Introduzione
Ormai archiviata la Legge di bilancio e la pausa natalizia, in Parlamento si torna a lavorare sulle riforme: alla Camera dei Deputati la maggioranza è pronta a incassare il primo via libera al testo sulla separazione delle carriere della magistratura. Oggi, 7 gennaio, alle 12 scade il termine per presentare gli emendamenti. Domani l'aula comincerà a discuterli. In ballo c’è il primo dei quattro voti richiesti per portare a casa una riforma di stampo costituzionale. La maggioranza ha tutte le intenzioni di approvarla non più tardi della fine del mese, così da ottenere anche il sì del Senato prima della pausa estiva.
Quello che devi sapere
Iv, Azione e +Europa favorevoli al testo
- Tutto dovrebbe filare liscio, almeno sulla carta e almeno per questo primo voto. I partiti di maggioranza possono infatti contare anche sulla sponda di Italia viva, Azione e Più Europa, da sempre favorevoli al testo.
Per approfondire: Il ddl Nordio è legge, da intercettazioni ad abolizione abuso d'ufficio: ecco cosa prevede
Pd, M5S e Avs sempre contrari
- Non cadono invece le barricate di Pd, MoVimento Cinque Stelle e Avs – Alleanza Verdi Sinistra, che probabilmente ripresenteranno gran parte delle modifiche già proposte in commissione Affari costituzionali. Pochissime sono le chances di farle passare
Cosa prevede la separazione delle carriere
- La riforma della giustizia prevede che le carriere dei magistrati a cui sono demandate le indagini (cioè i pm) siano distinte da quelle di chi deve giudicare. In pratica ciascuno dovrà fare una scelta definitiva di funzione già a inizio carriera, perché poi non potrà più cambiare idea.
- Al momento, anche se nella prassi non si tratta di un'abitudine poi così frequente, i magistrati hanno la possibilità di cambiare ruolo, passando dal ruolo di pm a quello di giudici, ma solo una volta e comunque entro i primi dieci anni di carriera
Stop alle "porte girevoli"
- Niente più "porte girevoli" quindi tra pm e giudici, secondo un'espressione spesso abusata del dibattito passato, vista l'anzianità della battaglia (che però ancora oggi non convince gran parte delle toghe)
Le riforme cardine della legislatura
- A intestarsi la paternità della riforma è Forza Italia, in linea con la distribuzione politica delle riforme cardine della legislatura. La Lega ha l'autonomia differenziata (l'unica arrivata al capolinea, essendo una legge ordinaria, anche se resta pesante l'ombra del referendum). Fratelli d’Italia ha invece quella dell'elezione diretta del premier
Tajani: "Priorità di Forza Italia e di tutta la maggioranza"
- Se sull’elezione del presidente del Consiglio si riscontrano più difficoltà, complici i difficili equilibri che alla "madre di tutte le riforme" vanno garantiti, sulla separazione delle carriere i partiti di governo finora hanno fatto fronte unito. Lo ricorda il leader degli Azzurri, il vicepremier e capo della Farnesina Antonio Tajani. "La riforma della giustizia è la priorità di FI, ma anche degli altri partiti della maggioranza", dice promettendo celerità: "In Parlamento lavoreremo perché il testo possa essere approvato nel più breve tempo possibile"
La responsabilità civile dei magistrati
- Al di là della separazione delle carriere, ci sono altri dossier in tema di giustizia di cui si discute. Tra questi il rilancio della responsabilità civile dei magistrati, questione molto cara alla Lega che si è riproposta subito dopo l'assoluzione di Matteo Salvini al processo per la vicenda Open arms dello scorso 20 dicembre
Pd: "Riforma è un grave errore della maggioranza"
- La responsabilità civile è un tema che potrebbe animare l'elettorato leghista e trovare il sostegno degli alleati, ricompattati di recente anche dallo scontro con la magistratura che ha bocciato i trasferimenti dei migranti verso l'hotspot voluto dal governo Meloni in Albania. Ma proprio quel conflitto è uno dei motivi che spinge il centrosinistra a opporsi più duramente alla riforma: la separazione delle carriere è un altro modo per dichiarare guerra a tutta la magistratura, è la tesi delle opposizioni. Convinte che un disegno di legge costituzionale avrebbe bisogno di un confronto più ampio e accurato del Parlamento, senza pressioni e strumentalizzazioni più contingenti. Non a caso il Pd sentenzia: "Questa riforma è un errore grave della maggioranza".
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