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Pnrr, cosa è il Piano nazionale ripresa e resilienza

Politica
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Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è il programma con cui il governo italiano gestisce i fondi del Next generation Eu, strumento di rilancio lanciato dall’Unione europea dopo il Covid. Il piano, approntato dall’esecutivo Draghi, è stato approvato dalla Commissione Ue nel 2021. Il Pnrr è articolato in sei missioni, che prevedono riforme e investimenti. L’Italia ha a disposizione 191,5 miliardi di euro tra prestiti e sovvenzioni, a cui si sommano i soldi del Fondo complementare e quelli del REACT-EU

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Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (conosciuto anche come Pnrr) è il programma con cui il governo italiano gestisce i fondi del Next generation Eu, lo strumento di rilancio economico pensato e lanciato dall’Unione europea per far ripartire gli Stati membri dopo il tracollo economico causato dalla pandemia di Covid. L’esecutivo all’epoca guidato da Mario Draghi studiò il piano che venne inviato e approvato dalla Commissione europea nel giugno del 2021. Il Pnrr è articolato in sei missioni, ciascuna delle quali è a sua volta organizzata in componenti e misure, che vanno dalle riforme agli investimenti. Tutto è regolato da un calendario di scadenze da rispettare, che hanno una cadenza trimestrale, fino al 2026. In tutto, il piano prevede 358 misure e submisure, con 66 riforme e 292 investimenti.

Le risorse

Ogni passo del Pnrr è affidato a un’organizzazione che ne è titolare (di solito un ministero). Le risorse del Next generation Eu destinate al Pnrr italiano ammontano a 191,5 miliardi di euro. Una cifra che fa dell’Italia il Paese con più fondi a disposizione. Come spiega Open Polis, la maggior parte di questi soldi, 122,6 miliardi, sono prestiti che andranno restituiti all’Ue. I restanti 68,9 miliardi sono sovvenzioni. Alle risorse europee si aggiungono anche 30,62 miliardi dalle casse statali italiane. È il fondo complementare che serve a finanziare ulteriormente alcune misure del Pnrr, ma anche a realizzare nuovi interventi. Il regolamento Ue obbliga i Paesi beneficiari a investire almeno il 37% delle risorse ricevute in misure per l’ambiente e il clima e il 20% per la transizione digitale. Sono ovviamente previsti anche vincoli nel rispetto delle scadenze per non perdere il diritto ai fondi. Il tutto passa da un processo di verifica della Commissione europea. Per gestire l’attuazione del piano, l’Italia, con l’insediamento del governo Meloni, ha introdotto la figura del ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr. 

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Di cosa si occupa

Come spiega il sito del Mise, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede un pacchetto di investimenti e riforme articolato in sei missioni. Le risorse stanziate sono ripartite così: Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura 40,32 miliardi, Rivoluzione verde e transizione ecologica 59,47 miliardi, Infrastrutture per una mobilità sostenibile 25,40 miliardi, Istruzione e ricerca 30,88 miliardi, Inclusione e coesione 19,81 miliardi, Salute 15,63 miliardi. Sommando tutto al Fondo complementare si arriva a 222,1 miliardi di euro. Il NextGeneration UE prevede anche lo strumento del Pacchetto di assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori di Europa (REACT-EU), che garantisce altri 13 miliardi.

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Le sei missioni

Il Piano si articola in sedici Componenti, le quali sono raggruppate in sei Missioni. Come spiega AgendaDigitale, la prima è “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”, costituita da 3 componenti e si pone come obiettivo la modernizzazione digitale delle infrastrutture di comunicazione del Paese, nella Pubblica Amministrazione e nel suo sistema produttivo. Una componente è dedicata ai settori che più caratterizzano l’Italia e ne definiscono l’immagine nel mondo: il turismo e la cultura. 49,86 miliardi – di cui 40,32 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, 8,74 miliardi dal Fondo complementare e 0,80 dal React EU. La seconda è “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, strutturata in 4 componenti ed è volta a realizzare la transizione verde ed ecologica della società e dell’economia italiana coerentemente con il Green Deal europeo: 69,94 miliardi – di cui 59,47 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza,  9,16 miliardi dal Fondo complementare e 1,31 dal React EU. C’è poi la missione “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”: è articolata in 2 componenti e si pone l’obiettivo di rafforzare ed estendere l’alta velocità ferroviaria nazionale e potenziare la rete ferroviaria regionale, con una particolare attenzione al Mezzogiorno: 31,46 miliardi– di cui 25,40 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 6,06 miliardi dal Fondo complementare. La quarta missione è “Istruzione e ricerca”: pone al centro i giovani ed affronta uno dei temi strutturali più importanti per rilanciare la crescita potenziale, la produttività, l’inclusione sociale e la capacità di adattamento alle sfide tecnologiche e ambientali del futuro: 33,81 miliardi di cui 30,88 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, 1 miliardo dal Fondo complementare e 1,93 miliardi dal React EU. C’è poi la missione “Inclusione e coesione”: è suddivisa in 3 componenti e comprende una revisione strutturale delle politiche attive del lavoro, un rafforzamento dei centri per l’impiego e la loro integrazione con i servizi sociali e con la rete degli operatori privati: 29,83 miliardi di cui 19,81 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, 2,77 miliardi dal Fondo complementare e 7,25 miliardi dal React EU. Infine la missione “Salute” si articola in 2 componenti ed è focalizzata su due obiettivi: il rafforzamento della rete territoriale e l’ammodernamento delle dotazioni tecnologiche del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) con il rafforzamento del Fascicolo Sanitario Elettronico e lo sviluppo della telemedicina: 20,23 miliardi di cui 15,63 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, 2,89 miliardo dal Fondo complementare e 1,71 miliardi dal React EU.

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