Autonomia differenziata per le Regioni: cos'è e cosa potrebbe cambiare
È in Senato il progetto di riforma presentato dal ministro Calderoli, che spinge sul percorso di decentramento di diverse competenze, oggi attribuite alla potestà concorrente tra Stato e territorio, come salute, lavoro, ambiente e istruzione. La proposta non piace a molti sindaci, soprattutto del Sud. “L'autonomia differenziata senza finanziare i livelli essenziali delle prestazioni peggiora la situazione attuale”, ha dichiarato il primo cittadino di Bari e presidente Anci Antonio Decaro
- Dopo sei mesi di dibattiti nella Commissione Affari Costituzionali, si avvia la fase iniziale della lettura del disegno di legge in Senato sull’Autonomia differenziata, presentato dal ministro per gli Affari regionali, il leghista Roberto Calderoli: il tema è molto sentito dal Carroccio - che lo ripropone da anni - ma lascia dubbiosi gli altri partiti. Cosa si intende per autonomia differenziata e cosa potrebbe cambiare: il punto
- Il ddl, d'iniziativa governativa e collegato alla Manovra, sull'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario è quindi arrivato all'esame in Aula al Senato. Il provvedimento è stato incardinato il 16 gennaio in Aula nel testo proposto dalla commissione Affari costituzionali dai relatori Costanzo Della Porta (FdI) e Paolo Tosato (Lega). Il voto finale sul provvedimento è previsto entro fine gennaio
- Il terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione, come modificato nel 2001, prevede essenzialmente che una serie di materie, non affidate in via esclusiva allo Stato centrale, possano essere demandate alla competenza di ogni singola Regione a statuto ordinario (tutte, tranne Val d’Aosta, Trentino-Alto Adige, il Friuli-Venezia Giulia, la Sardegna e la Sicilia). La legge che affida le competenze è "approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata"
- Le materie attribuibili alle Regioni sono indicate ai commi 2 e 3 dell’articolo 117 della Costituzione. Si tratta di: organizzazione della giustizia di pace; norme generali sull’istruzione; tutela di ambiente, ecosistema e beni culturali; rapporti internazionali e con l’Ue; commercio estero; tutela e sicurezza del lavoro; professioni; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi; salute; alimentazione; Protezione civile; governo del territorio; porti e aeroporti civili; reti di trasporto e di navigazione
- Le altre materie oggetto di autonomia sono: ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; previdenza complementare e integrativa; finanza pubblica e sistema tributario; promozione e organizzazione di attività culturali; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito; enti di credito fondiario e agrario
- La bozza di riforma presentata in Conferenza Stato-Regioni dal ministro Calderoli prevede che le Regioni potranno poi a loro volta trasferire le funzioni agli enti amministrativi più vicini ai cittadini: Comuni, Città metropolitane e Province. Si parla però anche dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni, punto sul quale si registrano le maggiori divisioni
- Ma cosa sono i Lep? I “Livelli essenziali delle prestazioni”, o Lep, sono gli standard minimi dei servizi che devono essere garantiti in tutte le Regioni e rappresentano una tutela per i “diritti civili e sociali” dei cittadini, come sancito dalla Costituzione. Secondo la proposta di legge, l’entità di questi finanziamenti dovrebbe essere definita prima delle richieste di autonomia, ma lo stesso testo legislativo lascia anche alle Regioni la possibilità di stipulare un’intesa anche senza l’emanazione del decreto del presidente del Consiglio
- Per questo, l'esecutivo deve procedere in modo veloce: il testo prevede che abbia 12 mesi di tempo per determinare i livelli minimi ed essenziali delle prestazioni che dovranno essere rispettati dalle Regioni nella gestione delle loro competenze, in modo da avere una certa uniformità nel Paese in temi cruciali come salute, scuola, ambiente e beni culturali
- A far discutere sono soprattutto i finanziamenti. Il testo legislativo evidenzia come senza intesa sui Lep, si procede secondo il criterio della spesa storica: chi più ha speso negli anni per i servizi corrispondenti alle funzioni, più riceverà. Questa disposizione è al centro delle contestazioni e si parla di “secessione dei ricchi”, visto che così le regioni del Nord risulterebbero enormemente avvantaggiate rispetto a quelle del Sud
- Non mancano i dubbi anche in maggioranza. Forza Italia si dice pronta a "garantire il Sud", mentre Fratelli d’Italia ha proposto due emendamenti con l’obiettivo formale di “evitare disparità di trattamento tra Regioni”, cercando di ottenere un aumento dei fondi per coprire eventuali maggiori oneri legati all’attuazione dei Lep anche per le Regioni che non hanno richiesto l’autonomia differenziata. Modifiche che hanno trovato la benedizione dello stesso Calderoli
- Gli ultimi mesi della riforma Calderoli non sono stati semplici, come dimostrano alcuni episodi, in primis l’addio al comitato per “l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni”, presieduto da Sabino Cassese, di 4 importanti personalità come Giuliano Amato, Franco Gallo, Alessandro Pajno e Franco Bassanini, avvenuto a luglio 2023. A maggio, invece, c’era stato il caricamento su LinkedIn dello studio sulla riforma dell’Autonomia del Servizio bilancio del Senato, che evidenziava le possibili difficoltà delle regioni più povere
- Presentando il provvedimento a Palazzo Madama, Calderoli ha dichiarato: "Io ho cercato di attuare la Costituzione rispetto a quello che c'è e c'era. Quando mi viene detto che il mio è un ddl 'spacca Italia' io dico guardate che l'autonomia differenziata non è nel mio disegno di legge ma è dentro la Costituzione che avete fatto voi"
- "Dicono che voglio incrementare i divari nel Paese, sono 8 mesi che chiedo che mi dicano articolo, comma e riga dove c'è questo peggioramento e incremento dei divari. Io credo di aver preso in mano la questione dei Lep, che nessuno sapeva cosa fossero. Noi li abbiamo definiti in questa legge e nella legge di bilancio: grazie al professor Cassese sappiamo quali delle 23 materie sono riferibili a diritti civili e sociali e quali no e sappiamo per ciascuna il livello essenziale di prestazione per singole funzioni", ha proseguito Calderoli
- Ad essere contrari al provvedimento sono la gran parte dei 160 sindaci che aderiscono alla rete Recovery Sud che hanno manifestato annunciando di essere pronti a un "referendum abrogativo" della riforma Calderoli. Dalla parte dei sindaci si è schierato Antonio Decaro, primo cittadino di Bari e presidente di Anci, che ha dichiarato: "L'autonomia differenziata senza finanziare i livelli essenziali delle prestazioni peggiora la situazione attuale. Perequazione significa dare di più a chi ha più bisogno"