Autonomia differenziata, cosa succede ora e che fine faranno i referendum

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Introduzione

Stop della Consulta a sette profili del testo sull'Autonomia: dai Livelli essenziali di prestazione (Lep) alle aliquote sui tributi. La decisione della Corte accoglie parzialmente i ricorsi delle quattro Regioni guidate dal centrosinistra (Campania, Puglia, Sardegna e Toscana) che hanno impugnato la legge Calderoli.

Quello che devi sapere

Cosa ha stabilito la Consulta

  • I giudici hanno ritenuto "non fondata" la questione di costituzionalità dell'intera legge - punto sul quale si focalizzano tutte le reazioni di centrodestra, dove spicca il silenzio di Fratelli d'Italia - considerando invece "illegittime" alcune specifiche disposizioni. Da qui l’invito al Parlamento a "colmare i vuoti" che ne derivano. Esulta, invece, l'opposizione

Per approfondire:

Autonomia differenziata, Consulta: “Illegittime alcune disposizioni”

Le conseguenze della decisione della Corte

  • La decisione della Corte è arrivata al secondo giorno di camera di consiglio, che si è riunito dopo la maxi udienza pubblica di martedì. C'è stata una discussione ampia e articolata e si è arrivati a una piena condivisione che ha portato a un accordo senza spaccature. La sentenza verrà depositata nelle prossime settimane e peserà inevitabilmente anche sui quesiti referendari. Non tanto su quello abrogativo della legge ma sugli altri che la Cassazione stessa potrebbe riformulare oppure dichiarare superati

L’aggiornamento dei Lep

  • Tra i sette profili della legge ritenuti incostituzionali c'è la previsione che sia un decreto del presidente del Consiglio dei ministri a determinare l'aggiornamento dei Lep, cioè i livelli essenziali delle prestazioni: devono essere garantiti in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, perché riguardano servizi essenziali 

La delega legislativa per i Lep sui diritti civili e sociali

  • È stato bocciato anche il conferimento di una delega legislativa all’esecutivo per la determinazione dei Lep sui diritti civili e sociali: le decisioni sostanziali in materia sarebbero state messe "nelle mani del Governo, limitando il ruolo costituzionale del Parlamento"

Aliquote

  • Stop inoltre alla possibilità di modificare, con decreto interministeriale, le aliquote della compartecipazione al gettito dei tributi erariali, prevista per finanziare le funzioni trasferite in caso di scostamento tra il fabbisogno di spesa e l'andamento dello stesso gettito perché "potrebbero essere premiate proprio le regioni inefficienti che – dopo aver ottenuto dallo Stato le risorse finalizzate all’esercizio delle funzioni trasferite – non sono in grado di assicurare con quelle risorse il compiuto adempimento delle stesse funzioni"

Principio di sussidiarietà

  • Ma al di là delle bocciature, comunque importanti, la Corte rimette al centro il principio di sussidiarietà. E sottolinea che la distribuzione delle funzioni legislativa e amministrative tra Stato e Regioni "non" deve "corrispondere all'esigenza di un riparto di poteri tra i diversi segmenti del sistema politico" ma deve avvenire "in funzione del bene comune della società e della tutela dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione". È, dunque, "il principio costituzionale di sussidiarietà che regola la distribuzione delle funzioni tra Stato e regioni". Per questo l'Autonomia "deve essere funzionale a migliorare l'efficienza degli apparati pubblici, ad assicurare una maggiore responsabilità politica e a meglio rispondere alle attese e ai bisogni dei cittadini"

Calderoli: "Nel suo insieme legge conforme alla Costituzione"

  • "Sono esattamente gli obiettivi che vogliamo realizzare e che realizzeremo", osserva il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, sottolineando che la Consulta "ha chiarito in maniera inequivocabile che la legge sull'autonomia differenziata nel suo insieme è conforme alla Costituzione. Su singoli profili della legge attenderemo le motivazioni della sentenza, per valutare gli eventuali correttivi da apportare"

Ainis: "Ora la legge è uno zombie"

  • Secondo Michele Ainis, costituzionalista, "la Consulta ha trasformato la legge Calderoli in uno zombie". Nello specifico: “Questo testo (cioè la legge sull’Autonomia differenziata, ndr) formalmente rimane in vigore ma dopo la sentenza della Corte costituzionale risulta amputato delle sue parti essenziali, senza le quali non può operare. Tanto che sono gli stessi giudici a dire che ora dovrà essere il Parlamento a sanare questa nuova situazione". Per il giurista ci sono due punti in particolare da prendere in considerazione: "L'Autonomia va interpretata alla luce dell'intero sistema costituzionale, dove ci sono una serie di principi che non possono essere violati, come l'unità, l'uguaglianza dei cittadini nell'esercizio dei loro diritti fondamentali, la salute, la scuola e il lavoro"

"Il Parlamento non può essere scavalcato"

  • Inoltre, e questa è la seconda questione, "il Parlamento non può essere scavalcato" con un decreto, che è espressione di un organo che ha una legittimazione di secondo grado: dunque né con i decreti legislativi (decisi nei Consigli dei ministri) né i Dpcm (in questo caso sono atti ancora inferiori perché individuali, emessi dal presidente del Consiglio). Tutto dipende dalla legittimazione dell'organo che produce i provvedimenti. E la legge Calderoli fa determinare alcune decisioni attraverso atti normativi che hanno valore inferiore rispetto a quelli del Parlamento. Per fare un esempio, è come pretendere che il portiere di uno stabile faccia il mestiere che spetta all'amministratore di condominio"

Ceccanti: "I referendum non sono superati"

  • Anche secondo il costituzionalista Stefano Ceccanti, professore ordinario di Diritto pubblico comparato all'università La Sapienza di Roma, la Consulta "scardina non poche di quelle modalità più discusse" della legge sull'Autonomia. Per Ceccanti "ad una prima impressione molto provvisoria i punti più contestati sono stati o direttamente colpiti dalla Corte o indirettamente, in via interpretativa". Si potrebbe quindi pensare che i quesiti dei referendum annunciati per la legge "siano superati e che non si debba votare su di essi. Ma bisogna vedere la sentenza definitiva, in particolare per le parti dove vengono formulate interpretazioni per rendere costituzionale il testo". Inoltre, prosegue il costituzionalista, la preoccupazione della Corte è duplice: "Nel rapporto centro-periferia non si può pesare a trasferimenti in blocco che scardinerebbero l’equilibrio solidale, ma solo mirati. Mentre nel rapporto governo-Parlamento bisogna preservare il secondo evitando che deleghe generiche o fonti secondarie ne svuotino il ruolo"

Per approfondire:

Autonomia differenziata delle Regioni è legge: da Lep a tempi di attuazione, cosa prevede