Nel Giorno del ricordo dei massacri e dell'esodo istriano, la presidente del Consiglio ha partecipato alla cerimonia solenne tenutasi nella frazione di Trieste. "Sono venuta molte volte qui da ragazza quando farlo era essere additati, accusati, isolati. E sono tornata da adulta a celebrare finalmente questo Giorno che spazza via la congiura del silenzio". Il presidente del Senato La Russa: "Il sacrificio dei martiri sia monito per tutti". Polemiche a Milano per la manifestazione di Fratelli d'Italia
Oggi, 10 febbraio, è il Giorno del ricordo dei massacri delle foibe e dell'esodo istriano. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha partecipato alla cerimonia solenne al monumento nazionale della Foiba di Basovizza, per commemorare i fatti del confine orientale negli anni a cavallo del secondo dopoguerra. "Siamo qui a chiedere ancora perdono a nome delle istituzioni di questa Repubblica per il colpevole silenzio che per decenni ha avvolto le vicende del nostro confine orientale e per rendere omaggio a tutti gli istriani i giuliano-dalmati per rimanere italiani decisero di lasciare tutto, case, beni, terreni per restare con l'unica cosa che i comunisti titini non potevano togliere loro e cioè l'identità", ha detto la premier, che durante la celebrazione ha deposto una corona di alloro rimanendo in raccoglimento per qualche minuto.
Meloni: "Questo Giorno spazza via la congiura del silenzio"
"Sono venuta diverse volte nella mia vita qui a Basovizza a rendere omaggio a questo sacrario e ogni volta me ne sono andata con qualcosa di più nel cuore, è un luogo del cuore che dona sempre qualcosa di prezioso, un'immagine, un'emozione e una storia da raccontare", ha aggiunto Meloni. "Sono venuta molte volte qui da ragazza quando farlo era essere additati, accusati, isolati. E sono tornata da adulta a celebrare finalmente quel giorno del ricordo che spazzava via una volta per tutte la congiura del silenzio che per imperdonabili decenni aveva avvolto la tragedia delle foibe e il dramma dell'esodo nell'oblio dell'indifferenza", ha evidenziato la premier. "Torno qui, con qualche ruga in più e con responsabilità sulle spalle che da ragazza non avrei mai immaginato che un giorno avrei avuto - ha infine detto Meloni -. Torno per assumermi un impegno solenne, e cioè fare la mia parte perché venga trasmesso ai nostri figli quel testimone del ricordo che voi con la vostra tenacia e il vostro coraggio, il vostro orgoglio avete consentito che ci venisse consegnato perché i nostri figli a loro volta lo trasmettano ai nostri nipoti affinché la memoria di ciò che è accaduto, in barba a chi avrebbe voluto nasconderlo per sempre, non svanisca invece mai". Alle celebrazioni di Basovizza erano presenti anche il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il ministro per lo Sport Andrea Abodi e il ministro per i Rapporti con il parlamento Luca Ciriani.
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Meloni: "L'Italia onora il vostro sacrificio"
Meloni ha aggiunto: "Uno dei padri della nostra nazione, Giuseppe Mazzini diceva che la patria è la famiglia del cuore allora voi che quella patria avete difeso e costruito siete la nostra famiglia. Siete madri e padri, sorelle e fratelli, nonni, zii, cugini e i vostri ricordi sono i nostri ricordi. Le vostre lacrime sono le nostre lacrime, le vostre storie sono le nostre storie". La premier, dopo aver visitato il centro di documentazione del Monumento nazionale di Basovizza, sull'album delle presenze ha scritto: "Alle vittime delle foibe e agli esuli tutti, italiani due volte, per nascita e per scelta. Grazie. L'Italia onora il vostro sacrificio. Su questa Patria giura e farai giurare che sarete sempre, ovunque e prima di tutto italiani". Sulla revoca dell'onorificenza dell'Ordine al Merito della Repubblica italiana riconosciuta al dittatore Tito, Meloni ha fatto sapere che "è in materia di discussione in parlamento. Io sono ovviamente d'accordo" con la revoca.
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Sangiuliano: "C'è stato un buco nero, una foiba della memoria"
Tanti i politici che hanno commemorato il Giorno del ricordo. "C'è stato un lungo buco nero, quasi un'altra foiba, quella della memoria. In Italia c'era un forte partito comunista e gli infoibatori erano comunisti. C'era quindi un tema ideologico. Siamo usciti da questo oblio con un lungo percorso molto travagliato", ha detto il ministro Sangiuliano al Tg2. Riguardo alla possibilità di realizzare un Museo del ricordo a Roma, ha spiegato: "Il disegno di legge è stato già approvato dal governo, prima firmataria la premier Giorgia Meloni, per raccontare alle giovani generazioni che cosa accadde. Auspico che quando il ddl approderà in Parlamento ci sia la convergenza di tutte le forze politiche". Anche il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci ha commemorato le vittime delle foibe: "Oggi ricordiamo le migliaia di italiani del confine nord-orientale uccisi nel dopoguerra dai partigiani comunisti di Tito e scaraventati nelle foibe. Donne, vecchi, bambini, colpevoli solo di appartenere all'Italia. Chi riuscì a fuggire trovò riparo soprattutto nelle città del Sud, condannato a restare per tutta la vita profugo in Patria". Poi ha aggiunto: "Per oltre mezzo secolo, l'Italia del Centrosinistra e gli storici asserviti hanno vergognosamente negato o taciuto questa tragica pagina della nostra storia. Ed oggi che la verità abbatte il muro dell'omertà, abbiamo tutti il dovere di parlarne ai nostri ragazzi, perché sappiano, perché giudichino. Affinché tutti si lavori per costruire la pace tra i popoli".
