Spionaggio, tribunale del Riesame: Biot resta in carcere

Lazio

I giudici hanno respinto l'istanza di scarcerazione avanzata dall'avvocato del militare che aveva chiesto l'annullamento o, in via subordinata, l'attenuazione della misura cautelare

Resta in carcere Walter Biot (CHI E'), il militare di Marina arrestato il 30 marzo scorso per spionaggio. Lo ha deciso il tribunale del Riesame di Roma che ha respinto l'istanza di scarcerazione avanzata dal suo legale. L'avvocato Roberto De Vita, difensore dl militare, aveva chiesto l'annullamento o, in via subordinata, l'attenuazione della misura cautelare. Le motivazioni saranno disponibili nei prossimi 45 giorni.

L'arresto e le accuse

Biot, fermato mentre cedeva alcuni documenti classificati a un funzionario dell'ambasciata russa in cambio di denaro, deve rispondere anche dell'accusa di corruzione in quanto, al momento dello scambio, ricopriva il ruolo di pubblico ufficiale. Il tribunale del Riesame deve ancora sciogliere la riserva sul ricorso presentato dalla difesa del capitano di fregata che ha sollevato anche la questione di giurisdizione tra la Procura militare e quella ordinaria.

Sulle questione della giurisdizione tra Procure si pronuncerà la Cassazione

"La questione della duplicazione dei procedimenti ed oggi delle misure cautelari dovrà essere presto risolta dalla Cassazione, così come la possibilità di potersi difendere conoscendo le prove", ha affermato l'avvocato De Vita. "Per adesso, più che un processo per segreti rivelati è un processo segreto in cui la difesa non può conoscere la base degli atti di accusa", conclude il penalista.

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Disposto il carcere anche dalla Procura militare

La misura cautelare era stata chiesta ed ottenuta anche dalla Procura Militare. Il gip del tribunale militare di Roma ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per Biot. Nei sui confronti i pm militari contestano una serie di fattispecie tra cui rivelazione di segreti militari, procacciamento di notizie segrete e procacciamento e rivelazione di notizie di carattere riservato che prevedono una condanna all'ergastolo. "La misura si inserisce nel contesto – ha spiegato nei giorni scorsi la Procura militare - delle indagini preliminari svolte in coordinamento" con la procura ordinaria "con la quale sono in corso costanti contatti volti al reciproco scambio di informazioni, in vista dell'acquisizione di tutti i dati utili alla completa e rapida definizione dei complessi problemi connessi alla giurisdizione". Tutto ciò, "fermo restando che già al momento, dal punto di vista della Procura militare, sussistono sufficienti elementi per riconoscere la sussistenza dei reati militari sopra indicati, di sicura esclusiva competenza dell'Autorità giudiziaria militare".

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