo superiore lo ha aggredito lanciandogli alcuni gattini morti trovati nei rifiuti, siano ampiamente certificati. La vicenda è anche finita in procura, dove i pm ipotizzano che sia stato commesso un “rifiuto di atti d’ufficio”, ovvero che non siano stati considerati documenti inerenti la possibilità o meno di trasferire quel dipendente.

L’uomo si è rivolto al tribunale civile

Il lavoratore nonostante i numerosi certificati medici inviati per giustificare le sue assenze dal lavoro era stato licenziato e l’Inail gli aveva comunicato “il provvedimento dell’assegno di incollocabilità” e la cancellazione dai registri per l’impiego, come se non fosse idoneo al lavoro. A quel punto l’uomo si è rivolto al tribunale civile per opporsi sia all’ingiusto trasferimento che al successivo licenziamento. Infine è arrivata la sentenza che “dichiara illegittimo il trasferimento” e condanna” l’Ama a “reimmettere immediatamente” il lavoratore nella “precedente sede di servizio presso il cimitero del Verano di Roma”. Quindi, il giorno dopo la sentenza, il ragazzo è andato a lavorare. Ma è stato fatto allontanare. Perché si è creata una situazione paradossale, tra la sentenza del giudice e l’Inail, che lo ha dichiarato non idoneo al lavoro.  

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