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Il ricordo dei presidenti Fontana e La Russa
Sui social ha ricordato le vittime anche il presidente della Camera Lorenzo Fontana: "È fondamentale preservare e tramandare la verità storica delle atrocità commesse dalle milizie di Tito. Onoriamo la memoria delle vittime delle foibe e ricordiamo la tragedia dell'esodo giuliano-dalmata. Una preghiera per chi ha sofferto". Anche il presidente del Senato Ignazio La Russa è intervenuto: "L'eccidio delle foibe e l'esodo degli istriani, fiumani e dalmati hanno rappresentato per oltre cinquant'anni una pagina di storia strappata alla memoria della nazione: una verità volutamente sottaciuta, negata e che ha ulteriormente umiliato quelle popolazioni. La legge che istituì il Giorno del ricordo, che ebbi l'onore di firmare insieme a Roberto Menia, costituì il primo passo affinché questo dramma diventasse parte integrante della coscienza nazionale. Il sacrificio dei martiri, barbaramente trucidati dai comunisti titini per la sola colpa di essere italiani, sia da monito per tutti noi e per le generazioni future". Anche Roberto Calderoli, ministro per gli Affari Regionali e per le Autonomie, è intervenuto: "Per troppo tempo il massacro di quasi 20mila italiani, dalmati e istriani trucidati dai comunisti slavi è stato volutamente oscurato, dimenticato, negato. Per troppo tempo questo genocidio avvenuto a casa nostra è stato nascosto, ignorato. Per questo è una giornata importante, perché oggi, finalmente, in questo Giorno del ricordo, teniamo viva la memoria delle vittime delle foibe - donne, bambini, anziani, sacerdoti e gente comune che i partigiani di Tito infoibavano senza nessuna colpa se non quella di parlare l'italiano - e anche delle decine di migliaia di italiani costretti all'esodo dalle ex province italiane della Venezia Giulia, dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia. Onorare la memoria è un dovere per tutti noi, perché purtroppo ancora oggi questo è un tema che divide e c'è persino chi ancora si ostina, anche tra gli intellettuali e gli storici purtroppo, a negare quel massacro".
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Tajani: "Dimenticare sarebbe grave"
"Non possiamo dimenticare quello successo a cavallo della fine della seconda guerra mondiale e le tante vittime innocenti che hanno pagato soltanto per essere italiane, qualcuno soltanto per essere cristiano", ha detto Tajani. "Dimenticare sarebbe grave. Si è cercato di farlo in passato, fortunatamente non è accaduto. E non devono più accadere le cose che sono successe qui. Dobbiamo guardare al futuro - ha aggiunto - L'insegnamento è il miglior modo per onorare queste vittime innocenti. Quindi serve lavorare sempre per la pace, per costruire la pace. Rendere onore ai caduti però è un dovere: l'ho fatto quando ero presidente del Parlamento europeo, lo faccio oggi come ministro, ma lo faccio soprattutto come italiano. A questi nostri compatrioti dobbiamo rendere onore, ci sono stati tanti carabinieri, finanzieri, guardie di pubblica sicurezza, qui c'è anche una lapide che ricorda un'intera di caserma di finanzieri, che con l'inganno sono stati portati qua buttati nella foiba. È una delle tante storie che dobbiamo ricordare, il loro sacrificio non deve essere vano. Bisogna lavorare perché questo non accada mai più". Anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi è intervenuto in occasione di questa giornata di commemorazione: "Oggi ricordiamo il massacro delle foibe e l'esodo giuliano-dalmata, tragedia troppo a lungo negata e sepolta. Ricordiamo chi fu ucciso, massacrato e cacciato dalla propria terra dai partigiani titini per la sola colpa di essere italiano".
Casellati: orrore da ricordare
Sui social la ministra per le Riforme, Elisabetta Casellati, scrive: "La tragedia delle foibe, che portò a un esodo forzato istriano e giuliano-dalmata, è un orrore che va ricordato. Tra le migliaia di vittime dei campi di prigionia e le persone legate con il fil di ferro, fatte cadere e lasciate morire nelle gole del Carso, c'erano uomini, donne, anziani e bambini, che avevano come unica colpa quella di essere italiani. Una vera pulizia etnica. Un orrore senza fine, che deve essere ricordato e tramandato. Perché la storia è testimonianza che non può essere nascosta e negata, come è stato per le foibe per troppi anni".
