Sondaggio, riforma della Giustizia: al referendum il 56% voterebbe per il "sì"
Secondo l’ultima rilevazione di YouTrend per Sky TG24, se si andrà al referendum, voterebbe il 48% degli intervistati, mentre un 20% lo farebbe "probabilmente". Gli indecisi sono il 16%, mentre un 9% è certo di non andare a votare. In caso di un eventuale vittoria del "No" al referendum, la popolazione è divisa in due: il 39% sostiene che Meloni dovrebbe restare al suo posto, il 37% che dovrebbe dimettersi
RIFORMA GIUSTIZIA E REFERENDUM
- Il 30 ottobre il Senato ha dato il via libera alla riforma della Giustizia che introduce la separazione delle carriere dei magistrati. Ora la parola passa ai cittadini: sia la maggioranza sia le opposizioni hanno annunciato di voler promuovere un referendum confermativo, che probabilmente si terrà tra marzo e aprile 2026. Al referendum, secondo quanto emerge da un sondaggio YouTrend per Sky TG24, il 56% voterebbe “sì”, mentre il 44% “no”.
IL SONDAGGIO DI LUGLIO
- In grafica, i risultati della rilevazione di luglio: 3 mesi fa i favorevoli erano al 51% mentre i contrari erano al 49%. Ora il “sÌ” si rafforza rispetto a luglio (56%, +5%), mentre il “no” cala (44%, -5%), in uno scenario con affluenza sostanzialmente stabile al 56%.
LE POSIZIONI DEI PARTITI
- In particolare, il cambio di percentuali potrebbe essere dovuto allo spostamento di una quota non irrilevante di elettori M5S sul “Sì” (44% Sì – 56% No), oltre che da una maggiore compattezza del centrodestra sul Sì (90% Sì – 10% No).
FAVOREVOLI O CONTRARI AL CAMBIAMENTO
- Inoltre, la maggioranza relativa è favorevole ai contenuti della riforma della Giustizia: in questo sondaggio i favorevoli sono il 45% (-4 rispetto alla rilevazione di luglio) a fronte del 27% (+1) di contrari, con ben il 28% (+3) di “Non so”.
LE INTENZIONI DI VOTO
- Sicuramente, se si andrà al referendum, voterebbe il 48% degli intervistati, mentre un 20% lo farebbe "probabilmente". Gli indecisi sono il 16%, mentre un 9% è certo di non andare a votare.
L'IMPATTO DEL REFERENDUM SUL GOVERNO
- Riguardo l’impatto che un eventuale vittoria del "No" al referendum potrebbe avere sul governo, la popolazione è divisa in due: il 39% sostiene che Meloni dovrebbe restare al suo posto, il 37% che dovrebbe dimettersi.
QUANTO SONO INFROMATI GLI ITALIANI
- Il 14% degli intervistati si definisce per nulla informato sulla riforma della Giustizia, mentre il 37% è "poco informato", sintomo di un’opinione pubblica ancora abbastanza poco polarizzata sul tema. Il 33% ritiene di essere “abbastanza” informato e solo un 10% dice di esserlo “molto”.
I TEMI
- Ad ogni modo, il 66% degli intervistati sa indicare correttamente uno degli argomenti principali della riforma costituzionale della Giustizia: la separazione delle carriere. Gli altri due temi portanti, la divisione del Csm con sorteggio e l’Alta corte disciplinare, sono meno noti.
ELEMENTI NON PREVISTI
- In grafica, altre percentuali rispetto di cosa sia contenuto, o meno, nella riforma della Giustizia.
LA RIFORMA RISOLVERÀ I PROBLEMI DEL SETTORE?
- Sull'utilità della riforma, e sul fatto che le novità risolveranno effettivamente i problemi della Giustizia italiana, per il 28% degli intervistati questo è sicuramente impossibile. Solo il 5% ha completa fiducia nella riforma.
L'OPERATO DEL GOVERNO
- Tornano a calare i giudizi positivi per il governo guidato da Giorgia Meloni, che scende al 32% (-2%).
INTENZIONI DI VOTO
- Invece, sulle intenzioni di voto, Fratelli d’Italia continua la sua crescita e si porta al 29,4%, vicina alla soglia del 30% che, nei sondaggi YouTrend per Sky TG24, non viene toccata dall’autunno 2023. Cala ancora il Partito Democratico, che torna sotto il 21% (20,6%, -0,5%) e vede riavvicinarsi il Movimento 5 Stelle (13,6%, +0,1%) per la prima volta dalle Europee sotto i sette punti di svantaggio. Nel centrodestra nuovo sorpasso di Forza Italia (9,0%, +1%) sulla Lega (7,7%, -0,6%).
ALTRE INTENZIONI DI VOTO
- Giù anche Alleanza Verdi-Sinistra (6,5%, -1%) che torna sotto i livelli delle Europee. Poi ancora, Azione al 4,5%, (-0,3%) e Italia Viva al 2% (+0,2%).
GLI ALTRI PARTITI
- Mentre +Europa è all’1,6% (+0,1%). Noi Moderati all’1,1% (+0,4%). Altri partiti al 4% (-0,3%), astenuti e indecisi al 38,2% (-2,7%).
FIDUCIA NEI LEADER POLITICI
- Nel dettaglio, per quanto riguarda la fiducia nei leader politici, rispetto alla rilevazione dell’8 settembre, Giorgia Meloni sale al 34% (+1%), poi al 27% Antonio Tajani (-1%); Giuseppe Conte al 26% (-2%) segue Elly Schlein al 25% (-1%). Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è al 63% (-1%).
ALTRI LEADER POLITICI
- Matteo Salvini al 21% (-2%), Nicola Fratoianni al 18% (-1%), Angelo Bonelli al 17% (+1%) come Carlo Calenda (+1%) mentre Matteo Renzi scende al 10% (-2%).
LE REGIONALI CHE CI SONO GIÀ STATE
- Dai primi tre voti d’autunno (Marche, Calabria e Toscana) il centrodestra è uscito rafforzato secondo il 29%, mentre il 15% vede uscire il ‘Campo Largo’ rafforzato. Il 29% indica che nessuna delle due coalizioni esce rinvigorita dalla prima tornata. Da sottolineare che sia l’elettorato di AVS che quello centrista sono piuttosto pessimisti rispetto al rafforzarsi del ‘Campo Largo’: la maggioranza di entrambi i gruppi indica “Nessuna delle due coalizioni” (rispettivamente 58% e 38%) e a seguire “il centrodestra” (22% e 32%).
LE PROSSIME REGIONALI
- Inserendo nell’equazione anche Campania, Puglia e Veneto la situazione si riequilibra parzialmente, con il rafforzamento del Campo Largo che cresce fino al 21%, ma il centrodestra comunque è la coalizione più indicata, al 28%.
NOTA METODOLOGICA
- Sondaggio svolto con metodologia CAWI tra il 30 e il 31 ottobre 2025 su un campione di 800 intervistati rappresentativi della popolazione maggiorenne residente in Italia, indagate per quote di genere ed età incrociate, stratificate per titolo di studio e ripartizione ISTAT di residenza. Il margine d’errore è del +/- 3,5% con un intervallo di confidenza del 95%.