
Decreto Agosto, Gualtieri: "Nodo licenziamenti sciolto, fatto sintesi"
La proroga della misura introdotta per l’emergenza Coronavirus è uno dei punti del provvedimento, anche se si è discusso a lungo sulla durata del blocco. Un’ipotesi era il 15 ottobre, con i sindacati però in spinta per prorogare fino al 31 dicembre 2020. Lo stop sarà legato alla Cig o agli sgravi. Il ministro dell'Economia garantisce: è stato "chiuso" l'accordo sul testo, il provvedimento il 7 agosto "sarà in Consiglio dei ministri". Ma fonti Iv rivelano: manca intesa su bonus made in Italy

La proroga del blocco dei licenziamenti, introdotto per l'emergenza Coronavirus, è uno dei punti contenuti nella bozza del decreto agosto. Il governo ha discusso a lungo su un’intesa sulla durata dello stop e sulla data in cui farlo finire. Un’ipotesi era il 15 ottobre, con i sindacati che però indicavano la data del 31 dicembre 2020. Nel pomeriggio del 6 agosto è stato trovato l'accordo, come annunciato dal ministro dell'Economia Gualtieri: "Il nodo è stato sciolto, c'è condivisione. Abbiamo fatto una sintesi"
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Gualtieri ha anche detto che il provvedimento il 7 agosto sarà in Consiglio dei ministri. Fonti di Iv, però, fanno sapere che si lavora ancora sulla sintesi migliore per l'accordo sul bonus "Filiera Italiana" per i ristoratori che acquistino prodotti made in Italy al 100%. La ministra Teresa Bellanova sostiene la richiesta di introdurre la misura perché ritiene questo bonus fondamentale per la ristorazione, la filiera agroalimentare e l'occupazione
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Come fine del blocco dei licenziamenti si sarebbe ipotizzato il 15 ottobre, il 31 dicembre o come data intermedia il 30 novembre. Il blocco sarà legato a disponibilità e utilizzo della cig o all'utilizzo delle decontribuzioni legate a chi non prosegue l'utilizzo della Cig, a quanto si apprende da diverse fonti. In sostanza, se le aziende accederanno agli sgravi o useranno la cassa integrazione Covid non potranno licenziare
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Inoltre, secondo quanto emerge sulla norma sulla fiscalità di vantaggio nel Mezzogiorno che dovrebbe entrare nel decreto di agosto, è prevista un'agevolazione del 30% dei complessivi contributi previdenziali per tutte le aziende che operino al Sud, dall'1 ottobre al 31 dicembre 2020. Negli anni successivi, previa autorizzazione della Commissione europea, la decontribuzione sarebbe del 30% fino al 2025, del 20% fino al 2027, del 10% fino al 2029. La misura, secondo le stime, costerebbe circa 1 miliardo nel 2020 e poi 4 miliardi negli anni successivi
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Ad accendere la miccia sono stati i segretari di Cgil, Cisl e Uil - Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri - che hanno minacciato di trasformare in sciopero generale una manifestazione già organizzata per il 18 settembre (due giorni prima delle Regionali) se il governo non stopperà i licenziamenti fino alla fine del 2020
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L'uscita dei sindacati ha messo il dito nella piaga proprio mentre erano in corso riunioni fiume di ministri e maggioranza sul decreto Agosto. Gli alleati si sono trovati divisi fra chi vorrebbe che il blocco venga prolungato solo fino al 15 ottobre e chi invece vuole che duri fino al 31 dicembre

A un certo punto, il 5 agosto è spuntata anche una mediazione: far finire il blocco il 15 ottobre, ma prorogarlo fino al 31 dicembre solo per quelle aziende che stanno utilizzando gli ammortizzatori sociali. Questa versione è comparsa nella bozza del decreto, ma con accanto la nota “nodo politico”

Il blocco dei licenziamenti viene prorogato fino al 31 dicembre, ma “le preclusioni e le sospensioni non si applicano, a partire dal 15 ottobre 2020, ai datori di lavoro che non hanno in corso sospensioni o riduzioni dell'orario di lavoro connesso all'utilizzo di ammortizzatori sociali per far fronte all'emergenza da Covid-19”, si legge nella bozza. Tra le eccezioni, oltre a cessazioni e fallimenti, anche gli accordi sindacali per gli esodi volontari

Il governo ha lavorato a una soluzione che leghi la proroga del blocco dei licenziamenti alla proroga della Cassa integrazione Covid. Leu, ad esempio, ha spinto perché la misura resti fino a quando sarà possibile ricorrere alla cassa integrazione, mentre nella maggioranza c'è chi ha ritenuto che si dovesse legare il termine all'effettivo utilizzo della Cig

Le posizioni dei partiti non sono state unitarie. La segreteria del Pd era per il 31 dicembre, però nel partito si sono registrate sensibilità diverse

Anche il M5S non è stato granitico, anche se la pentastellata ministra del Lavoro Nunzia Catalfo si è schierata per la proroga a fine anno

Più definite le idee in Italia Viva, che ha puntato alla scadenza breve, e in Leu, che invece ha spinto fortemente per quella lunga

Nella discussione è intervenuta anche Confindustria. “Se l'esecutivo intende ancora protrarre il divieto dei licenziamenti, il costo per lo Stato sarà pesante”, ha spiegato. E ancora: “Il divieto per legge assunto in Italia non ha più ragione di essere ora che bisogna progettare la ripresa. Esso infatti impedisce ristrutturazioni d'impresa, investimenti e di conseguenza nuova occupazione. Pietrifica l'intera economia allo stato del lockdown"

Opposta la posizione dei sindacati. Senza proroga a fine anno, il governo “si assumerebbe tutta la responsabilità del rischio di uno scontro sociale”, hanno scritto Landini, Furlan e Bombardieri. "Tutti i licenziamenti vanno bloccati fino a fine anno e i contratti nazionali devono essere rinnovati. Altrimenti per Cgil, Cisl e Uil sarà sciopero generale", ha aggiunto in una intervista a Repubblica il segretario della Cgil