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Il ricordo a Milano e le polemiche con Sala
Anche gli esponenti di Fratelli d'Italia hanno commemorato a Milano le vittime delle foibe con la deposizione di una corona davanti al monumento loro dedicato in piazza della Repubblica, un tempo piazza Fiume. "Lo facciamo tutti gli anni - ha spiegato la ministra del Turismo ed esponente del partito Daniela Santanchè -. Il Giorno del ricordo è importante, perché è importante ricordare tutta la storia e, soprattutto, ricordarla alle nuove generazioni". La ministra non ha voluto parlare delle polemiche sulla cerimonia, con il Centrodestra che ieri ha accusato il Comune di limitare in qualche modo le celebrazioni. "Oggi non è il giorno delle polemiche, è la giornata del ricordo. Noi ci siamo, siamo presenti sempre per lo stesso motivo, perché la storia deve essere raccontata tutta e, come abbiamo sentito dalle parole di oggi, è stata per anni dimenticata e negata. Oggi questa parte di storia si racconta e vogliamo si continui a raccontarla perché è giusto che le nuove generazioni conoscano la storia della nostra nazione". Anche il sindaco di Milano Beppe Sala ha ricordato le vittime delle foibe: questo Giorno è "una solennità con cui l'Italia fa i conti con una tragedia a lungo negata. Un momento in cui le istituzioni e ogni parte politica hanno il dovere morale e civile di commemorare il sacrificio di migliaia di italiani e degli esuli dalla Venezia Giulia, dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia, con la stessa unità mostrata nell'approvazione del Giorno del Ricordo o nella costruzione di questo monumento". Sala ha poi definito "gli orrori delle foibe una macchia indelebile della nostra storia". Sulle accuse del Centrodestra: "Io parlo con i referenti della associazioni, che mi pare siano totalmente d'accordo con me. Il resto sono polemiche strumentali. Vorrei solo ricordare che se c'è questo monumento dipende da un sindaco che si chiama Beppe Sala. Gli altri hanno fatto solo chiacchiere. Non parlo degli altri sindaci, ma delle opposizioni e di quelli che oggi si lamentano". Sul Giorno del ricordo è intervenuto anche il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana: "L'unica colpa" delle "vittime innocenti delle foibe" erano quella di "essere italiani". Sono state vittime, ha aggiunto il governatore lombardo, "prima della violenza dai comunisti di Tito e poi del negazionismo ideologico, che per decenni ha negato la verità sulla morte e la tortura di migliaia di italiani, come non fossero mai esistiti. Noi oggi ricordiamo".
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Gualtieri: "Un dovere ricordare come Paese e come Roma"
"Oggi abbiamo deposto una corona nel Giorno del ricordo alla memoria delle vittime delle foibe e per tutti gli esuli istriani, giuliani, dalmati che in momenti drammatici della nostra storia furono uccisi o strappati dalle loro terre e che abbiamo il dovere di ricordare", ha detto il sindaco di Roma Roberto Gualtieri presente alla cerimonia per il ricordo dei martiri delle goibe istriane e dell'esodo delle popolazioni giuliano-dalmate all'Altare della Patria, in piazza Venezia. "Dobbiamo farlo come nazione e come città in cui una ricca comunità giuliano-dalmata vive proprio dopo quelle tragiche vicende - ha aggiunto Gualtieri -. È un altro pezzo di una politica volta a ricordare sempre chi siamo e da dove veniamo perché senza memoria non c'è futuro".
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Mattarella: "Oblio è danno per la coscienza collettiva"
Al Quirinale la cerimonia per celebrare il Giorno del ricordo si è tenuta ieri, 9 febbraio. Nel Salone dei Corazzieri è stato proiettato anche un docu-film in cui una famiglia racconta la storia del nonno Mate Cipčić Bragadin, gettato nella grande foiba di Kevina Jama il 25 settembre del 1943. "Non si cancellano pagine di storia, tragiche e duramente sofferte. I tentativi di oblio, di negazione o di minimizzare sono un affronto alle vittime e alle loro famiglie e un danno inestimabile per la coscienza collettiva di un popolo e di una nazione", ha affermato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. "La memoria della persecuzione e delle tragedie deve produrre anticorpi", deve fare in modo che quel passato resti "irripetibile", affinché "quel nostro muro di Berlino" che "separava in due Gorizia" non si ricostruisca mai più, ha sottolineato il capo dello Stato. Quindi, ha concluso, basta con il "silenzio" e con "l'oblio" su una "ferocia" che "non può essere derubricata" a "vendetta o giustizia sommaria contro i fascisti occupanti".