Governo e Parlamento, il calendario dei lavori. Decreti e provvedimenti in agenda

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Introduzione

Chiusa la partita della manovra, il nuovo anno si apre politicamente con una ripresa impegnativa per governo e Parlamento. Giustizia, autonomia e premierato sono le tre riforme su cui la maggioranza spingerà dopo le festività. Ma c’è anche in ballo l'accordo bipartisan per l'elezione dei giudici costituzionali. Ecco il calendario dei lavori.

Quello che devi sapere

La riforma della Giustizia

  • Il primo voto politicamente rilevante ci sarà già l'8 gennaio nell'aula di Montecitorio, chiamata a esprimersi sulle pregiudiziali delle opposizioni contro la riforma della Giustizia, con la separazione delle carriere dei magistrati. Se verrà superato tale scoglio, come è facile prevedere, la Camera dovrà affrontare la votazione degli emendamenti su cui le opposizioni promettono battaglia. La maggioranza è comunque intenzionata ad approvarla entro il mese, per ottenere anche il sì del Senato prima della pausa estiva. Su questo punto della riforma Nordio spingono soprattutto Forza Italia e Lega. Anche parte dell’opposizione ha trovato punti di condivisione.

Per approfondire: Salvini: "Urgente la separazione delle carriere". L'Anm: "Assurdo"

Il premierato

  • Secondo quanto ha affermato Giorgia Meloni ad Atreju, dovrebbe tornare a breve d’attualità anche la riforma del premierato. Per il 9 gennaio è stata fissata la conferenza stampa di fine anno, e molti osservatori si attendono delucidazioni sia sulla tempistica che sui contenuti. Questa riforma non può essere applicata senza la legge elettorale, ma su quest'ultima non ci sono indicazioni che qualcosa si stia muovendo. Il premierato, battaglia politica cara alla premier Meloni, è fermo a Montecitorio dopo il primo via libera del Senato nel giugno scorso. Lo stallo è dato dai nodi irrisolti e da una possibile concomitanza con il referendum sull’autonomia differenziata. Se la Consulta dovesse stopparlo, è possibile che la maggioranza torni a spingere anche su questa riforma

L’autonomia differenziata

  • Giustizia, premierato e autonomia costituivano una sorta di patto di maggioranza. L’autonomia differenziata, ribattezzata “spacca Italia” dall’opposizione, ha subìto una frenata dalla Corte costituzionale. Il 20 gennaio è attesa la decisione sempre da parte dei giudici costituzionali sull’ammissibilità del referendum abrogativo del ddl Calderoli. In ogni caso, che a giugno si voti o no per il referendum, dopo la sentenza dello scorso 14 novembre la portata della differenziazione sarà sgonfiata rispetto alle intenzioni iniziali.

Per approfondire: Autonomia differenziata, cosa dicono le motivazioni della Corte Costituzionale

La nomina dei giudici costituzionali

  • Proprio la scadenza legata alla decisione della Corte costituzionale impone nei primi giorni post-Epifania un impegno del Parlamento che implica un necessario accordo bipartisan. Si tratta della nomina di quattro giudici costituzionali, per eleggere i quali occorre il quorum dei tre quinti, soglia che il centrodestra non raggiunge da solo. La Corte costituzionale ha, dal 21 dicembre, solo 11 dei suoi 15 componenti, il minimo legale per poter deliberare. Di qui l'urgenza della convocazione del Parlamento in seduta congiunta per l'elezione dei quattro giudici

I decreti

  • E questa convocazione non sarà facile innanzitutto per il solito "ingorgo" di decreti. Al netto di quelli già all'esame del Parlamento, ce ne sono altri quattro approvati dal Consiglio dei ministri ma non ancora pubblicati in Gazzetta ufficiale (in attesa della bollinatura della Ragioneria generale dello Stato): il Milleproroghe, il decreto Caivano bis, un nuovo decreto Pnrr e quello sulle armi all'Ucraina. Quello degli armamenti a Kiev è un tema che divide sia le opposizioni (Pd a favore, M5s e Avs contrari) che la maggioranza. Nella Lega si sta infatti cominciando a discutere l'ipotesi di un ordine del giorno che chieda almeno ulteriori caveat per consentire l'invio di armi

La pdl sulla Corte dei Conti

  • La maggioranza si è poi impegnata in una complessa proposta di legge sulla Corte dei Conti, che nelle intenzioni dei proponenti (firmatario è l'attuale ministro Tommaso Foti), vorrebbe velocizzare l'utilizzo concreto dei fondi del Pnrr da parte delle pubbliche amministrazioni. La pdl, criticata dagli stessi magistrati contabili, trasforma la Corte da ente di sorveglianza ad ente di supporto della PA, spingendo anche il Quirinale ad accendere un faro sul testo

Il tema carceri

  • Potrebbe infine arrivare a breve qualche novità in materia detenzione. L'apertura della Porta Santa del Giubileo a Rebibbia da parte di Papa Francesco ha riacceso il dibattito politico sul problema delle carceri. Il vicepremier e leader di FI Antonio Tajani ha invitato ad affrontare il tema, proponendo anche alcune soluzioni e trovando l'apertura al dialogo da parte del Pd. Il ministro Nordio ha avanzato una serie di risposte "operative" che non richiedono nuove leggi ma solo interventi dell'amministrazione penitenziaria. Ad esempio il miglioramento dei protocolli per portare "lo sport e il lavoro nelle carceri" così come esperienze culturali (teatro e attività simili) che coinvolgano i detenuti. Sul tema spinge da tempo anche Forza Italia. Tra le ipotesi, intervenire sulla carcerazione preventiva, pena in comunità per i tossicodipendenti, più giudici di sorveglianza e agenti della Penitenziaria.

Per approfondire: Carceri in Italia, il rapporto su sovraffollamento, minori e suicidi: i dati 2024